La cosa buona tour del cantautore romano ha chiuso la rassegna Wow!Fasano, trenta appuntamenti organizzati dall’amministrazione comunale. Per Silvestri, un concerto entusiasmante e (quasi) senza scaletta.

In questa strana estate, quella con le discoteche aperte e poi richiuse e con le sagre e i grandi eventi di piazza annullati, diventano quasi leggendari gli artisti e gli organizzatori che decidono di tenere degli spettacoli, nonostante il surplus di lavoro legato al rispetto delle norme anticontagio. È il caso della rassegna WoW!Fasano, che ieri sera è terminata con il concerto di Daniele Silvestri. “Anche quest’anno, nonostante le difficoltà, siamo riusciti a organizzare Wow!Fasano – ha affermato il sindaco, Francesco Zaccaria – Ben trenta eventi, organizzati in sicurezza, per sostenere un comparto, quello della musica del vivo, che ha particolarmente sofferto a causa del lockdown. Era una scelta doverosa, per ringraziare gli artisti che ci hanno tenuto compagnia durante i mesi della chiusura, ma anche per portare avanti un progetto ormai consolidato che, negli anni, ha visto avvicendarsi sul palco artisti di primaria importanza.”

La chiusura della rassegna è stata l’occasione per assistere dal vivo al concerto di Daniele Silvestri, uno dei cantautori più talentuosi del panorama italiano. “La cosa giusta” è il titolo del tour estivo dell’artista romano perché, come dichiarato da lui stesso annunciando gli spettacoli all’inizio di luglio e ribadito in apertura del concerto fasanese, “Cose che davamo per scontate fino a pochi mesi fa sembrano ora improvvisamente emozionanti (ri)conquiste. E anche la musica dal vivo è tra queste. Ma ritornare sul palco è davvero la cosa giusta da fare, per noi artisti, ma anche per i tanti tecnici che permettono lo svolgimento di questi eventi.”
E quindi, nella bella cornice di una Piazza Ciaia piena di gente, seduta a distanza di sicurezza e con le mascherine, Daniele Silvestri ha dato vita a uno spettacolo piacevole ed emozionante, come quelli a cui il cantautore romano ha abituato i suoi fan. Ad accompagnarlo la sua band storica, sette musicisti eccezionali: Piero Monterisi (batteria), Gabriele Lazzarotti (basso), Gianluca Misiti (tastiere e sintetizzatori), Daniele Fiaschi (chitarre), Marco Santoro (fagotto e tromba), Jose Ramon Caraballo Armas (tromba e percussioni), Duilio Galioto (tastiere).

Il concerto è stato un ritrovare grandi successi e alcune delle canzoni che negli ultimi anni non trovavano spazio nelle scalette “Abbiamo preparato settanta/settantacinque canzoni – ha affermato Silvestri – un po’ perché durante il lockdown avevamo tanto tempo a disposizione, ma soprattutto per avere la possibilità di cambiare la scaletta ad ogni serata” e così, anche il concerto di Fasano è divenuto uno spettacolo unico. Accanto ai brani più famosi, Silvestri ha voluto eseguire anche delle canzoni che neanche i suoi fan più fedeli erano più abituati a sentire nei suoi concerti. Quasi tre ore di musica e puro divertimento, passati con la piacevole sensazione di una serata tra amici. Perché i concerti di Daniele Silvestri sono così: sembra quasi di essere seduti insieme a un vecchio amico che ti racconta – con della buona musica – di viaggi, d’amore, di amenità ma anche di politica e attualità. Una scaletta densa, che però scorre veloce. Più di trenta i brani eseguiti, passando dai grandi classici come “Le cose che abbiamo in comune”, “Sornione”, “La mia casa”, “Strade di Francia”, “A bocca chiusa”, cantata indossando la mascherina, “L’amore non esiste” e l’amatissima “Occhi da orientale”, ma anche alcuni dei brani più impegnati “Il mio nemico”, “Quali alibi”, “L’appello” – con l’immancabile agitare da parte del pubblico dei foglietti rossi a testimonianza di quell’agenda scomparsa dopo la strage di Via D’Amelio, e la riuscitissima versione di “Io non mi sento italiano” di Giorgio Gaber. E, in un fluire di musica e piacevole scorrere del tempo, trovano spazio anche alcuni brani poco o quasi mai eseguiti dal vivo, come “Caro architetto” che, a detta del cantautore era stata preparata per non restare e invece è rimasta in scaletta, ”Domani mi sposo” e “Sì o no, non so”, ma anche “Il dado”, “Una monetina” e “Acqua stagnante”.

