
Intervista al dott. Stefano Agusto: c’è una questione costi ma non si risolve con il turismo sanitario
Siamo bombardati senza soluzione di continuità da informazioni pubblicitarie che riguardano ormai tutti i settori, dal moderno decespugliatore, alla piscina che monti in salotto, al materasso che ti assicura il miglior riposo. I principali Marketplace, Amazon piuttosto che Temu, E-bay, propongono ormai tutto ciò che un consumatore può acquistare. Fin qui nulla quaestio, i tempi cambiano e occorre saper gestire i nuovi mezzi di comunicazione e modificare le abitudini.
Purtroppo però ultimamente si sta esagerando. Il social marketing ha cominciato ad interessarsi di settori molto delicati come l’acquisizione dei titoli di studio, o quelli abilitanti, per arrivare, purtroppo anche all’ambito sanitario. E così mentre c’è chi assicura il conseguimento della laurea in solo 24 mesi, c’è chi propone la magnetoterapia casalinga che elimina ogni dolore, o l’integratore miracoloso che promette di tornare a camminare a chi soffre di artrosi alle ginocchia. Ultimamente il focus si è spostato sulle cure dentali, o odontoiatriche.
Ormai si parla di turismo sanitario con veri e propri pacchetti all inclusive: viaggio, albergo, e 4 arcate nuove di zecca in poche ore e a prezzi stracciati. Ma è proprio vero ciò che viene proposto? Una verità oggettivamente è riscontrabile: il prezzo; in Italia curare i denti costa. Quindi tutti in Albania? Ne abbiamo parlato con il dott. Stefano Agusto, chirurgo odontoiatria con studio in quel di San Giorgio Jonico.
Chi è il dott. Stefano Agusto

Mi sono laureato nel 2008, marzo 2008, ho cominciato questa attività a settembre, subito dopo l’abilitazione in Odontoiatria e Protesi Dentaria. Poi ho conseguito successivamente la specializzazione in Chirurgia Orale.
D. Quindi c’è una specializzazione ulteriore, diciamo. Possiamo parlare di microchirurgia?
Certo, la chirurgia orale sostanzialmente è microchirurgia, e, fra i vari ambiti che annovera, ve ne sono due che possono considerarsi ultraspecialistici: l’implantologia e la rigenerazione ossea, con tutti gli ausili che oggi ci sono per poter ripristinare una funzione masticatoria corretta.
Il nuovo approccio conservativo e tendenzialmente rigenerativo della moderna odontoiatria
D. Ecco, nel tempo ovviamente c’è stata un’evoluzione. Tanto tempo fa c’era la tendenza ad estrarre i denti. Si arrivava poi alla famosa dentiera.
Oggi la dentiera, che rimane comunque un ottimo ausilio perché con costi ridotti consente il ripristino totale o parziale dei denti persi, si può tranquillamente evitare.
Quindi spieghiamo che cos’è questa implantologia.

Sostanzialmente il dente è da considerarsi un vero e proprio organo, completo di vascolarizzazione, innervazione e varie strutture che lo costituiscono e che sono, con la tecnologia di cui disponiamo oggi, impossibili da riprodurre. Per spiegarlo con termini semplici, un impianto dentario è un’ottima approssimazione del dente naturale. È un ausilio protesico, quindi un pilastro di appoggio, al quale poi noi possiamo aggiungere varie strutture per poi ripristinare quello che ci occorre. Quindi laddove, come giustamente dicevi, il dente non è più salvabile, si può sostituire con un impianto che ripristina una funzione dentale. Che sia un dente singolo o più denti, ci sono varie situazioni che possiamo affrontare sempre con ottimo confort del paziente e in tempi ragionevoli.
Invece c’è poi l’altra ipotesi, quella della riassorbimento dell’osso.
