L’umanità non fa schifo
Ieri pensavo a quanto dettomi da un amico la scorsa estate riguardo gli esseri umani, da sempre lo ripugnano, adorando invece solo gli animali, e commuovendosi per le foreste devastate e piangendo per la sofferenza della devastazione della natura, nutrendo quasi un odio per la quasi totalità degli esseri umani. Per più di qualche istante oggi mi sono sentito solidale al suo sentire, quasi a dargli ragione, a volte in gioventù quando prendevo coscienza delle atrocità commesse dal singolo uomo come dal genere umano in generale tendevo a sposare questo sentire, poi guardavo il sorriso di mio fratello, bambino, inchiodato su una sedia a rotelle, che rideva e guardava tutti con benevolenza; succedeva che mi ricredessi, ma ancora oggi mi trovo ad oscillare tra le posizioni a seconda del pensiero su cui mi focalizzo, ma mi basta riportarmi sulle sue emozioni su ciò che lui vedeva da un punto di vista assolutamente privilegiato che è sempre andato veramente oltre, per comprendere che i maestri Buddhisti che inutilmente mi hanno insegnato, sono certamente nella ragione al di là di ogni ragionevole dubbio. Nascere o a loro detta rinascere come essere umano è una gran fortuna, a dispetto di guerre, sofferenze, dipendenze, convenzioni e gabbie sociali. Vediamone sommariamente le motivazioni e il perché sia un gran peccato sprecare questa fortunata opportunità.
Difficile da ottenere
La rinascita umana è difficile da ottenere e facile da perdere. Sebbene la vita sia estremamente preziosa e fragile, la maggior parte delle persone si abbandona alla ricerca del piacere e paradossalmente a quella del dolore, completamente incuranti della loro morte comunque per tutti imminente; si presta poca attenzione all’oppurtunità unica che si è in qualche modo guadagnata o che viene compassionevolmente offerta.

Reami di esistenza o stati di coscienza
Secondo la mitologia Buddhista derivante da quella Indiana il Samsara, l’esistenza ciclica, semplificandola di molto è divisa essenzialmente in sei reami, che qui non assumeremo necessariamente come veri, ma al minimo rappresentanti di un profondo stato psicologico secondo metafora, ciò non toglie che le cose non possano realmente stare così:
1) I reami infernali, dove si viene quasi totalmente sopraffatti dal senso pervasivo di terrore, sempre oppressi e inseguiti da demoni che possono essere reali o semplicemente parti di noi proiettate verso l’esterno. Ciò genera in noi un odio incessante divenendo l’incarnazione dell’ira, una sorta di auto perseguirsi, così si può piombare nell’inferno del gelo, un mondo di ghiaccio interiore, che ci rende aggressivi passivi nel non riconoscere l’altro da noi dentro di noi. Oppure nel calore incessante del desiderio che cerchiamo per sciogliere il ghiaccio, quello che brucia e non concede pace, che lede il corpo profondamente come la mente.
2) Il reame dei preta o spiriti famelici, dove regna costante l’insoddisfazione, la fame insaziabile, ogni cosa è disponibile ma nella realtà non ce ne possiamo nutrire, ogni desiderio soddisfatto non ci rinvigorisce ma ci rende sempre più insaziabili, diventiamo così dipendenti da ciò che sembra sopperire ciò che non possiamo riconoscere ed avere. Nessun cibo ci soddisferà mai.
3) Il reame degli animali, privo di ogni moralità così come di ogni capacità di umorismo, dove ci si sente sempre minacciati da un predatore che non sempre è esterno, una paura non sempre reale ma spesso paranoica e costante, dove tutto diventa una minaccia nel crogiolo dell’ignoranza
4) Il reame umano, caratterizzato dalla Passione così come dal desiderio, che ci porta ad esplorare a godere, ad andare verso vette mai violare costruendo tele d’intrigo verso noi stessi e gli altri che portano inevitabilmente alla sofferenza. Qui abbiamo le capacità mentali ed emozionali per comprendere e praticare però gli insegnamenti di chi è andato veramente oltre questi regni, abbiamo il giusto mix di piacere e sofferenza, di empatia e distacco, di capacità analitica e perseveranza per porre fine alla condizione di sofferenza.
5) Il reame degli Asura, delle semi divinità, del credersi al di sopra e contemporaneamente di non fidarsi, si è estremamente intelligenti molto più che nella condizione umana, ma si è privi della giusta empatia, del sentire che permette la compassione ed il vero balzo verso l’illuminazione, uno spreco di qualità. la gelosia e l’invidia pervade questo stato di essere, ed è talmente accecante da scatenare ire e vendette auto distruttive. Qui l’intrigo, il costruire rapporti a proprio ed esclusivo illusorio vantaggio, a discapito dell’altro non realmente percepito diventa quasi l’unico scopo di una vita che finisce senza vedere arrivare la morte, presi dal senso di grandiosità del proprio illusorio potere.
