
Apologia del narcisismo di ritorno e di pinocchio marmellata
C’era una volta, in una dispensa dimenticata dal tempo, una Marmellata Triste. Era di fichi, ma giurava di essere di fragole, perché si vergognava del proprio passato appiccicoso.
Un giorno, la Marmellata si mise a parlare con un Tappo senza Scopo, che un tempo aveva chiuso il Barattolo della Speranza, ma ora girava senza senso tra le mensole, cercando di dare un senso a chiunque trovasse.
«Non dirò più bugie!» esclamò la Marmellata, tremando nel vetro.
«Oh, che dolce sincerità!» rispose il Tappo, già stordito dal profumo ambiguo.
Ma la Marmellata, che sapeva come aprire tutti i coperchi con le sue dita zuccherine, aveva già iniziato a colare su due Pancarré diversi: uno era abbrustolito e poeta, l’altro morbido e silenzioso, ma con dentro semi di papavero e sogni.
«È solo con te che mi spalmo veramente,» diceva al primo.
«È solo con te che sento la croccantezza del destino,» mormorava al secondo.
Finché il Pancarré Poeta si bruciò del tutto e scivolò nella pattumiera.
Il morbido invece, si spaventò e si seccò da solo, diventando biscotto amaro.
Nel frattempo, la Marmellata tornò dal Barattolo da cui era fuggita. Gli concesse una sola notte, una spalmata malinconica: «Lo faccio per te, Barattolo. Perché tu meriti di sentirmi una volta ancora.»
Il Barattolo, che ancora conservava l’etichetta “Amore Autentico”, si incrinò per la pressione.
La Marmellata si sentì una torta.
E le torte vanno servite.
Perciò trovò un Cucchiaio Giovane, d’acciaio nobile e pieghevole al punto giusto.
Ma anche con lui, non resistette:
«C’è un Frullatore ambiguo che mi attira… Non so se trita o frulla, ma qualcosa dentro me vuole essere impastata!»
Il Frullatore aveva due pulsanti: uno blu, uno rosa. Lei li premette entrambi, con desiderio e crudeltà.
«Non ti amo,» disse al Cucchiaio, «ma ho sensi di colpa. Per questo ti cancello il manico, così non potrai più raccogliermi.»
Il Frullatore, scisso e stanco, finì con una nuova etichetta che non scelse lui: “Mixer d’Illusioni”.
E la Marmellata Triste?
Continua a dire che è di fragole.
Continua a colare da una mensola all’altra, cercando un toast da conquistare.
Piange spesso, ma le lacrime sanno di sciroppo.
Dice: «Io non tradisco. È il mondo che si scioglie sotto di me.»
Nessuno la giudica.
Ma i semi di papavero, nel silenzio della dispensa, mormorano:
«Attenti alle conserve che si dicono dolci. Spesso hanno scadenze che uccidono.»
Egidio Francesco Cipriano
Immagine generata AI