Anche con la pandemia minacce e aggressioni ai giornalisti
Caffè e giornale. A casa propria, nel bar o in ufficio la giornata inizia così e come una liturgia si ripete ogni mattina: sfogliando qualche sito sul telefonino, ascoltando le notizie dal primo tg, leggendo i quotidiani, tenendo d’occhio la rassegna stampa. E come ogni liturgia ha in sé qualcosa di sacro che contempla la ricerca della verità, il valore della conoscenza, la libertà come bene supremo. Con la pandemia che sta segnando l’attualità del momento, le notizie e le informazioni che circolano sui giornali stanno scrivendo pagine di storia e stanno facendo sentire viva l’importanza della stampa. Ne parliamo proprio oggi che non è una domenica qualunque ma è la Giornata mondiale della libertà di stampa.
Istituita appunto il 3 maggio di 27 anni fa dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la ricorrenza invita a riflettere sul ruolo cruciale che l’informazione libera e professionale svolge per dare concretezza ai valori fondanti della democrazia e per la formazione di una pubblica opinione consapevole. Un sistema di informazione libero, pluralistico e indipendente è, infatti, sempre una garanzia per la democrazia. La giornata sottolinea il delicato compito svolto dai professionisti dell’informazione che in tante parti del mondo sono destinatari di minacce, attacchi verbali e finanche aggressioni fisiche. Ad essi, ai giornalisti “scomodi”, a quelli che rinunciano alle cappe di omertà, alle omologazioni al potere di turno; ai tanti giornalisti assassinati e a quelli vittime di privazioni di libertà personali, questa giornata è dedicata.
E oggi un’attenzione speciale va ai giornalisti ungheresi costretti al bavaglio di Stato dopo che il presidente Orban ha chiesto e ottenuto dal Parlamento pieni poteri sine die. L’allerta Covid ha offerto, infatti, approfittandone, l’occasione per reprimere le opposizioni e di mette a tacere la stampa più critica. Una situazione, questa, denunciata con forza dalla Federazione Europea dei giornalisti. In particolare, FNSI ha lanciato una staffetta ideale, aperta a tutti coloro che hanno a cuore i temi delle libertà e dei diritti e che è culminata proprio in questa giornata con un tweet storm, per ribadire #NoBavaglioUngherese.
Non va molto meglio in Serbia dove il Presidente Aleksandar Vučić ha vietato ai giornalisti di lavorare a fonti indipendenti sul tema Coronavirus, obbligandoli ad attenersi esclusivamente ai comunicati del primo ministro e della sua task force sanitaria.
Dal diffondersi dell’epidemia anche in Italia non sono mancati so aggressioni e minacce a giornalisti che stavano lavorando sul Covid-19 per veicolare comunicazioni sui rischi, sulle misure di prevenzione e sulle regole adottate dalle istituzioni e per raccontare i fatti.
Solidarietà a questi giornalisti, ovviamente, ma anche luci puntate e attenzione massima su queste vicende che rischiano di diffondersi con effetto domino a danno dei valori democratici. A tutte le latitudini i tentativi di manipolare la stampa e di allinearla al potere, al pensiero dominante, spesso si trovano a far i conti con una deontologia e un’etica che non accettano negoziazioni e compromessi. Magistrale è in questo senso Oriana Fallaci quando scrive “il dovere di parlare e scrivere diventa un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.”
La forza della categoria, quella degli operatori dell’informazione, è concentrata solo nell’unità, nella coesione e nella capacità di fare squadra per respingere sul nascere tentativo di imbavagliamento che è un attentato alla libertà di stampa.
In questo oceano in tempesta da pandemia, nel riferimento all’attualità, nella continua ricerca e trasmissione di informazione e di verità, di conoscenza e di diritto, i giornalisti si sono imbattuti anche nell’inestricabile labirinto di opinioni di tuttologi, di presunte verità, di disinformazione e di fake news. Un fenomeno già abbastanza diffuso e conosciuto anche nei tempi più antichi ma che hanno reso più complicata l’informazione pubblica aggravando il lavoro della stampa concentrata ad affermare la verità attraverso fonti validate e certificate
In una dichiarazione rilasciata prima della Giornata mondiale della libertà di stampa il 3 maggio, il segretario generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, ha incoraggiato gli Stati membri a proteggere il ruolo dei giornalisti come “cani da guardia, parte importante dei necessari controlli e contrappesi nelle società democratiche e ad evitare di limitare indebitamente la libertà dei media durante la crisi COVID-19. E la Federazione Europea dei Giornalisti sul suo sito web denuncia che «Le minacce alla libertà di stampa sono minacce al diritto dei cittadini ad essere informati. Restrizioni ai media, chiusure di giornali, controllo sulle aziende del servizio pubblico, precarietà e insicurezza delle condizioni di lavoro, intimidazioni e violenze contro i lavoratori dell’informazione sono alcuni dei molti modi di comprimere la libertà di stampa proprio mentre la pandemia di Covid-19 sta minacciando le nostre vite e l’intera economia globale. In questo momento i giornalisti e il giornalismo di qualità sono essenziali».
Maria Lucia Simeone
Foto di Andrys Stienstra da Pixabay