Ucciso materialmente dalla mafia ma altre e più estese le responsabilità
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dei 29 anni dalla strage di via D’ Amelio ha dichiarato: «L’attentato di via D’Amelio, ventinove anni or sono, venne concepito e messo in atto con brutale disumanità. Paolo Borsellino pagò con la vita la propria rettitudine e la coerenza di uomo delle Istituzioni. Con lui morirono gli agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. La memoria di quella strage, che ha segnato così profondamente la storia repubblicana, suscita tuttora una immutata commozione, e insieme rinnova la consapevolezza della necessità dell’impegno comune per sradicare le mafie, per contrastare l’illegalità, per spezzare connivenze e complicità che favoriscono la presenza criminale».
Un messaggio tipicamente “istituzionale” che si ferma alla cronaca e alle responsabilità materiali. Borsellino come Falcone, e tanti altri magistrati, prefetti, uomini delle Forze dell’Ordine, come minimo non hanno ricevuto quella necessaria protezione che non è quella della scorta.
Anche la strage di via D’Amelio rientra nel novero dei tanti misteri irrisolti e che difficilmente si risolveranno.