
Il risveglio di una nazione
C’è una Romania che si è svegliata presto, la domenica. Ha messo in tasca un documento, una speranza, e si è diretta al seggio. Non lo ha fatto per abitudine, né per abitudine lo avrebbe fatto. Ha votato perché ha sentito che stavolta la posta in gioco era più intima, quasi personale: la direzione di un’identità. La scelta tra chi abbraccia l’Europa e chi la sogna scomposta, affondata in un orgoglio che ha più a che fare con il rancore che con il ricordo. Il volto che ha vinto – il volto teso, ma lucido, di Nicușor Dan – non è un volto da poster. Non grida. Non sa incarnare slogan, non ha gli occhi umidi di chi promette tutto, né la voce roca del carisma populista. Eppure ha vinto. E non per caso. Forse proprio perché non ha interpretato un personaggio, ma ha camminato, quasi invisibile, nella vita reale delle persone.
Ha vinto lui, ma ha vinto anche quella Romania che si è sentita parte di qualcosa più grande: di un’Europa forse imperfetta, ma ancora viva, ancora capace di immaginare diritti e dignità. Ha vinto la pazienza sulla furia, il calcolo lungo sullo sfogo immediato. E, soprattutto, ha vinto la realtà sullo spettacolo.
Simion e la retorica del rancore ?
Dall’altra parte c’era George Simion. Giovane, rampanrte, figlio di una retorica che seduce chi si sente dimenticato. Per molti è stato un grido, un pugno levato. La sua campagna non ha parlato solo alla pancia: ha parlato alle ferite. Quelle dell’emigrazione forzata, dei salari umilianti, della burocrazia corrotta. Eppure, ha trasformato quel dolore in rabbia, e la rabbia in identità. È una tentazione potente, soprattutto quando il presente non offre appigli. Ma la democrazia, talvolta, sorprende. Anche nei Balcani, anche in un’Europa che troppo spesso guarda a Est solo quando esplode qualcosa. Il popolo rumeno ha risposto con una partecipazione massiccia, quasi commovente, che ha smascherato il cinismo di chi crede che tutto sia manipolabile, che tutto sia decidibile da algoritmi o stanze segrete.
Simion ha rifiutato il risultato. Ha gridato al furto, alla cospirazione. Ma dietro le sue parole, più che indignazione, si è sentito il tono stridulo della frustrazione. Quella di chi sa che il popolo non lo ha scelto. Non stavolta.
La Romania e la scelta dell’identità
La Romania, in queste elezioni, non ha solo scelto un presidente. Ha raccontato sé stessa. Una nazione che cammina su un crinale fragile tra due mondi: quello della nostalgia e quello della responsabilità. E ha deciso, con una maturità inattesa, di restare fedele all’idea di un futuro comune. Dan non sarà un salvatore. Non potrà cambiare tutto, né sarà immune dagli attacchi, dai compromessi, dagli errori. Ma potrà, forse, restituire fiducia nel tempo lungo della politica. Quello che non si consuma nei tweet né si misura nei meme. Quello che, come la psiche, ha bisogno di processi, di cicatrici, di continuità. In lui c’è qualcosa che somiglia alla perseveranza dello psicologo. Non promette miracoli, ma ascolta. Non recita, ma studia. E poi propone, lentamente, percorsi. È strano a dirsi, ma forse la Romania ha scelto un presidente che le somiglia quando non finge.
La sfida della polarizzazione
Certo, la strada resta lunga. La propaganda dell’estrema destra non sparirà con una sconfitta. Le disuguaglianze, l’influenza russa, le derive autoritarie sono ancora lì. Ma qualcosa è successo. Un paese ha detto no alla semplificazione, al rancore elevato a dottrina. E ha scelto, ancora una volta, la fatica della libertà.
In fondo, l’Europa è anche questo: un atto di fede nel dialogo, una fiducia rinnovata nell’umano. E la Romania, in questa tornata elettorale, ha ricordato a tutti noi che l’umano – ferito, incerto, ma dignitoso – sa ancora scegliere la luce, anche quando attorno si moltiplicano le ombre.
La psiche collettiva sotto pressione: tra trauma e resilienza
Alla fine di queste elezioni corre l’obbligo di rammentare che la Romania è un paese che porta ancora i segni di un passato complesso. La transizione dal regime comunista alla democrazia ha lasciato cicatrici profonde nella psiche collettiva. La corruzione, l’emigrazione massiccia e le disuguaglianze sociali hanno alimentato un senso di sfiducia nelle istituzioni e nella politica. In questo contesto, la figura di George Simion ha trovato terreno fertile. La sua retorica nazionalista e anti-establishment ha fatto leva su sentimenti di frustrazione e nostalgia per un passato idealizzato. Tuttavia, questa narrazione ha rischiato di esacerbare le divisioni sociali e di alimentare un clima di polarizzazione.
La risposta resiliente
La vittoria di Nicușor Dan rappresenta una risposta resiliente a queste dinamiche. Il suo approccio sobrio e razionale ha offerto un’alternativa alla politica urlata e divisiva. La sua figura ha incarnato la possibilità di un cambiamento basato sulla competenza e sull’integrità, piuttosto che sulla demagogia. Questo risultato suggerisce che, nonostante le difficoltà, esiste una parte significativa della società rumena che aspira a un futuro diverso, fondato su valori democratici e sull’appartenenza europea. È un segnale incoraggiante per la tenuta della democrazia in un contesto europeo sempre più complesso.
Il ruolo della disinformazione
Oramai non si può ignorare il ruolo della disinformazione e delle interferenze straniere nei processi elettorali. Le campagne di manipolazione dell’opinione pubblica, spesso veicolate attraverso i social media, hanno cercato di influenzare le scelte degli elettori e di minare la fiducia nelle istituzioni democratiche? Si pensi allo scandalo Facebook-Cambridge Analytica. Questo nuovo fenomeno evidenzia la necessità di una maggiore consapevolezza critica da parte dei cittadini e di un impegno concreto da parte delle autorità per garantire la trasparenza e l’integrità del processo democratico.
Democrazia
Le elezioni presidenziali rumene del 2025 hanno messo in luce le fragilità e le potenzialità della democrazia in un paese in transizione. La sfida per il futuro sarà quella di consolidare i progressi compiuti, affrontare le disuguaglianze sociali e contrastare le minacce alla coesione sociale. Solo così la Romania potrà continuare il suo percorso verso una democrazia matura e inclusiva.
Egidio Francesco Cipriano
Fotografia
Di AUR Alianța pentru Unirea Românilor – George Simion versus Nicușor Dan 8.5.2025 (11), CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=164972361