Ormai gli episodi si ripetono e pongono questioni urgenti da affrontare
Nella serata del 6 dicembre le volanti della Polizia di Stato sono dovute intervenire, per la ennesima volta, dalle parti di via Principe Amedeo, per un nuovo episodio di violenza perpetrato ai danni di una donna da parte di un giovane extracomunitario in evidente stato di alterazione psicofisica. Un’operazione non facile poiché l’uomo , dopo aver aggredito con un bastone una donna, a petto nudo, si muoveva in modo evidentemente alterato per strada. Alcuni passanti hanno filmato la scena. Si sente chiaramente pronunciare: “uccidimi non voglio più vivere così in Italia” Qui il video pubblicato da www.tarantinitime.it https://www.tarantinitime.it/2019/12/06/extracomunitario-aggredisce-una-donna-con-un-bastone-e-inveisce-contro-la-poliziavideo/ .
Purtroppo non è il primo episodio che si registra nelle vicinanze di centri servizi abitualmente frequentati da extracomunitari.
Nella sintesi giornalistica potremmo definire l’accaduto come un normale fatto di cronaca, di quelli che si registrano quotidianamente ovunque e purtroppo anche con molta frequenza. Il fatto che protagonista, ancora una volta, e in circostanze ormai standardizzate, sia un giovane extracomunitario, pone però qualche questione da affrontare. E’ inutile dire che la gente che vive nelle vicinanze di questi centri e più in generale ovunque ci siano concentrazioni di migranti, ha una percezione di insicurezza e chiede che si intervenga. Da questo al generalizzare e passare a comportamenti razzisti il passo è breve. Ma non di razzismo si tratta; lo dimostra il fatto che sul piano dell’accoglienza Taranto sia ai primi posti, a cominciare dalla presenza di un hotspot. Non ci risultano particolari episodi di intolleranza.
Per contro siamo sicuri di quanto questo ennesimo brutto episodio determinerà. “Anche gli italiani delinquono” sarà sicuramente una delle linee di difesa; si dirà anche che il giovane sarà stato stressato da condizioni di disagio, ect. Poi,nei siamo certi, fra qualche giorno tornerà libero e continuerà a vivere nelle stesse condizioni. Perché? Semplicemente perché l'”accoglienza” termina nel momento in cui questa gente mette piede sulla terra ferma. Poi restano per anni in attesa che si definisca la loro posizione, o finiscono nelle maglie di sfruttatori di ogni genere. Dunque da un lato si pone il problema di accelerare i tempi lunghissimi delle procedure, dall’altro fornire reali occasioni di integrazione, che vuol dire casa e lavoro. Ovvero ciò che non siamo in grado di assicurare, né ai migranti, né a quella ampia fascia di italiani in stato di estremo bisogno. La questione non è certo “prima gli italiani” ma parlare di accoglienza nei termini in cui oggi si realizza è molto discutibile. Poi, così come non tutti i migranti delinquono, è parimenti vero che, non tutti siano “brava gente“. Chiedere che si distinguano i veri profughi dai delinquenti (da mandare subito via) per qualcuno è razzismo, per noi è una ineludibile necessità che paradossalmente serve proprio a evitare che si alimentino idee e comportamenti razzisti.