Né destra, né sinistra, né centro. L’astensionismo ha il primato elettorale delle elezioni europee in Italia

Potrebbe l’elettore di destra esultare, in cuor suo, per la vittoria di Fratelli d’Italia, con un punteggio che ha superato le nazionali del 2022. Si potrebbe allora anche esultare a sinistra, con il Pd che segue al secondo posto. Un primo bilancio pone le due principali sfidanti, Meloni e Schlein, con appena pochi punti di differenza. Così come, allora, potrebbe esultare l’elettore di Alleanza Verdi e Sinistra, con il raggiungimento della Salis alla carica di europarlamentare. 

Ma un vincitore silenzioso corre per una campagna elettorale duratura, persistente, pericolosa: si chiama astensionismo. La scalata del non voto tocca vette spaventose. Se consideriamo che anche il post pandemia ha fatto la sua parte, la situazione è allora preoccupante. Ben diverso dall’astensionismo costruttivo, da una protesta, poiché quest’ultima sarebbe un’attiva forma di dissenso del cittadino, quindi un coinvolgimento politico. Si tratta di un astensionismo “menefreghista”, noncurante. 

Per quali ipotesi? La prima: i partiti sono tutti uguali sul tema delle guerre e sulla politica internazionale, quindi – risposta del cittadino – non votiamo nessuno di questi, poiché non cambierebbe nulla (anche se il Movimento 5 Stelle e la lista di Santoro sono contrari all’invio delle armi).

La seconda: non ci siamo informati, non sappiamo chi e perché correrà alle elezioni europee, quindi – risponde sempre il cittadino – non facciamo confusione e non votiamo direttamente.

Ancora una terza ipotesi: le elezioni europee sono poco importanti, quindi – pensa sempre l’elettore – do risalto alle nazionali.

Tanto è vero, che i punti percentuali alle amministrative sono superiori rispetto alle europee. Psicologicamente si potrebbe dedurre un maggior coinvolgimento degli elettori per i rappresentanti del proprio territorio. Non dimentichiamo che rafforzare il Parlamento Europeo vuol dire anche rafforzare la propria politica interna. Finché, integrati nell’Unione Europea, saremo parte di quei trattati, molte leggi saranno frutto degli atti legislativi dell’istituzione europea. 

In gioco ci sono anche le politiche su immigrazione, lavoro, tasse, imprese, ecc…

Non solo: i pericolosi conflitti che insistono alle porte del continente, in Ucraina e in Medio Oriente, richiedono una risposta comune. Risposta che, sebbene simile su tutti i partiti (invio della armi o sanzioni), è coordinata a livello europeo. Tante le principali cause di astensionismo. Un elettorato sempre meno coinvolto nelle istituzioni, potrebbe essere lo specchio di una gestione partitica fallimentare. I leader europei hanno evidenziato poca compattezza e leadership, con azioni interventiste isolate (vedi Macron).

Potremmo pertanto esultare, trattare la partita elettorale con un tifo da stadio, commentando solo il risultato ed ignorando il contesto che vi è intorno. Di questo passo, il rischio è che l’astensionismo tocchi vette sempre più alte, sino ad un punto di non ritorno. Quindi è giunta l’ora che la politica sia più concreta e che il cittadino avverta la presenza seria delle istituzioni, e che l’elettore comprenda che il voto è un diritto e un dovere, frutto della Costituzione democratica che tanto rivendichiamo. Sarebbe altrimenti un paradosso, richiamare la Carta costituzionale a intermittenza senza utilizzare l’arma della matita elettorale.

Giuseppe Lamanna

Studente in Scienze Politiche, scrive di politica, cronaca e attualità. Fondatore di un blog, La Voce del Dissenso, e ospite occasionale su RadioVera, una radio locale. Particolarmente attento alle vicende politiche nazionali ed estere, e ai conflitti Israelo-palestinese e Russo-Ucraino.

Di Giuseppe Lamanna

Studente in Scienze Politiche, scrive di politica, cronaca e attualità. Fondatore di un blog, La Voce del Dissenso, e ospite occasionale su RadioVera, una radio locale. Particolarmente attento alle vicende politiche nazionali ed estere, e ai conflitti Israelo-palestinese e Russo-Ucraino.

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