Il capo di Stato Maggiore della M.M. Enrico Credendino ribadisce la centralità della base navale di Taranto per la strategia di Difesa e sicurezza nel Mediterraneo nel corso dell’intervista concessa alla nostra redazione
Durante la cerimonia di cambio al vertice del Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV), avvenuta nei giorni scorsi, tra l’ammiraglio di squadra Paolo Pezzutti (cedente) e l’ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis (subentrante), il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra Enrico Credendino, si è soffermato a parlare della centralità della base navale di Taranto e dell’Italia intera, rispetto alla difesa dell’Unione europea e della NATO, che risulta essere un volano economico per il comparto navale e meccanico in considerazione dei volumi finanziari dedicati dalla Difesa per le manutenzioni ordinarie e straordinarie nonché dei servizi associati.
Già nel luglio 2020, con il via libera del Cipe al progetto di ampliamento della base navale di Taranto della Marina Militare, al finanziamento di complessivi 203 milioni di euro, il governo Conte II poneva le basi per assicurare l’attracco di 19 navi con i relativi equipaggi. Una importante infrastruttura portuale adeguata alle necessità d’ormeggio delle nuove Unità Navali Maggiori ed in genere ai nuovi bisogni operativi della nostra forza armata.

“A Taranto si sta creando un comando a due stelle della NATO, afferma Enrico Credendino, ma che sarà comandato da un ammiraglio italiano, per proteggere il fianco sud della NATO, quindi la regione del Mediterraneo, che conseguirà la capacità operativa iniziale entro la fine del prossimo anno.
Il Parlamento ha annunciato che a breve emanerà la Direttiva ministeriale per la strategia di sicurezza del Mediterraneo, nella sua eccezione allargata, comprendendo quindi anche il Golfo Persico, l’Oceano Indiano ed il Golfo di Guinea, continua il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare.
Questo da centralità all’ambiente marittimo, riconosce a livello governativo l’importanza che ha il mare per l’Italia, dal punto di vista della crescita, dello sviluppo, ma anche della sicurezza o dell’insicurezza, citando anche la recente istituzione della Zona Economica Esclusiva da parte del Parlamento.
Ricordiamo che l’Italia ha 7/8 di frontiera liquida, il mare da cui possono provenire le minacce e i rischi alla nostra sicurezza.”
La Direttiva ministeriale costituirà un primo e fondamentale passo verso il riconoscimento del ruolo dell’Italia come media potenza regionale marittima, conclude l’ammiraglio Credendino.
A tal proposito, negli ultimi decenni, il Mediterraneo ha subito una profonda trasformazione. Il concetto di regione si è progressivamente “allargato”. Il Mare si è impadronito di una fetta maggiore di entroterra. Il perimetro delle sue sfide – dal terrorismo ai flussi migratori – si è spinto oltre le sponde nord e sud, per coinvolgere appieno il Medioriente, il Golfo Persico, i Balcani e quella striscia di terra che dall’Africa occidentale attraversa il Sahel e giunge sino al Golfo di Aden.

Il Mediterraneo di oggi è dunque una realtà multipolare, dove i centri di potere si sono moltiplicati e le agende politiche – a cominciare da quelle di Teheran, Riad, Ankara, il Cairo ed Israele – sono diventate sempre più competitive.
Il Mare Nostrum è tornato quindi al centro della storia mondiale e delle sue dinamiche. Il paradosso geopolitico della regione ha creato una forte interdipendenza tra Europa, Mediterraneo e Africa. È soprattutto lungo questa duplice direttrice nord-sud/sud-nord che si gioca una partita esistenziale per il futuro del vecchio continente, per la sicurezza e la prosperità di tutti.
Photocredit Marina Militare
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