
Va bene così
«Non lo guardare. Non lo guardare. Non lo guardare.»
Ma poi lo guardi. Vai a spiare nei suoi stati, nelle sue storie , nei suoi post. E ti senti subito piccola. Come una casa senza porte, spalancata al vento.
Chiara è davanti allo specchio. Le mani sul lavandino. Il viso segnato da troppe notti in bianco. Non si trucca da giorni, o forse settimane. Ha smesso di contare. Lo specchio riflette qualcosa che somiglia a una donna, ma non lo è del tutto. È una soglia. È un passaggio. È un corpo in attesa di rinascita.Si dice che il tempo guarisca. Ma il tempo, da solo, è cieco. Occorre scegliere. Decidere. Prendere per mano se stessi e dire: “È finita“. Non quando l’altro sparisce. Non quando ti cancella. Ma quando tu smetti di aspettare. Quando, pur tremando, chiudi la finestra da cui lo spiavi. Quando dici: “Basta.” E ti credi.Chiara ha amato quell’uomo come si ama una possibilità, non una realtà. L’ha amato nei vuoti, nei ritorni improvvisi, nei messaggi senza risposta e nelle promesse mai mantenute. L’ha amato come si ama ciò che non si ha mai davvero: con fame. Con rabbia. Con dipendenza. Ma ora è stanca. Non lo dirà a nessuno. Non pubblicherà frasi criptiche. Non scriverà post struggenti. Si limiterà a smettere. A smettere di cercarlo negli altri. A smettere di ascoltare le amiche che le dicono: “Ma hai visto cosa ha messo?” A smettere di aspettare che lui capisca, che lui torni, che lui chieda scusa.Ha capito che aspettare un altro è un modo sottile per non incontrare se stessa. E Chiara ha voglia di rinascere. Senza fretta. Ma con decisione.
A pochi chilometri da lì, Anna chiude il libro che sta leggendo. Sorseggia un tè, mentre fuori piove piano. Il silenzio le piace. È un silenzio pieno, non vuoto. È il silenzio di chi ha detto addio per amore, non per rancore.Marco era arrivato come un temporale d’estate. Vent’anni più giovane. Un’anima limpida, eppure ancora troppo giovane per sostenere la profondità del legame che si era creato. Anna, all’inizio, si era sentita viva. Desiderata. Sorprendentemente felice. Poi era arrivata la consapevolezza. Un giorno l’ha guardato dormire e ha pensato: “Non è mio. È del futuro.” «Io ti amo, Marco. Ma proprio per questo, devo lasciarti andare. Non voglio essere la tua isola, quando ancora puoi navigare il mondo.» Glielo ha detto con dolcezza. Con le lacrime agli occhi. Lui ha provato a convincerla. Ha scritto lettere. Ha citato poesie. Ha detto che l’amore non ha età. Ma Anna non ha ceduto. Perché amare, a volte, significa disincantarsi. Non dal sentimento, ma dall’egoismo che trattiene. Lo ha bloccato. Non per punizione, ma per protezione. Di lui, di sé, del tempo. Gli ha lasciato una lettera scritta a mano: “Torna da me solo quando sarai diventato un uomo che non ha bisogno di me. Allora potremo guardarci da pari. ”Da allora sono passati mesi. Ogni tanto lo sogna. Ma non lo cerca. Sa che se fosse destino, troverebbe la strada. Ma se non lo è, allora lei ha compiuto il gesto più sacro: lasciarlo libero di crescere.
Rimanete sul vostro sentiero
La tentazione di spiare è umana. Vogliamo sapere se l’altro soffre, se ci pensa, se ride mentre noi piangiamo. Ma è una trappola. Ogni sguardo rubato è un passo indietro nella guarigione. Ogni volta che aprite il suo profilo, vi allontanate da voi. Ogni parola ascoltata da altri vi avvelena. Ogni immagine che cercate è un tentativo di restare in qualcosa che non c’è più. Che la vostra storia sia stata bellissima o tossica, clandestina o ufficiale, lunga o breve… è vostra. E quando decidete che è finita, fatelo con dignità. Disconnettete. Tagliate il filo. Non ascoltate le voci esterne. Fate silenzio e ascoltate voi stesse. Se era amore, rimarrà in qualche forma. Ma se non ci sono le condizioni per viverlo, lasciatelo andare. Non si vive in una casa che non ha più porte. Non si ama in una gabbia. E se era veleno, non rincorretelo. All’inizio lo cercherete. Vi mancherà come mancano le abitudini, anche quelle che fanno male. Ma se smettete di spiare, giorno dopo giorno il veleno si dissolverà. Fino a quando vi accorgerete che potete respirare. Che potete ridere. Che siete vive. E che finalmente state camminando verso voi stesse.
Egidio Francesco Cipriano
Foto di Gerd Altmann da Pixabay