Andrà tutto bene. Lasciamolo ai bambini questo slogan scandito come un mantra della positività, così potente da farne un hashtag. E lasciamolo scrivere, disegnare e anche colorare di tinte forti, incoronato dal suo arcobaleno. Lasciamolo pure credere ai bambini che andrà tutto bene, per aprire spazi di speranza, per somministrare fiducia e ottimismo. Incoraggiamoli e lasciamo che possano immaginare un futuro colorato e festoso come quell’arcobaleno appeso alle ringhiere dei balconi. A loro, ai bambini, non dobbiamo trasmettere la paura del domani…quella rimanga a noi! Ma, in realtà, cosa andrà bene?
Chiediamolo a un medico o a un’infermiera che stanno invocando tutte le forze per tutelare la vita e la salute, costretti a ritmi estenuanti e a scelte difficili, esposti al contagio più di chiunque altro;
chiediamolo a un familiare di una vittima Covid che si piange il suo congiunto, andato via senza un saluto, un ultimo abbraccio, solo in compagnia della solitudine che ha compreso la sua disperazione;
chiediamolo a un operaio che non sa se e quando potrà tornare in fabbrica;
chiediamolo a una donna in gravidanza che ha invertito la gioia dell’attesa con l’apprensione per la salute sua e del bambino;
chiediamolo a un senzatetto al quale è stato detto che deve restare a casa, a lui che casa non ne ha!
Chiediamolo a un imprenditore che non sa se la sua azienda vedrà la risalita; se dovrà cominciare tutto daccapo o se dovrà rassegnarsi a chiudere i cancelli!
chiediamolo a un lavoratore privo di tutele o anche agli operatori del turismo, dello spettacolo dei pubblici esercizi, ai piccoli commercianti ma anche ai liberi professionisti se veramente credono che andrà tutto bene, se veramente credono che la ripresa non dovrà fare i conti con una recessione che potrebbe togliere il respiro!
Chiediamolo a quel popolo di invisibili, di immigrati, di poveri oggi ancora più poveri e dei nuovi poveri per effetto di questa emergenza sanitaria che è anche economica e sociale.
Chiediamolo a chi vede vacillare il suo posto di lavoro, a chi il lavoro lo perderà perché la sua azienda non ce la farà ad andare avanti.
Chissà se a tutte questi uomini e donne basteranno gli striscioni colorati, i flash mob dai balconi e le sirene spiegate per trovare conforto al loro dolore, per sostenere i loro affanni o per trovare risposte alle loro preoccupazioni!
No…non andrà tutto bene, perché tutto bene non è già andato!
Questi tentativi di esorcizzare la paura della condizione attuale ed infondere coraggio non è molto convincente…almeno ai più! Non convince che ogni cosa andrà al suo posto, che le situazioni si aggiusteranno, che tutto tornerà come prima. Non andrà certamente bene se per bene si intende il modello di vita alla quale eravamo abituati, quella quotidianità che ci eravamo costruiti, quel sistema di relazioni, di modi di lavorare, di studiare e di interfacciarci. Quella ordinarietà, ancoraggio di sicurezza anche nella sua replicabilità, sarà certamente stravolta. Non andrà tutto bene perché tutto per niente bene è già andato! E non sarà più come prima! Anzi! Quella positività nell’affermazione “andrà tutto bene” misura esattamente il suo contrario: la profondità della paura e quel senso di disorientamento, di incertezza del futuro e di inquietudine che pervadono il nostro oggi e si riflettono sulla nostra percezione del futuro prossimo.
Maria Lucia Simeone