Oggi, grazie al cielo, rispetto già a quando mi sono laureato io, ormai quasi vent’anni fa, c’è molta più consapevolezza e informazione. Il paziente ha un livello culturale di prevenzione medio-alto. Perché? Perché la pubblicità ci bombarda, perché comunque è diventato anche, tra virgolette, trendy avere lo spazzolino elettrico, l’ultimo modello che si configura con bluetooth e quant’altro. Certamente, nonostante ciò ci sono delle predisposizioni purtroppo prevalentemente genetiche, ma anche comportamentali, che ineluttabilmente, o prima o dopo, possono portare al riassorbimento osseo con conseguente perdita dei denti. Questa patologia prende il nome di parodontite, quella che comunemente molti pazienti chiamano “piorrea”.
Quindi che succede quando si è consumato l’osso?
Quando l’osso si è riassorbito, spesso non c’è alternativa se non rigenerarlo. Quindi abbiamo necessità di esami radiografici approfonditi per poter valutare le volumetrie, però oggi si possono ottenere incrementi ossei notevoli. Generalmente si impiega un sostituto osseo animale deproteinizzato, quindi la parte minerale dell’osso, e si va a fare quello che si chiama innesto, innesto osseo appunto. Poi l’innesto nel tempo si consolida e si vascolarizza, viene sostituito da osso vero, quindi osso del paziente, e a quel punto si possono mettere gli impianti e la parte protesica.
Quali sono le prossime frontiere? Per esempio oggi si parla molto di intelligenza artificiale che è applicata in tutti i settori, anche nel campo vostro
L’intelligenza artificiale è stata finora impiegata principalmente per migliorare le capacità diagnostiche del clinico, perché tutto parte da una diagnosi precoce come in qualunque branca della medicina, quindi diagnosticare una carie precocemente evita al paziente di devitalizzare, estrarre, perdere il dente. Quindi già in questo aiuta l’intelligenza artificiale, addirittura ci sono dei software che accompagnano alcuni macchinari radiografici di ultima generazione che già in tempo reale, immediatamente effettuata la scansione e quindi ottenuta la panoramica o la TAC, fanno una pre-diagnosi, quindi danno al clinico la possibilità di focalizzarsi su alcuni punti che potrebbero essere indicativi di una patologia in corso.
Questo è già un grandissimo ausilio. Poi esiste la chirurgia guidata, sempre assistita dall’intelligenza artificiale. Nessuno si sostituisce al medico, però comunque il computer fa una prevalutazione delle condizioni iniziali del paziente e aiuta il clinico nella progettazione tridimensionale del piano terapeutico chirurgico. È come progettare una casa, ci sono dei pilastri che vanno messi in modo ragionato e congruo rispetto alle aspettative e agli obiettivi. Altra cosa molto molto utile, su cui si sta studiando da tanti anni, è l’impiego delle cellule staminali, cioè cercare in qualche modo di ricostituire il dente vero e proprio con tutte le sue complessità anatomiche e morfologiche. Rendiamoci conto che la natura ci ha dotato di ben due dentizioni, denti decidui (o “da latte”) e denti permanenti. La terza dentizione può essere considerata la protesi su impianti.
Sempre nell’ambito di quelli che sono i progressi, prima quello che noi chiamiamo volgarmente il ponte, veniva praticamente cementato, adesso c’è una novità, sembra di andare in officina perché ci sono delle viti che vengono strette
Se parliamo di capsule su impianti, si è visto che i cementi possono non solo cedere e infiltrarsi, ma anche, e purtroppo spesso accadeva, andare a contaminare la gengiva e predisporre alla perimplantite, un’infezione che mina la sopravvivenza dell’impianto stesso, quindi il loro impiego oggi si è fortemente ridimensionato. Sugli impianti adesso si preferisce installare protesi rigorosamente avvitate che danno pochissimi disagi e soprattutto non espongono a quell’esperienza spiacevole del martelletto estrattore, che è necessario per rimuovere un ponte cementato e che in tanti prima o poi hanno sperimentato.
Adesso parliamo un attimino di prevenzione, noi ne sentiamo parlare, c’è il mese della prevenzione, però adesso al di là del mese della prevenzione, qual è il consiglio giusto?
