
Avevo quattro, forse cinque anni. Mia madre lavorava nella sua merceria profumeria in via Liguria, una strada di quelle che odorano ancora di infanzia, tra il gelsomino dell’estate e l’aria densa delle vie di città pervasa dall’odore di caffè e da cornetti alla marmellata. Mentre lei sistemava flaconi eleganti, io ero attratto da qualcosa di molto meno sofisticato, ma infinitamente più potente: l’edicola accanto. Un regno fatto di colori, parole e creature fantastiche.
Non sapevo ancora leggere, ma i fumetti Marvel mi chiamavano come sirene di carta, erano i fogli dell’editoriale Corno che riportavo le fantasie di Stan Lee e Jack Kirby. Aprivo gli albi con quella fame che solo i bambini sognanti conoscono, seguivo con le dita i baloon come se potessi decifrarli a forza di immaginazione. E forse, in fondo, li capivo anche senza leggerli. Perché le emozioni erano tutte lì: la rabbia, la solitudine, la forza, la speranza.
Fu lì che conobbi I Fantastici 4, Capitan America, l’Uomo Ragno e Hulk. Anni dopo, dietro quella versione tormentata del gigante verde si sarebbe celata la personalità di un uomo: Peter David.
L’autore che trasformò i supereroi in esseri umani
Peter David non è stato solo uno scrittore di fumetti. È stato un autore nel senso più pieno e nobile del termine. Nato a Fort Meade, Maryland, nel 1956, ha lavorato per decenni nei mondi più diversi: fumetto, romanzo, televisione, cinema. Ma è nei comics che ha lasciato l’impronta più profonda. Il suo lungo ciclo su The Incredible Hulk – dodici anni ininterrotti, dal 1987 al 1998 – ha rivoluzionato il modo in cui vedevamo i supereroi.
Con lui, Hulk non era solo rabbia e muscoli. Era dissociazione, trauma infantile, senso di colpa. Era il bambino abbandonato, il figlio di un padre violento, il genio che non riesce a controllare il proprio dolore. Peter David ha dato a Bruce Banner una psicologia complessa, sfaccettata, umanissima. E a noi lettori, una lezione: la forza vera nasce dalla ferita.
Un universo di storie
Non solo Hulk. Peter David è stato l’artefice di molte altre meraviglie: Spider-Man 2099, con quel Miguel O’Hara che sembrava un anti-eroe cyberpunk venuto da un futuro crudele e malinconico. X-Factor, dove i superpoteri si intrecciavano alle fragilità psicologiche come in un romanzo di Dostoevskij in costume. Supergirl, Young Justice, Aquaman, Captain Marvel… in DC comics, ogni personaggio, sotto la sua penna, diventava più vero, più ironico, più tragico. Più umano.
E poi i romanzi: la serie Star Trek: New Frontier, le storie originali di Sir Apropos of Nothing, il fantasy che prende in giro sé stesso ma sa anche commuovere. E ancora la TV, con serie come Babylon 5, Ben 10, Space Cases. Peter David non si fermava mai. Esplorava linguaggi, mondi, dimensioni.
Le sue parole, la nostra infanzia
Negli ultimi anni, Peter David ha lottato con gravi problemi di salute: ictus, infarti, insufficienza renale. Le cure mediche, negli Stati Uniti, possono essere una battaglia più dura di qualsiasi supercriminale. Una raccolta fondi online ha permesso a centinaia di lettori di restituirgli almeno un frammento dell’affetto ricevuto in decenni di storie.
Il 24 maggio 2025, a 68 anni, se n’è andato. In silenzio, ma circondato da un’eco potente. Quella dei milioni di lettori a cui ha cambiato la vita.
Quel bambino in edicola
Oggi ho tanti anni in più, ma porto ancora dentro di me il bambino che passava i pomeriggi nell’edicola di via Liguria, sprofondato tra le storie di Super Eroi con Super Problemi. Quel bambino ha imparato a leggere non con la scuola, ma con i fumetti. E non con qualsiasi fumetto, ma con quelli scritti da un uomini che sapevano parlare anche ai silenzi interiori, anche nei muscoli di un’uomo apparentemente invincibile.
Peter David mi ha dopo insegnato che la scrittura può curare. Che si può essere ironici e profondi, leggeri e dolorosi. Che la fragilità è una forma di verità. Che perfino un gigante verde urlante può essere una metafora di tutti noi.
Addio, Peter
C’è chi scrive per mestiere e chi scrive per missione. Peter David apparteneva a questa seconda, rara categoria. Ha attraversato il fumetto come un poeta nascosto tra le onomatopee, come uno psicologo dissimulato da costumi sgargianti.
Addio, Peter. Continua a scrivere, ovunque tu sia. Qui sulla Terra, un bambino in edicola – che adesso è un uomo – non smetterà mai di leggerti.
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