L’obiettivo è mantenere un’elevata protezione individuale nei soggetti già vaccinati per ridurre il contagio da SARS-CoV-2
Alla luce dell’innalzamento della curva del contagio da coronavirus nel nostro Paese e, ancora di più, nei Paesi europei vicini all’Italia, il governo ha deciso in questi giorni di anticipare la data di avvio della somministrazione della terza dose alla popolazione con più di 40 anni a sei mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale.
“Il vaccino è lo strumento principale per ridurre la diffusione del virus e le forme gravi di malattia. È giusto, quindi, anticipare al 22 novembre la campagna per i richiami vaccinali per la fascia d’età 40-59 anni”. Queste le parole del Ministro della Salute, Roberto Speranza.
Le attuali evidenze mostrano che, dopo circa sei mesi dalla vaccinazione, un iniziale decadimento del livello di efficacia dei vaccini nei confronti delle forme sintomatiche, è quanto si evince nella circolare del Commissario Figliuolo.
Mentre dalla prossima settimana si da quindi il via alla terza dose di vaccino anti covid-19, il prossimo Cdm potrebbe alzare la guardia di attenzione ed adottare misure ancora più restrittive.
“La strada è un super Green pass responsabile e condiviso, per non far pagare a tutti l’egoismo di alcuni”. A sottolinearlo, in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. “Se ci saranno cambi di colore perché devono pagare tutti gli italiani vaccinati, per colpa dello zoccolo duro dei no vax, estrema minoranza, sempre più invisa?
Tra le modifiche date per certe, secondo il Corriere della sera, c’è la riduzione della durata della certificazione che dovrebbe passare da 12 mesi a 9. Alla base ci sono le nuove evidenze sul calo di efficacia del vaccino. Una modifica che con molta probabilità dovrà generare un cambio nel Qr code, il crittogramma che include i dati della certificazione.
Il questione principale resta quella della validità del tampone negativo per ottenere il green pass. Si pensa di permettere solo ai vaccinati (o ai guariti entro sei mesi) l’accesso a luoghi e servizi pubblici. I test negativi, antigenici rapidi e molecolari, in questo caso continuerebbero ad avere validità solo per accede al proprio posto di lavoro.