La prima cosa: il primo medico di se stesso è il paziente stesso, quindi io suggerisco banalmente intanto di osservare la propria bocca, di dedicare il tempo necessario all’igiene quotidiana che è la prima prevenzione, quindi spazzolare un minuto per arcata dentaria, possibilmente utilizzando uno spazzolino elettrico. E poi prevenzione significa anche controlli e igiene periodici, ogni 4-6 mesi.
Perché le cure odontoiatriche costano tanto? e cosa c’è di vero nelle offerte a basso costo in Albania o altri Paesi?

da sx i dott. Pierluigi, Stefano, la dott.ssa Alessia Nitti, e il dott. Alessandro Agusto iniziatore dell’attività dello studio
Ecco diciamo che adesso abbiamo fatto una panoramica generale guardando un attimino anche gli aspetti tecnici, però c’è un aspetto che è sempre oggetto di dibattito, il costo del dentista viene considerato costoso e poi parleremo d’altro, quello che ormai è diventato cronaca di tutti i giorni, le offerte speciali, che non riguardano soltanto il settore del dentista
Il discorso nasce, secondo me, da una incapacità della sanità pubblica di dare quanto meno un servizio di odontoiatria, fra virgolette “sociale” al cittadino. Cosa voglio dire? Che se alla stregua di altre specializzazioni, qui da noi al sud ci fosse la possibilità di offrire negli ospedali o in strutture convenzionate le cure di base, come le banali otturazioni o le estrazioni semplici, così come anche le devitalizzazioni, sarebbe già un grande vantaggio per il cittadino. Qualcosa nella nostra zona c’è, mi riferisco al Miulli ad Acquaviva delle Fonti ma per molti pazienti anziani è difficoltoso da raggiungere. Oltretutto, come sappiamo, la sanità pubblica è perennemente in deficit e spesso non in grado di offrire un servizio tempestivo ed efficace. Di conseguenza accade che in Italia le cure odontoiatriche sono in larga parte in mano ai privati. Quando si va in mano ai privati c’è un primo problema, ovvero che tutto ciò che riguarda le prestazioni odontoiatriche necessita di tecnologia. Al giorno d’oggi, offrire una prestazione di buon livello significa necessariamente inseguire le ultime tecnologie, quindi aggiornare il parco macchinari frequentemente. Fra tutte le attrezzature, la più importante è il riunito (comunemente detto “poltrona”), che, per dare un’idea, costa quanto un’automobile. Premetto che non sono un esperto di queste questioni ma le tematiche sono le stesse che affrontano tanti piccoli imprenditori nel loro ambito, oggi uno studio è una piccola impresa e fare impresa in Italia è complesso, rischioso e spesso il rischio non viene compensato dai guadagni. La fiscalità non offre, a mio avviso, sufficienti ammortamenti e ristori che permettano di alleviare questo carico. Conosco tanti giovani colleghi che, piuttosto che aprirsi uno studio in proprio, preferiscono offrire consulenze in altri studi o nelle cliniche private. Ulteriore aggravamento dei costi deriva dalla necessità del professionista di un aggiornamento periodico delle proprie conoscenze e competenze. Questo aggiornamento è peraltro obbligatorio come da disposizioni dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri.

da sx i dott. Pierluigi, Alessandro e Stefano Agusto
Nella pubblicità ci sono due elementi che colpiscono. Da un lato il costo, e qui possono intervenire una serie di fattori, fiscalità, ect., e dall’altro i tempi. C’è una pubblicità in cui si dice vieni in Albania, in 24 ore, come può essere?
Il tutto parte da un protocollo ben noto e consolidato nell’odontoiatria, cioè quello di implantologia a carico immediato. È un concetto che non hanno inventato in Albania, che ormai esiste da diversi anni e che però segue delle regole ben precise. Eseguire un carico immediato significa eliminare i denti malati e, contestualmente, inserire subito gli impianti e poi, entro le 24 o 48 ore, consegnare i denti nuovi, una protesi fissa.
