
Narcisismo e bisogno di essere visti nell’era del fitness social
C’è un momento, tra il sudore e lo specchio, in cui l’immagine prende il sopravvento sull’esperienza. È il momento in cui l’allenamento finisce nello smartphone, filtrato, taggato, caricato. Non più corpo che si muove, ma corpo che appare. Secondo uno studio della Brunel University London, pubblicato nel Journal of Health Psychology nel 2015, confortato dall’ulteriore ricerca “Narcissism and Exercise Addiction: The Mediating Roles of Exercise-Related Motives” (Aprile 2021, National Library of Medicine,USA), chi pubblica frequentemente i propri allenamenti sui social media lo fa spesso per soddisfare un bisogno psicologico profondo: il desiderio di approvazione, il bisogno di validazione. E quando il bisogno diventa abitudine, può emergere un volto meno visibile: quello del narcisismo latente.
Narcisismo e allenamento: cosa dice lo studio
Lo studio in questione ha analizzato la relazione tra tratti della personalità e comportamento sui social, osservando che le persone con punteggi elevati nei tratti narcisistici tendevano a pubblicare con maggiore frequenza aggiornamenti relativi ai loro esercizi fisici. Il motivo? Mostrare la propria dedizione alla forma fisica diventa una strategia per attirare attenzione, ricevere ammirazione, costruire un’immagine idealizzata di sé. Non si tratta di semplice motivazione condivisa, ma di una dinamica psicologica in cui il corpo diventa un veicolo per essere visti, per esistere attraverso lo sguardo altrui.
Corpo come identità performativa
Il corpo allenato, esibito, cesellato, diventa spesso un’estensione dell’ego. Ma attenzione: il narcisismo di cui si parla qui non è il narcisismo maligno, aggressivo o distruttivo. È piuttosto una forma più sottile, più insidiosa, in cui l’autostima vacilla e cerca appigli nei numeri dei “mi piace”. È il narcisismo di chi si guarda attraverso la lente del giudizio altrui. Il selfie in palestra o in camera da letto non è più un ricordo, ma una richiesta muta: “Dimmi che valgo, che sto facendo bene, che sono migliore”. E questo bisogno – se non riconosciuto – può diventare un circolo vizioso: più si posta, più si dipende dal feedback; più si ottiene approvazione, più si teme di perderla.
Quando il fitness diventa scenografia
Viviamo un’epoca in cui il confine tra esperienza reale e rappresentazione si è fatto sottile. Allenarsi è un atto intimo, anche faticoso. Ma nei social media, spesso, l’esperienza viene trasposta in spettacolo. Non importa quanto si sia sudato, ma quanto bene si appare. Ecco che l’allenamento si trasforma: non più pratica per sé, ma performance per altri. La palestra o l’intimità invitante di una camera di casa, diventa set fotografico; la fatica, un pretesto estetico.
Il bisogno nascosto: essere visti
Dietro ogni post può nascondersi una ferita antica: il bisogno di essere visti. Non guardati distrattamente, ma davvero riconosciuti. Molte persone crescono senza uno sguardo che le confermi, senza un “ti vedo” che non chieda nulla in cambio. I social offrono l’illusione di colmare questo vuoto, ma al prezzo di una costante esposizione. Ogni foto, ogni reel, ogni hashtag è una piccola supplica mascherata: “Accoglimi, dammi spazio nel tuo feed e, forse, nel tuo cuore“.
Non è il silenzio la soluzione. È la consapevolezza.
Questo non significa demonizzare chi posta i propri risultati, né screditare chi condivide il proprio percorso di trasformazione. I social possono davvero motivare, ispirare, creare connessioni. La differenza sta nell’intenzione: posto per raccontare, o per essere confermato? Perché la stessa azione, da fuori, può sembrare identica, ma dentro cambia tutto.
Il problema non è pubblicare. Il problema è quando smettiamo di chiederci perché lo facciamo.
Ascolta il corpo… e chi sei quando il telefono è spento
L’allenamento è disciplina, costanza, ascolto. Ma il corpo ha bisogno anche di silenzio, di pause, di uno spazio intimo dove non essere osservato. Allena la muscolatura, ma anche la capacità di sentire chi sei senza un filtro Instagram. Allena i quadricipiti, ma anche l’umiltà di non avere nulla da dimostrare. Allena la resistenza, ma soprattutto il coraggio di essere invisibile – almeno per un po’.
L’equilibrio tra mostrarsi e sentire
Non c’è nulla di sbagliato nel condividere una corsa riuscita o un nuovo record in palestra. Ma chiediti: se nessuno vedesse, lo faresti comunque? L’equilibrio sta nel portare consapevolezza là dove prima agivi in automatico. Nel ricordare che il vero allenamento non è quello che fai per apparire, ma quello che fai quando nessuno ti applaude.
Il corpo che si muove è vita. Il corpo che chiede attenzione, invece, ci sta dicendo qualcosa. Forse è il momento di ascoltarlo.
Egidio Francesco Cipriano
Foto di Energie Fitness da Pixabay