Giunge al Pronto Soccorso dell’ospedale “SS. Annunziata” di Taranto presentando un’importante cefalea e febbre, prevalentemente serotina, con temperatura sino a 40°. Così i sanitari decidono di eseguire immediatamente, in urgenza, una radiografia del torace (risultata poi negativa per addensamenti parenchimali), un’emogasanalisi con la batteria ematochimica, sino a impostare la terapia antibiotica empirica e le indagini microbiologiche del caso. Si tratta di un ragazzo 23enne, residente in Italia dal 2016.
Fra le tante indagini diagnostiche eseguite, nella giornata di oggi sono giunti i risultati della ricerca di parassiti malarici effettuati su striscio di sangue periferico, alla quale il ragazzo è risultato positivo. Per i sanitari, dunque, il risultato delle analisi è verosimilmente ascrivibile al Plasmodium vivax, parassitemia <1%, ovvero la malaria.
Inoltre, dall’indagine anamnestica è emerso che il paziente proveniva dal Ghana, un paese in cui i casi di malaria sono frequenti e che venivano trattati farmacologicamente. Ma è anche emerso che dall’ottobre 2016 non è mai tornato nel suo paese di origine e di non essere, in generale, mai uscito dall’Italia e di non aver mai ricevuto visite da familiari residenti nella sua zona d’origine. Informazioni necessarie, perché, come ben noto, la malaria generalmente viene contratta (a causa di puntura di zanzare infette), nei paesi tropicali, in particolare in Africa, dove si contano i maggiori casi di infezioni e di decessi. Il ragazzo invece ha sempre soggiornato all’interno di una comunità della provincia jonica, lavorando ogni tanto nel settore tessile.
Ad ogni buon conto, il 23enne (trasferito poi presso il reparto di Malattie infettive dell’ospedale “S.G. Moscati” di Taranto), è un caso clinico che non desta nessuna preoccupazione ai sanitari. Anzi, come riferito da fonti della Asl Taranto, la situazione è pienamente sotto controllo.
Cosimo Lucaselli