“Si vede che noi qui sul palco ci stiamo divertendo un sacco?” chiede Silvestri al suo pubblico, ma la domanda è retorica, perché il loro entusiasmo è tangibile e contagioso. Il pubblico partecipa al concerto, canta, molti urlano il titolo di qualche canzone, non lasciano andare via Daniele e la band, che infatti escono e rientrano per ben due volte. Al primo rientro, spingono ancora l’acceleratore con “Gino e l’alfetta” e “Salirò”: il pubblico è in visibilio, si balla, seduti ma si balla. Le norme – e anche il fatto di essere in una piazza circondata da case, sebbene alcuni residenti paiano ben contenti affacciati al balcone a godersi lo spettacolo – impongono di finire entro mezzanotte, e l’impressione è che Daniele si fermi solo per quello, regalando però ai suoi spettatori la meravigliosa chiusura con “La paranza” e l’immancabile, amatissima, “Testardo”.
Il concerto termina con forti applausi e qualcuno che ancora chiede l’ultima canzone, quella che manca: “Cohiba!” urla più di qualcuno, ignaro del fatto che Silvestri ha dichiarato che tornerà a suonarla quando sarà possibile stare di nuovo vicini, senza distanziamento sociale. Continuano gli applausi, dedicati non solo agli artisti sul palco ma anche a tutte le persone che lavorano dietro le quinte e che rendono possibile tutto questo. Daniele Silvestri li ha ringraziati più volte nel corso della serata e a loro lascia l’ultimo, fragoroso applauso.

L’appuntamento con Wow!Fasano è al prossimo anno, lo ribadisce il sindaco Zaccaria, annunciando che, dopo il successo dei concerti tenuti in piazza e nella splendida cornice del Parco archeologico di Egnazia, l’amministrazione sta valutando l’acquisizione di una cava dismessa da attrezzare come spazio eventi capace di ospitare fino a cinquemila persone.

Questa la scaletta del live:

  1. Questo paese
  2. A bocca chiusa
  3. La cosa giusta
  4. Io fortunatamente
  5. Pochi giorni
  6. Caro architetto
  7. Le cose in comune
  8. Sornione
  9. La mia casa
  10. Quali alibi
  11. Precario è il mondo
  12. Io non mi sento italiano
  13. Mi persi
  14. Banalità
  15. Domani mi sposo / Si, no…non so (comunque ci penso)
  16. Il dado
  17. Strade di Francia
  18. Il mio nemico
  19. Me fece mele a chepa
  20. A me ricordi il mare / Monetine / Acqua stagnante / L’amore non esiste
  21. Le navi
  22. Il secondo da sinistra
  23. L’appello
  24. Occhi da orientale
  25. Voglia di gridare
  26. Gino e l’alfetta
  27. Salirò
  28. La paranza
  29. Testardo

Francesca Perrone

Francesca Perrone

Leccese, laureata in Scienze della Comunicazione, ha conseguito un Master in Marketing & Communication Management. Lavora da molti anni nel campo della comunicazione istituzionale e delle pubbliche relazioni. Dopo undici anni vissuti a Milano, è ritornata in Puglia, a Taranto. Appassionata di film, libri e viaggi, adora camminare, che siano sentieri immersi nella natura, spiagge o strade di città, poco importa.

Di Francesca Perrone

Leccese, laureata in Scienze della Comunicazione, ha conseguito un Master in Marketing & Communication Management. Lavora da molti anni nel campo della comunicazione istituzionale e delle pubbliche relazioni. Dopo undici anni vissuti a Milano, è ritornata in Puglia, a Taranto. Appassionata di film, libri e viaggi, adora camminare, che siano sentieri immersi nella natura, spiagge o strade di città, poco importa.

Lascia un commento