6) Il reame dei Deva, le divinità quasi immortali o spesso convinte di esserlo, dotate di ampi poteri e capacità, tanto da sviluppare un immenso orgoglio, che porta l’esaltazione del se, un completo assorbirsi in se stessi una sorta di tossicodipendenza accecante dell’ego.
Questi sei reami che esistano o meno nella realtà, possono sicuramente essere visti come stati di coscienza, che spesso si possono presentare nel quotidiano, che diventano patologici nella loro fissità e quantità in cui vengono vissuti. Questi regni sono quindi spazialmente sovrapponibili ma vissuti in modo diverso a seconda della rinascita. Quello umano offre l’unica opportunità di liberazione dalla sofferenza vivendo tutto come è, almeno alla fine di un percorso terapeutico come quello da secoli prospettato nelle pratiche Buddhiste della via stretta (Hinayana) e dalla via larga (Mahayana) e il veloce ma pericoloso Vajarayana (via adamantina nel Mahayana)
Per chi crede che questi reami siano concreti, esistenti come loka, individuando sei dimensioni o classi di esseri sensienti, non v’è altra conclusione che vivendo una vita umana secondo le caratteristiche del reame, si verrà a sostanziare un karma proiettante che farà maturare tutte le esperienze vissute nelle infinite vite possibili, per cui la prossima vita sarà direttamente destinata nel reame affine.
8 libertà e 10 ricchezze
Secondo la filosofia Buddhista una buona rinascita umana, quella che possiede le piene potenzialità per la realizzazione e l’eventuale cessazione della sofferenza legata all’illusoria realtà in cui si crede di vivere (samsara) prevede otto liberà e dieci ricchezze
Come umani, per poter realizzare la Buddhità con la cessazione della sofferenza è necessario essere liberi dalle condizioni fisse negative dei reami infernali, di quelle dei preta, degli animali così come dei deva, dall’essere nato in luoghi barbari e sempre in guerra privi di ogni moralità, di non possedere le qualità fisiche per accedere e praticare gli insegnamenti, di non essere preda di visioni errate spesso scambiate per liberatorie, o essere nato in un tempo e luogo non visitato da essere illuminati e privi del loro insegnamento e di ogni pratica fattibile.
Le dieci ricchezze sono essenzialmente delle grazie maturate, delle estreme fortune, che ci permettono come umani di praticare gli insegnamenti, in primis quella di essere realmente umani e non un pallido riflesso o uno specchio dell’altro privo di reale coscienza e consistenza, quello di essere nati in un luogo permeato dagli insegnamenti, di avere i giusti e funzionanti organi di senso oltre che una salute che ci permetta di utilizzarli, di non commetter o far commettere le cinque azioni negative principali e quelle secondarie come uccidere padre o madre, uccidere un insegnante o un essere realizzato sia fisicamente che metaforicamente, ferire un Tathagata o un maestro realizzato o sulla via della realizzazione, o causare discorda nel Sangha dove si condividono gli insegnamenti e le realizzazioni; avere fede nella pratica e nei suoi ottenimenti, essere rinati durante un periodo non scuro privo di ogni possibilità di liberazione, poter assistere gli insegnamenti e i loro risultati, seguire un sentiero di liberazione come quello del Buddha, ricevere la gentilezza e la compassione degli altri sia spirituale che materiale.

Difficile ? Solo un’anticchia
Certo non è facile fare en plein, ma spesso la presenza di parte delle libertà e delle ricchezze favorisce la maturazione delle altre, anche nelle condizioni più disperare e sfavorevoli. Ci si può realizzare pur essendo ladri, prostitute, truffatori e quant’altro di più becero si possa immaginare, finche ci si rammenta di essere umani e riusciamo a percepire la mano compassionevole che ci è costantemente offerta. Anche nel mezzo di una guerra o di una pandemia, perché proprio lì si realizza la piena potenzialità della compassione come base della fortunata rinascita umana, nel pieno darsi senza svendersi, nel sapere ricevere gioendo nel dare, senza pretendere in modo d’accogliere. Non è detto sia facile, ma non è impossibile, ed è per questo che si dice che spesso come umani facciamo invidia agli angeli caduti, così come a talune divinità piene solo di se stesse, perché possiamo soffrire come gioire, possiamo portare l’altro dentro ed esser con l’altro nell’altro, conservando le nostre piene capacità mentali che ci permettono di estinguere la causa delle sofferenza individuale e collettiva
Compassione
Siamo umani, e ci perdoniamo uno con l’altro ciò che siamo, e ci sorreggiamo tra noi, pur nell’oscurità, nessuno viene escluso da questa rete, è un reale diritto di nascita, occorre però coglierlo, accettarlo, senza il nostro consenso personale ricadremo e permarremo in uno dei reami di coscienza che non ci renderà mai liberi e felici
Distinti Saluti
Sarvamangalam
Una più ampia trattazione, e meno psicologica interpretazione della cosmologia Buddhista è disponibile su wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Cosmologia_buddhista)
Egidio Francesco Cipriano
Counselor – Psicologo – Informatico
Uomo ;-)
Immagini e Foto
Egidio Francesco Cipriano & Lorenzo Di Pierro