Nei racconti Jataka, che narrano le vite precedenti del Buddha, egli appare in varie forme, tra cui animali e figure umane maschili. Tuttavia, non esistono storie canoniche in cui il Buddha sia rappresentato come una donna umana. Eppure il Buddha non avrebbe mai potuto cercare l’illuminazione se non avesse dentro di se la natura fondamentale della vita, quella di una donna che abbia vissuto, percorso e integrato le vie del Samsara. Si raccontano storie elaborate per spiegare valori che sembrano complessi, Maya ha una vita semplice con valori talmente palesi che spesso sono troppo scontati per essere visti, integrati e compresi.

Maya

Nella valle fertile ai piedi dell’Himalaya, in un piccolo villaggio avvolto dalla nebbia mattutina, viveva una giovane donna di nome Maya. Aveva occhi profondi come laghi d’autunno e mani abili che intrecciavano cesti e cullavano la speranza. Maya era conosciuta per la sua bellezza, ma ancor più per la sua saggezza e la sua gentilezza. Figlia di un umile contadino, aveva sempre avuto un’anima assetata di verità, di comprensione e di risposte che trascendevano i confini della sua vita quotidiana. Maya non cercava il riconoscimento o il potere, ma si dedicava con cuore puro alla cura degli altri, nutrendo un’intensa curiosità spirituale che l’avrebbe condotta ben oltre i confini del suo villaggio.

Un giorno, mentre raccoglieva acqua al fiume, vide un giovane mercante intento a lavarsi il volto con le mani colme d’acqua limpida. Ananda era il suo nome, e quando alzò lo sguardo su di lei, fu come se il tempo si fosse fermato. I loro occhi si incontrarono, e in quell’attimo sospeso, tra lo scorrere dell’acqua e il battito dei cuori, si riconobbero. Non erano semplicemente due cuori che si toccavano, ma due anime che si vedevano al di là di ogni condizione esterna, oltre le apparenze.

Equilibrio

Passarono settimane in cui Ananda trovava sempre una scusa per fermarsi al villaggio più a lungo del previsto. Ogni volta che i suoi affari lo chiamavano altrove, si prometteva di ripartire il giorno seguente, ma il giorno dopo trovava sempre un motivo per restare. La loro relazione si sviluppò come un fiore che sboccia lentamente, nel rispetto reciproco e nella comprensione profonda. Ogni incontro, ogni parola, ogni silenzio insieme, era una danza che intrecciava le loro vite.

“Maya,” le disse un giorno, mentre passeggiavano lungo la riva del fiume, “ti ho cercata in ogni luogo, in ogni volto che ho incontrato nei miei viaggi. Ora che ti ho trovata, non voglio più lasciarti.”

Lei sorrise, abbassando lo sguardo, consapevole della profondità di ciò che stava nascendo. “L’amore è come il loto che cresce nel fango. Non importa quanto le acque siano torbide, il fiore troverà sempre la strada per sbocciare.”

Il loro amore, pur con la sua bellezza, non era privo di prove. Non era solo un legame romantico, ma una continua sfida alla crescita interiore. Maya sapeva che il suo percorso, e quello di Ananda, non si sarebbe risolto nel piacere momentaneo, ma in una ricerca più grande di equilibrio e illuminazione.

Si sposarono in una cerimonia semplice ma carica di significato, dove ogni gesto sembrava un passo più vicino alla comprensione della natura profonda della loro unione. Ma il destino, come sempre, aveva in serbo delle sfide. Le chiamate del commercio per Ananda divennero irresistibili, e un giorno si fece serio, consapevole delle sue responsabilità.

“Devo partire per una lunga spedizione, Maya,” disse, “sarà un viaggio difficile, ma tornerò con ricchezze sufficienti per garantirci un futuro senza preoccupazioni.”

Maya avvertì un’ombra sul cuore, ma annuì, comprendendo il desiderio di Ananda di realizzare il loro sogno comune. “Ti aspetterò. Ma ricorda, le ricchezze non sono oro e spezie, ma il tempo che passiamo insieme.”

