
Molti anni fa, quando i social network erano ancora una fantasia da fantascienza distopica e nessuno taggava nessuno neanche in sogno, le “relazioni tossiche” erano faccenda per pochi eletti: psicologi, mediatori familiari e quei rari criminologi veri — quelli che lavoravano con le persone, non con i talk show. Nessuno si faceva selfie con i disturbi di personalità. Le relazioni difficili non si etichettavano con termini di tendenza; semplicemente, si diceva: “quello è complicato”, oppure si abbassava la voce e si sussurrava: “borderline”.
Sì, perché avere una relazione con una persona con disturbo borderline di personalità era come camminare sulle uova… ma uova marce, perché come ti muovevi — scusate il francesismo — “pestavi una merda”. Un’arte, più che una diagnosi. E tra gli addetti ai lavori, diventò quasi un meme ante-litteram: “Ah, quello è un borderline”. E giù risate amare e pacche sulle spalle tra operatori stanchi e barbuti e operatrici che è colpa sempre di quelli.
Poi è arrivato il narcisista.
Come il lupo nei racconti per bambini, è diventato l’incubo collettivo. Si è fatto star dei social, protagonista delle dirette Instagram e dei reel psicopop. Il border è passato di moda come le suonerie polifoniche. Oggi il narcisista è dappertutto: ti ha tradito? È narcisista. Ti ha lasciata su letto disfatto e senza spiegazioni? Narcisista. Non ti risponde ai messaggi? Narcisista, ghoster, e magari pure bipolare, ché non si sa mai.
Ma siamo sicuri?
Forse è solo un traditore. O una traditrice, che — detto tra noi — non è meno insidiosa. Forse non c’è sempre una diagnosi sotto ogni cattiveria. A volte la gente si comporta male. Punto. E no, non è sempre colpa del disturbo. Magari è solo vigliaccheria, noia, bisogno di sentirsi vivi, o incapacità di stare. Umane miserie, non etichette DSM-5.
E allora, cos’è davvero un disturbo borderline? Un modo estremo e spesso doloroso di stare al mondo: emozioni a picco, relazioni come montagne russe, vuoti che non si riempiono mai. Non è una persona che ti manda messaggi alle 3 di notte, ma forse è quella che ti dice “ti amo” al mattino e “ti odio” al pomeriggio. È chi non regge l’abbandono, anche quando lo provoca.
E il disturbo narcisistico? Non è il tizio in palestra che si guarda troppo allo specchio. È un’identità costruita su un piedistallo fragile, un bisogno disperato di ammirazione che nasconde un autostima sbriciolata sotto i sorrisi di porcellana. E sì, può fare molto male agli altri. Ma non sempre. E non tutti.
La verità, anche se suona scomoda, è che certi incastri tra personalità sono esplosivi. Alcune dinamiche relazionali sono come chiavi che girano nella stessa serratura: un borderline e un narcisista, per esempio, possono attrarsi come calamite maledette. Si cercano, si nutrono, si distruggono. E ognuno dei due è, a suo modo, vittima e carnefice. In un valzer in cui la musica è sempre troppo alta e i passi troppo dolorosi.
E allora: esistono davvero le vittime? Certo che sì, ma attenzione. Finché ci si percepisce solo come vittime, non se ne esce. È crudele da dire, ma necessario: c’è sempre, almeno in parte, una co-partecipazione. Un bisogno d’amore, di attenzione, di conferma. Una ferita che ci ha fatto restare troppo a lungo, anche quando sentivamo già puzza di bruciato. E questo non significa colpevolizzarsi. Significa prendere le redini della propria storia. Perché altrimenti, continueremo solo a cercare narcisisti sotto il letto, come una volta si faceva coi mostri.
Dai, siamo seri: stiamo forse creando una nuova caccia alle streghe? Una stregoneria psico-emotiva 2.0? Quanti post, quanti libri, quanti corsi online nascono per spiegare come riconoscere un narcisista in 10 punti (spoiler: se li spunti tutti, è probabile che il narcisista sia chi li ha scritti). E quante conferenze si tengono con slide piene di volti oscuri e storie tragiche da vendere come fiction? O per vendersi in cambio di attenzioni o ingaggi da spettacolo. Un nuovo circo dove vendiamo il mostro, che non è solo lui, anzi.
Siamo sicuri che là fuori ci sia tutta questa “brutta gente”? O forse siamo solo noi — collettivamente — a vivere male, a cercare colpevoli, ad avere bisogno di un nemico? Il narcisista come il capro espiatorio dei nostri tempi. Ma la vera cura non è smascherare il narcisista: è smascherare noi stessi, le nostre fragilità, i nostri bisogni mal detti.
E allora, chi è davvero il narcisista? Forse… chi ci fa credere che tutti lo siano.
Egidio Francesco Cipriano
Foto di Edward Lich da Pixabay