
una storia che fa ridere… e pensare
C’era una volta una bambina di nome Viola, che abitava nel paese di Gargaròla, dove le scale sussurravano segreti, le tazze ridevano quando le asciugavi, e i termosifoni facevano gli scherzi durante la notte.
Viola era una bimba allegra, con i calzini spaiati e le domande sempre in fila come le formiche.
Ma da un po’ di tempo… tossiva.
Tossiva quando rideva.
Tossiva quando pensava.
Tossiva perfino nei sogni!
«È colpa dell’Aria Matta!» diceva la zia.
«È solo voglia di attenzioni!» borbottava il nonno.
«La cureremo con la Pozione del Silenzio!» decretò il dottor Filos Fiala, agitando una bottiglietta grigia come un giorno senza gelato.
La pozione entrò nel braccio di Viola e… puff!
La tosse sparì.
Per un po’.
Poi tornò.
Ma più forte, come se avesse messo gli stivaletti da pioggia per fare più rumore.
Quella notte, mentre dormiva, Viola sentì una vocina:
«Ehi… vuoi sapere chi sono io davvero?»
Era la Signora Tosse, elegante come una giraffa in pantofole.
«Non sono qui per farti del male,» disse la Tosse.
«Sono qui per raccontarti qualcosa. Ma nessuno vuole ascoltare.»
Viola sgranò gli occhi.
«Ma se ti hanno dato il vaccino apposta per zittirti!»
«Appunto!» rise la Tosse.
«E cosa credi che succede quando si tappa una pentola che bolle? Prima o poi… sbuffa!»
La Tosse prese Viola per mano e la portò in un posto segreto:
il Museo dei Sentimenti Dimenticati.
Lì c’erano bottigliette etichettate così:
– “Paura di piangere”
– “Rabbia nascosta sotto il letto”
– “Tristezza del bisnonno mai raccontata”
– “Sogno non detto”
C’erano anche le Costellazioni Familiari, ma non erano stelle nel cielo: erano emozioni appese come palloncini che nessuno aveva mai guardato in faccia.
«Vedi, Viola,» spiegò la Tosse, «a volte il vaccino serve, ma altre volte… sveglia le cose che abbiamo dentro.
Io sono il campanello.
Tu… sei la casa.»
Viola si guardò allo specchio e vide qualcosa di nuovo:
ogni colpo di tosse era una parola che non aveva ancora trovato il coraggio di uscire.
Così, tornata a casa, fece una cosa strana.
Quando tossiva, invece di nascondersi, diceva:
«Ehi! È il mio cuore che vuole dire qualcosa! Ascoltiamo?»
La zia smise di borbottare.
Il nonno si commosse.
Perfino il termosifone si zittì per un attimo.
Da quel giorno, Viola imparò a parlare anche con le emozioni degli altri, con quelle che venivano dai nonni, dai genitori, e perfino da chi non c’era più.
Tutti cominciarono a fare piccoli laboratori di ascolto e cioccolata calda, dove ogni colpo di tosse era un invito a parlare.
Morale (da leggere sottovoce):
A volte la tosse è solo un modo buffo del cuore per dirci:
“Ehi, non ho finito la mia storia!”
E se la ascolti…
magari smette anche di tossire.
Egidio Francesco Cipriano
Immagine generata AI