L’assenza

I giorni si trasformarono in settimane, poi in mesi. La solitudine di Maya crebbe, e con essa, una trasformazione profonda. Mentre si preparava ad accogliere la nascita di sua figlia Tara, il suo cuore oscillava tra la gioia della maternità e la malinconia dell’assenza di Ananda. Quando finalmente Tara venne al mondo, un amore profondo e puro invase il cuore di Maya, ma anche una dolorosa consapevolezza la colpì: la sua vita stava cambiando, e non sapeva se l’amore che aveva coltivato con Ananda sarebbe mai più stato lo stesso.

Quando un Sadu errante portò la notizia della morte di Ananda, Maya si trovò immersa in una sofferenza che sembrava divorare ogni parte di sé. La sua anima fu morsa dalla disperazione. Ma fu proprio in quel momento che incontrò la vera prova del suo cammino spirituale.

Il dolore e il risveglio

Nei giorni successivi, un’oscurità profonda calò su di lei. Passava ore seduta accanto al fiume, fissando l’acqua scorrere, incapace di sentire altro che il vuoto dentro di sé. Una sera, una voce interruppe i suoi pensieri.

“Sorella, il tuo dolore è grande, ma non sei sola.”

Un’anziano senza casta dai modi pacati e dagli occhi gentili le si avvicinò. “Il dolore è come un fuoco. Se lo lasci bruciare senza controllo, consumerà tutto. Ma se impari a governarlo, la sua luce può illuminarti la strada.”

Maya sollevò gli occhi lucidi. “Ma come si doma il fuoco del cuore?”

“Con la compassione. Non solo per gli altri, ma anche per te stessa.”

Quella notte, Maya rimase sveglia a lungo, cullando Tara e riflettendo sulle parole del suo cauto canuto maestro. L’amore che provava per sua figlia era immenso, più forte di qualsiasi dolore. Comprese che non poteva lasciarsi consumare dalla sofferenza, doveva trasformarla in qualcosa di luminoso.

La compassione come via

Così, il mattino dopo, iniziò a prendersi cura degli orfani del villaggio, insegnando loro a leggere, raccontando storie di saggezza e di speranza. Ogni giorno, il suo cuore si riempiva un po’ di più. Nel dare amore agli altri, trovava la forza per continuare.

Un giorno, mentre aiutava una bambina a intrecciare un cesto, la piccola le disse: “Madre Maya, il tuo cuore è un grande loto. Anche se hai sofferto, il tuo amore ci rende felici.”

Maya sorrise, sentendo per la prima volta dopo tanto tempo un calore sincero nel petto. Forse il dolore non sarebbe mai scomparso del tutto, ma aveva smesso di dominarla.

L’inatteso

Gli anni passarono, e Tara crebbe in una giovane donna forte e compassionevole. Una sera, mentre Maya meditava sotto l’albero vicino al fiume, sentì dei passi avvicinarsi. Alzò lo sguardo e il respiro le si fermò.

Ananda era davanti a lei.

“Maya… sono tornato.”

Era invecchiato, segnato dalla fatica, ma i suoi occhi erano gli stessi di un tempo. Si sedette accanto a lei e le raccontò la sua storia. Era stato ferito e catturato, venduto come schiavo in una terra lontana. Anni di sofferenza lo avevano cambiato, ma non avevano spento il desiderio di tornare.

Maya lo ascoltò in silenzio. Sentiva in sé il turbine di emozioni: rabbia, gioia, dolore, amore. Poi, con un respiro profondo, posò la mano sulla sua.

“Non sei più lo stesso uomo che è partito. Io non sono più la stessa donna che hai lasciato. Ma se il loto può fiorire dopo il fango, allora possiamo trovare una nuova strada insieme.”

Ananda abbassò il capo, sopraffatto dalla gratitudine. Non c’era più solo passione, non c’era più solo dolore. C’era qualcosa di più grande: comprensione, responsabilità e compassione.

E così, sotto la luce della luna, il loto del loro amore sbocciò di nuovo, più forte e più luminoso di prima perché non era solo affar loro, perché mai niente e nessuno sopravvive a se stesso se rimane solo affar suo.

