C’è un tipo di debito che non si misura in denaro, né in tassi d’interesse. Non arriva per posta, non si salda con un bonifico. Eppure, è tra i più diffusi, i più silenziosi, i più pesanti: il debito affettivo. Quello che nasce quando feriamo qualcuno, o quando restiamo impassibili davanti alla sofferenza altrui. Quando omettiamo, tradendo senza volerlo, o quando ci trasciniamo sensi di colpa ereditati da chi è venuto prima di noi.

Alcune tradizioni orientali lo chiamano debito karmico. Una parola antica, che spesso viene fraintesa. Non si tratta di una punizione cosmica, né di una legge mistica che assegna pene o premi dopo la morte. È molto più semplice, e più concreto: è l’eco delle nostre azioni, delle nostre scelte, delle nostre omissioni. È la memoria dell’invisibile, che ci attraversa e spesso ci guida senza che ce ne rendiamo conto.

La legge del karma spiegata con la psicologia

Nella visione buddhista piú semplice, il karma è una legge naturale di causa ed effetto: ogni azione, ogni pensiero, ogni intenzione genera una traccia, che prima o poi darà frutto. Non in termini magici, ma esperienziali. È come gettare un sasso in uno stagno: le onde si propagano, toccano le rive, ritornano. E noi, in qualche modo, ne sentiamo l’effetto.

Tradotto in termini psicologici, questo significa che ogni gesto, ogni scelta non neutra, ha un impatto sulla nostra psiche e su quella degli altri. Non esiste un “fuori” dal sistema delle relazioni: siamo tutti parte di reti affettive, familiari, culturali. E ogni nodo di quella rete, se teso o spezzato, può generare sofferenza.

Il debito karmico, allora, può essere letto come un carico emotivo o relazionale non risolto. Qualcosa che ci spinge a compensare, a espiare, a ripetere.

La psiche che paga ciò che non ha contratto

C’è chi vive la propria vita come se dovesse risarcire un torto antico. Una donna che sabota ogni relazione perché si sente “indegna” d’amore. Un uomo che rifiuta ogni forma di successo, come se una voce interna gli ricordasse che “non ha diritto” alla felicità. Spesso, dietro queste dinamiche, non c’è solo il vissuto personale, ma una catena di eventi e di memorie familiari non elaborate.

La psicologia sistemica parla di lealtà invisibili: fedeltà profonde, inconsce, che ci portano a portare il peso di chi ci ha preceduti. Nelle costellazioni familiari emerge con chiarezza: figli che vivono vite infelici per “restare fedeli” alla sofferenza di un genitore. Nipoti che ripetono storie di abbandono, come se la famiglia avesse inciso un copione nella carne.

In questo senso, il debito karmico è anche un debito intergenerazionale. E la sua moneta è spesso il senso di colpa, l’autosabotaggio, l’infelicità reiterata.

Non è destino: è responsabilità presente

Ma se il karma fosse solo una legge di condanna, non avrebbe senso parlarne in chiave psicologica. In realtà, è proprio nella possibilità di trasformazione che risiede la sua forza. Non siamo condannati a ripetere. Possiamo scegliere. Possiamo agire in modo diverso. Possiamo riconoscere ciò che è accaduto, chiedere scusa, cambiare prospettiva, imparare ad amare meglio.

Riparare, nel linguaggio della psiche, non significa annullare ciò che è stato. Significa restituire significato. Dare forma al dolore. Offrire un gesto nuovo dove prima c’era solo ferita.

Un paziente una volta mi disse: “Non posso cambiare quello che ho fatto a mia sorella. Ma posso educare mio figlio con quella tenerezza che allora non avevo”. Questo è un atto karmico, nella sua forma più alta. Un’eredità che cambia direzione.

Gli strumenti della trasformazione

Non esiste una formula unica per “estinguere” il debito affettivo. Ma ci sono vie che aiutano a trasformarlo:

  • Il perdono consapevole, inteso non come atto religioso ma come liberazione del proprio cuore dalla prigione del rancore.
  • Il sostegno psicologico, che permette di portare alla luce ciò che agisce nell’ombra e di rinegoziare i propri copioni interni.
  • Le costellazioni familiari, che offrono uno spazio simbolico per riconoscere, onorare, sciogliere i legami inconsci di sofferenza.
  • La mindfulness, come pratica di attenzione presente, che permette di interrompere le reazioni automatiche e riconnettersi a un sé più libero.
  • La gentilezza attiva, come forma di riscatto concreto: ogni volta che compiamo un gesto di cura, stiamo riscrivendo la nostra storia.
  • e molto altro…

E le neuroscienze?

Anche la scienza, oggi, ci offre sponde sorprendenti. Gli studi sull’epigenetica condotti da Rachel Yehuda dimostrano che i traumi possono essere trasmessi da una generazione all’altra, modificando l’espressione dei geni. Ma suggeriscono anche che esperienze positive e ambienti affettivi sicuri possono “riparare” questi effetti.

Gabor Maté, medico e terapeuta, parla di malattie croniche come possibili espressioni di un dolore emozionale non esposto al mondo. E sostiene che la guarigione comincia quando smettiamo di giudicare e iniziamo a comprendere la nostra storia.

