TARANTO – Oggi, 17 maggio, la seconda udienza del processo “Ambiente Svenduto”. La questione è vitale e si deciderà entro il 12 luglio: processo a Taranto o Potenza?
Durante la prima udienza e nel corso del primo grado di giudizio, l’incompatibilità ambientale sollevata dall’avv. Caiazza (già Presidente dell’Unione delle Camere penali) avrebbe potuto già comportare un cambio di sede processuale.
Oggi in aula solo questioni ed eccezioni preliminari. Trasferimento – quello per incompatibilità ambientale – affrontato anche dall’avv. Perrone. La questione nasce dal dott. Russo Nicola, già giudice di pace, che si costituì parte civile.
Invocato su Russo l’art.11 del codice di procedura penale: ” I procedimenti in cui un magistrato assume la qualità di persona sottoposta ad indagini, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato, che secondo le norme di questo capo sarebbero attribuiti alla competenza di un ufficio giudiziario compreso nel distretto di corte d’appello in cui il magistrato esercita le proprie funzioni o le esercitava al momento del fatto, sono di competenza del giudice, ugualmente competente per materia, che ha sede nel capoluogo del distretto di corte di appello determinato dalla legge”.
Poiché – nel costituirsi parte civile – svolgeva in contemporanea le funzioni di giudice di pace, in violazione alla norma sopra citata.
Ma Russo è anche noto per un’altra iniziativa: avrebbe fondato un comitato, Taranto Futura, promotore negli anni di una serie di iniziative referendarie, tra le quali anche quello per la modifica del nome della città in Taras o per l’annessione della provincia Jonica alla Basilicata. Se per l’art.11 il procedimento fosse stato trasferito in Basilicata, regione alla quale avrebbe voluto accorpare la provincia, avrebbe posto in essere una questione controversa.