Oltre il silenzio dello zero assoluto: il risveglio quantistico dell’intelligenza

Nascosto in un silenzio più profondo della notte, là dove la materia si muove appena e la temperatura sfiora i -269 °C — vicino al cuore immobile dell’universo — pulsa un nuovo battito della conoscenza. Lo chiamano IBM Quantum System Two, ma a vederlo sembra più una scultura d’arte sacra che un computer. Un lampadario rovesciato di rame e vetro, un cuore che non batte finché il mondo non lo congela, letteralmente, quasi a dirci che per accedere al futuro bisogna fermarsi, gelare ogni rumore, ogni calore, ogni distrazione.
Eppure, in quel gelo assoluto, si accende un fuoco: non un calore fisico, ma mentale, concettuale, probabilistico. Questo computer non pensa in termini di 0 e 1, come le macchine classiche, ma in possibilità sovrapposte, in alternative simultanee. È un pensatore quantistico. E se il pensiero umano si muove tra i forse, i potrebbe, i se, allora questo è un cervello più simile al nostro di quanto non sembri.
A differenza del nostro laptop da scrivania o dello smartphone in tasca, questo sistema dialoga con il comportamento più elusivo della materia: il mondo subatomico. Un mondo dove un elettrone può essere qui e altrove, dove due particelle lontane anni luce si comportano come gemelle telepatiche. Un mondo dove le leggi della logica classica — quella cartesiana, binaria — si frantumano in mille schegge di probabilità.
Là dentro, dentro questa mente congelata, si calcolano alternative come Doctor Strange in Avengers: Infinity War, esplorando milioni di futuri possibili per trovare quello giusto. La metafora è pop, certo, ma funziona: questo sistema, come lo stregone dei mondi Marvel, lavora in parallelo, valuta scenari in simultanea, e lo fa con la precisione di un monaco zen che traccia mandala nel vuoto.
Ma perché tanto clamore? Cosa potremmo mai farcene di un’intelligenza che funziona solo a temperature inospitali e costa più di 10 milioni di dollari?
La risposta è semplice: perché ci siamo accorti che il nostro mondo — caldo, veloce, inquinato, fragile — ha bisogno di pensieri più profondi. Di modelli che non si limitino a dire vero o falso, ma che possano abbracciare la complessità.
Con la potenza del calcolo quantistico potremmo:
- Decifrare i codici del DNA, come se leggessimo il grande libro della vita in una lingua finalmente comprensibile.
- Progettare farmaci molecolari che non curino solo la malattia, ma l’origine della malattia.
- Ottimizzare le rotte logistiche per ridurre gli sprechi, le emissioni, i ritardi. Come se la Terra intera fosse un corpo vivente e il computer il suo nuovo sistema nervoso.
- Simulare nuovi materiali, leggeri come la luce, resistenti come le intenzioni più pure.
- Rivoluzionare la crittografia, rendendo i nostri dati così sicuri che persino il tempo avrebbe difficoltà a decifrarli.
Non è solo tecnologia: è una visione. Una soglia. L’ennesima rivoluzione silenziosa, come quella del fuoco, della stampa o dell’elettricità. Ma questa volta il fuoco arde nel gelo, la stampa è fatta di probabilità e l’elettricità non basta più.
Siamo a un bivio. O forse — come direbbe un computer quantistico — siamo su più sentieri allo stesso tempo. Ed è proprio la nostra capacità di scegliere con consapevolezza che determinerà quale realtà collasserà davanti a noi. Se davvero ci sarà una nuova intelligenza — artificiale, quantistica, o semplicemente umana più consapevole — essa nascerà in questo dialogo tra la materia e il vuoto, tra il calcolo e la visione, tra la scienza e la poesia.
Perché, forse, per immaginare il futuro bisogna imparare a pensare freddo. Ma a sognare, sempre, caldo.
Egidio Francesco Cipriano
Immagine generata AI