Albert Bandura, con il suo concetto di “autoefficacia”, ci ricorda che sentirsi in grado di agire sulla propria vita è il primo passo verso la trasformazione. E studi recenti sull’empatia mostrano come atti di altruismo reale, anche piccoli, abbiano effetti positivi misurabili sul sistema immunitario e sul benessere psicologico.

Una condanna?

Il debito karmico non è una condanna mistica. È una metafora potente per parlare di tutto ciò che, nella nostra vita, resta in sospeso. Di tutto ciò che chiede attenzione, cura, responsabilità.

Non si tratta di “credere” nel karma. Si tratta di osservare con onestà ciò che accade quando non ascoltiamo il dolore – nostro o altrui – e cosa accade invece quando decidiamo di prendercene cura.

In un mondo che corre, a volte riparare è il gesto più rivoluzionario.

Egidio Francesco Cipriano

fotografia Egidio Francesco Cipriano

Egidio Francesco Cipriano

Già docente a contratto presso le Università di Teramo e di Chieti, inizia la sua attività lavorativa e di ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie e nello sviluppo di strumenti software intelligenti, diventa Presidente della Società delle Scienze Informatiche e Tecnologiche e si occupa di Cybersecurity, CyberIntelligence e CyberCrime; è autore di diversi testi, quali “Bullismo e Cyberbullismo – Comprendere per Prevenire” per Amazon, Eucip Business & System Analyst per i tipi di Hoepli e altri; ben presto realizza che l’informatica si pone spesso come una riduzione di quello che l’uomo suppone essere la struttura della sua mente. Inizia così i suoi studi negli USA e in Italia, in ambito psicologico della comunicazione, della psicogenealogia di Annè Ancelin Schützenberger e della PNL non trascurando la Psicologia Analitica di C.G. Jung e le Costellazioni Familiari secondo Bert Hellinger. Laureatosi in Psicologia oltre che in Scienze Pedagogiche consegue in seguito tre master universitari di specializzazione in “Mediazione Familiare e negoziazione del conflitto”, “Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione” e “Didattica avanzata”. Si specializza in psico teatro per adulti e bambini ed elabora un sistema di Mindfulness transgenerazionale. Negli anni tra la sua esperienza in New York e quella in Italia pratica e si certifica come facilitatore di Terapia Cranio Sacrale e Traumatic Incident Reduction per il trattamento del PTSD (Post Traumatic Stress Disorder). Si specializza nella rilevazione del Disturbo Narcisistico di Personalità e nel supporto e recovery delle persone codipendenti da narcisisti ("vittime") . Ha ricoperto il ruolo di E-learning Manager presso la ASL di Taranto progettando e gestendo percorsi formativi in ambito sanitario. E' attualmente vicepresidente dell'associazione Aps Art 21 e presiede il comitato tecnico scientifico dell'osservatorio permanente sulla disabilità (Osperdi) occupandosi anche di Assistive Technology come supporto alle persone diversamente abili.

Di Egidio Francesco Cipriano

Già docente a contratto presso le Università di Teramo e di Chieti, inizia la sua attività lavorativa e di ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie e nello sviluppo di strumenti software intelligenti, diventa Presidente della Società delle Scienze Informatiche e Tecnologiche e si occupa di Cybersecurity, CyberIntelligence e CyberCrime; è autore di diversi testi, quali “Bullismo e Cyberbullismo – Comprendere per Prevenire” per Amazon, Eucip Business & System Analyst per i tipi di Hoepli e altri; ben presto realizza che l’informatica si pone spesso come una riduzione di quello che l’uomo suppone essere la struttura della sua mente. Inizia così i suoi studi negli USA e in Italia, in ambito psicologico della comunicazione, della psicogenealogia di Annè Ancelin Schützenberger e della PNL non trascurando la Psicologia Analitica di C.G. Jung e le Costellazioni Familiari secondo Bert Hellinger. Laureatosi in Psicologia oltre che in Scienze Pedagogiche consegue in seguito tre master universitari di specializzazione in “Mediazione Familiare e negoziazione del conflitto”, “Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione” e “Didattica avanzata”. Si specializza in psico teatro per adulti e bambini ed elabora un sistema di Mindfulness transgenerazionale. Negli anni tra la sua esperienza in New York e quella in Italia pratica e si certifica come facilitatore di Terapia Cranio Sacrale e Traumatic Incident Reduction per il trattamento del PTSD (Post Traumatic Stress Disorder). Si specializza nella rilevazione del Disturbo Narcisistico di Personalità e nel supporto e recovery delle persone codipendenti da narcisisti ("vittime") . Ha ricoperto il ruolo di E-learning Manager presso la ASL di Taranto progettando e gestendo percorsi formativi in ambito sanitario. E' attualmente vicepresidente dell'associazione Aps Art 21 e presiede il comitato tecnico scientifico dell'osservatorio permanente sulla disabilità (Osperdi) occupandosi anche di Assistive Technology come supporto alle persone diversamente abili.

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