
Dopo l’uccisione di due ambasciatori israeliani nella capitale USA, riemerge con forza – al di là della critica politica al governo israeliano – l’antisemitismo
I paesi occidentali hanno lanciato un grido di allarme, uno dopo l’altro. Le azioni di guerra intraprese dal governo israeliano, al pari di quelle terroristiche di gruppi paramilitari come Hamas, avrebbero meritato – una volta per tutte – una condanna unanime. Così, la Spagna si accoda alla fila delle denunce con l’approvazione di una nuova legge sull’embargo alle armi nei confronti dello stato di Israele. Oltre oceano, è notizia di ieri (22 maggio 2025) la sparatoria avvenuta nei pressi del museo ebraico della capitale USA, Washington, nei confronti di due ambasciatori israeliani.
Yaron Lischinsky e Sarah Mikgrim: questi i nomi dei due soggetti uccisi da un 30 enne, poco dopo arrestato al grido di “Free Palestine”. La motivazione? La causa palestinese, la rivendicazione per la morte dei bimbi palestinesi e il massacro di Gaza. Immediata la reazione israeliana, con Netanyahu che chiede che il responsabile venga assicurato alla giustizia americana e, al tempo stesso, condannando l’atto come antisemita. Il suo braccio destro, il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa’ar, ha accusato i paesi occidentali di aver alimentato odio nei confronti dello stato di Israele attraverso una retorica antisemita.
Il nostro giornale ha riportato, in alcuni approfondimenti sulla politica estera, la situazione palestinese e l’ormai evidente massacro che anima le tragiche immagini oggi visibili su tutte le piattaforme. Crimine che ha condotto ad un lavoro insistente della Corte Penale Internazionale, che ha così colpito equamente Hamas e il governo israeliano, denunciando numerosi crimini di guerra. Se secondo il Ministro Sa’ar l’incitamento all’odio è perpetrato attraverso delle politiche attive di contrasto al massacro palestinese, siamo fuori strada. Al tempo stesso, gli atti antisemiti o la richiesta di escludere gli israeliani, in quanto popolo, da ogni competizione o appuntamento mediatico suona come la russo fobia di 3 anni fa.
Russi e israeliani sono sotto scacco in due governi che hanno assunto il totale controllo all’interno di una politica estera aggressiva e illegale, pur godendo, in taluni casi, di un parziale appoggio popolare. Ogni critica politica è legittima, riportando fatti e fonti, denunciando le azioni tragiche che hanno affamato la popolazione di Gaza, dimostrando al mondo che l’occidente non deve e non dovrà rimanere a guardare inerme.
Ogni atto di antisemitismo che sfocia in violenza nei confronti di anche un solo singolo israeliano è, invece, da condannare fermamente. Il doppiopesismo che ha condotto a classificare diversamente le morti civili ucraine e palestinesi può essere bloccato in un atto di condanna unanime anche nei confronti di atti antisemiti, considerando che ogni singola vittima dovrebbe avere pari rilevanza mediatica.
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