Ovviamente va da sé che non è applicabile sempre, e che, qualora venga effettuato, poi il paziente va seguito, visitato periodicamente e guidato. Ci sono delle situazioni in cui il carico immediato è fortemente sconsigliato e le principali sono: condizioni di salute del paziente sfavorevoli, osso di qualità e/o di quantità insufficiente, condizioni igieniche orali del paziente scarse.
Purtroppo la realtà di molti di questi centri esteri è che l’interesse è fornire un pacchetto, a prezzi stracciati (volo, alloggio, trattamento, spa e chissà cos’altro) per irretire il paziente. Poi dopo però il paziente è lasciato a se stesso e, dopo neanche troppo tempo, vengono fuori tutti i problemi. Purtroppo il fenomeno albanese è da un po’ che è diffuso, quindi cominciano ad esserci i primi rientri e le prime catastrofi. Devo essere onesto, alcuni lavori sono fatti meglio, altri sono fatti malissimo, manca un reale interesse nei confronti del paziente. Perché? Perché l’unico interesse è finalizzare la terapia e incassare…
Concretamente quali sono i rischi che si corrono?
La cosa che mi capita più frequentemente di vedere, visto che giro anche parecchie strutture in consulenza, è il fallimento completo delle terapie intraprese in questi centri esteri. Il paziente spesso sottovaluta alcuni sintomi precoci importanti, come il sanguinamento e il gonfiore gengivale o il sentire cattivo odore provenire dalla bocca. Poi, quando i sintomi si aggravano, si rivolgono a strutture italiane, visto che non è certo un attimo tornare in Albania. In questi casi purtroppo l’unica soluzione spesso è fare tabula rasa e ricominciare daccapo ma su un substrato osseo ovviamente molto più compromesso di quanto non fosse inizialmente. Quindi il problema per il paziente non è da poco, perché in genere queste persone hanno comunque speso cifre importanti per affrontare queste terapie, non parliamo di 100, 200 o 300 euro. Ovviamente noi odontoiatri italiani abbiamo il dovere di fare una diagnosi corretta e di informare il paziente ma non possiamo intraprendere un’opera migliorativa su una terapia intrapresa altrove senza neanche nella maggior parte dei casi conoscere le specifiche merceologiche degli impianti utilizzati e le condizioni igienico-sanitarie in cui questi impianti sono stati inseriti nell’osso del paziente. Per quanto riguarda l’Albania, occorre ricordare che parliamo pur sempre di un paese candidato ad entrare nella UE ma non ancora membro, per cui non vincolato alle stringenti normative CE.
Se vogliamo fare adesso una sintesi, in pratica possiamo dire che la qualità e soprattutto la sicurezza per il paziente hanno un costo e pensare di ridurre questo costo significa comunque incidere sulla qualità e sulla sicurezza. Il rimedio rispetto a dei costi che oggettivamente possono essere anche non affrontabili da tutti, il rimedio non è quello di andare in zone dove si rischia ma con degli interventi strutturali che possono interessare la fiscalità per esempio, una partecipazione ai costi del servizio sanitario.
Per concludere, non ne abbiamo parlato all’inizio, però come si suol dire dottor Stefano Agusto, figlio d’arte lo possiamo dire, quindi parliamo di questo studio che si trova a San Giorgio da quanto tempo.
Papà, Alessandro, è qui sul territorio da quasi poco meno di 50 anni, credo che siano 46 o 47 anni. Papà è stato il primo dentista su San Giorgio. Ed è ancora operativo peraltro, mi onora della sua presenza ancora nello studio per cui è il nostro faro, la nostra guida. Ad oggi lo studio si è arricchito perché io sono arrivato qui 18 anni fa, poi è arrivata mia moglie nel 2015, Alessia Nitti, che è igienista dentale e mio fratello, Pierluigi, da ultimo, nel 2021 si è laureato anche lui in odontoiatria. Adesso tra l’altro stiamo allestendo uno studio totalmente nuovo, più grande, più attrezzato, sempre su San Giorgio che spero verrà alla luce agli inizi del 2026.