Egidio Francesco Cipriano

Foto di Fonthip Ward da Pixabay

Egidio Francesco Cipriano

Già docente a contratto presso le Università di Teramo e di Chieti, inizia la sua attività lavorativa e di ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie e nello sviluppo di strumenti software intelligenti, diventa Presidente della Società delle Scienze Informatiche e Tecnologiche e si occupa di Cybersecurity, CyberIntelligence e CyberCrime; è autore di diversi testi, quali “Bullismo e Cyberbullismo – Comprendere per Prevenire” per Amazon, Eucip Business & System Analyst per i tipi di Hoepli e altri; ben presto realizza che l’informatica si pone spesso come una riduzione di quello che l’uomo suppone essere la struttura della sua mente. Inizia così i suoi studi negli USA e in Italia, in ambito psicologico della comunicazione, della psicogenealogia di Annè Ancelin Schützenberger e della PNL non trascurando la Psicologia Analitica di C.G. Jung e le Costellazioni Familiari secondo Bert Hellinger. Laureatosi in Psicologia oltre che in Scienze Pedagogiche consegue in seguito tre master universitari di specializzazione in “Mediazione Familiare e negoziazione del conflitto”, “Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione” e “Didattica avanzata”. Si specializza in psico teatro per adulti e bambini ed elabora un sistema di Mindfulness transgenerazionale. Negli anni tra la sua esperienza in New York e quella in Italia pratica e si certifica come facilitatore di Terapia Cranio Sacrale e Traumatic Incident Reduction per il trattamento del PTSD (Post Traumatic Stress Disorder). Si specializza nella rilevazione del Disturbo Narcisistico di Personalità e nel supporto e recovery delle persone codipendenti da narcisisti ("vittime") . Ha ricoperto il ruolo di E-learning Manager presso la ASL di Taranto progettando e gestendo percorsi formativi in ambito sanitario. E' attualmente vicepresidente dell'associazione Aps Art 21 e presiede il comitato tecnico scientifico dell'osservatorio permanente sulla disabilità (Osperdi) occupandosi anche di Assistive Technology come supporto alle persone diversamente abili.

Di Egidio Francesco Cipriano

Già docente a contratto presso le Università di Teramo e di Chieti, inizia la sua attività lavorativa e di ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie e nello sviluppo di strumenti software intelligenti, diventa Presidente della Società delle Scienze Informatiche e Tecnologiche e si occupa di Cybersecurity, CyberIntelligence e CyberCrime; è autore di diversi testi, quali “Bullismo e Cyberbullismo – Comprendere per Prevenire” per Amazon, Eucip Business & System Analyst per i tipi di Hoepli e altri; ben presto realizza che l’informatica si pone spesso come una riduzione di quello che l’uomo suppone essere la struttura della sua mente. Inizia così i suoi studi negli USA e in Italia, in ambito psicologico della comunicazione, della psicogenealogia di Annè Ancelin Schützenberger e della PNL non trascurando la Psicologia Analitica di C.G. Jung e le Costellazioni Familiari secondo Bert Hellinger. Laureatosi in Psicologia oltre che in Scienze Pedagogiche consegue in seguito tre master universitari di specializzazione in “Mediazione Familiare e negoziazione del conflitto”, “Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione” e “Didattica avanzata”. Si specializza in psico teatro per adulti e bambini ed elabora un sistema di Mindfulness transgenerazionale. Negli anni tra la sua esperienza in New York e quella in Italia pratica e si certifica come facilitatore di Terapia Cranio Sacrale e Traumatic Incident Reduction per il trattamento del PTSD (Post Traumatic Stress Disorder). Si specializza nella rilevazione del Disturbo Narcisistico di Personalità e nel supporto e recovery delle persone codipendenti da narcisisti ("vittime") . Ha ricoperto il ruolo di E-learning Manager presso la ASL di Taranto progettando e gestendo percorsi formativi in ambito sanitario. E' attualmente vicepresidente dell'associazione Aps Art 21 e presiede il comitato tecnico scientifico dell'osservatorio permanente sulla disabilità (Osperdi) occupandosi anche di Assistive Technology come supporto alle persone diversamente abili.

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