
Un riscontro alle ultime dichiarazione del ministro Urso: coinvolgere tutta la città nelle decisioni
Sarò proclamato sindaco di Taranto la prossima settimana*, ma l’8 e il 9 giugno gli elettori mi hanno affidato un mandato chiaro: guidare la città in una direzione nuova, fondata su salute, ambiente, lavoro sicuro e giustizia sociale.

Accolgo con spirito istituzionale l’apertura del Ministro Urso al confronto con la nuova amministrazione comunale. Ma desidero sottolineare un punto fondamentale: un accordo di programma non può essere semplicemente sottoposto alla firma del sindaco, deve essere costruito insieme, con il pieno coinvolgimento del Comune, del pubblico e della società civile.
Il Ministro ha parlato di “chiedere se siamo d’accordo”. Ma la partecipazione del Comune non è un atto formale o simbolico: è una condizione necessaria di legittimità democratica. Taranto non è chiamata a ratificare decisioni prese altrove. Taranto vuole essere protagonista nella definizione di ogni passaggio che riguarda il suo futuro.

Non disponendo al momento dei contenuti0 dell’accordo di programma, non sono nelle condizioni di esprimere una valutazione di merito. Ma questo conferma quanto sia necessario cambiare metodo.
L’Unione Europea ha richiamato l’Italia per il mancato rispetto della Direttiva sulle emissioni industriali e per l’esclusione del pubblico e della società civile dal processo decisionale sul riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’ex Ilva. È evidente che non si può parlare di transizione green se le comunità locali sono tenute ai margini, mentre le aziende trattano in via riservata i contenuti ambientali e industriali di maggiore impatto.
Alla mancanza di trasparenza si somma una preoccupante carenza di tutele per i lavoratori. Non possiamo accettare che la sicurezza nei reparti venga sacrificata, che la manutenzione degli impianti sia bloccata da anni e che l’unica risposta alle crisi cicliche siano la cassa integrazione e la precarietà diffusa, sia per i lavoratori diretti che per quelli dell’indotto.
Pertanto, come sindaco eletto di Taranto:
Non condividerò alcun accordo di programma che sia già stato definito senza la partecipazione effettiva del Comune, del pubblico e della società civile;
Ritengo urgente la sospensione del procedimento AIA finché non verranno rispettati i principi di trasparenza, pubblicità degli atti e consultazione democratica;
Chiedo che si apra un processo strutturato e pubblico di co-progettazione dell’accordo di programma, in cui il Comune abbia pieno potere propositivo e di indirizzo, accanto a Regione, Governo, Commissione europea, parti sociali e comunità locali;
Sollecito un impegno vincolante per garantire la tutela del lavoro: sicurezza nei luoghi di produzione, tracciabilità degli appalti, continuità occupazionale e strumenti di protezione sociale adeguati e universali.
Se davvero si vuole una transizione industriale “green”, questa deve iniziare dai metodi, non solo dalle tecnologie: e i metodi devono essere inclusivi, legali e democratici.
Il mio mandato non è firmare accordi preconfezionati. Il mio mandato è dare voce e garanzie a una città che per troppo tempo è stata ignorata.
Piero Bitetti