L’ Avv. Giuseppe Sorrentino (ABUSBEF) cita le leggi che già istituiscono analogo servizio
Legge 94/2009 art. 3 comma 40
40. I sindaci, previa intesa con il prefetto, possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare alle Forze di polizia dello Stato o locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale.
Riceviamo e pubblichiamo:
Gli assistenti civici, tra diritto e politica.
Assistenti civici Si? Assistenti civici No? canterebbero, con la sagacia caricaturale che li contraddistingue, gli “Elio e le storie tese”.
Entro tale perimetro, quello della parodia di vizi e virtù, andrebbe confinato il dibattito che si sta svolgendo sulla utilità o meno degli assistenti civici, almeno in una Nazione che pratica l’esercizio del pudore istituzionale.
Come accade sempre più di sovente, però, l’ilarità lascia posto allo sgomento nel realizzare che oggi, con in atto una delle più penetranti crisi socio-economiche, ciò che anima il dibattito politico è la dicotomica classificazione di questa nuova figura mitologica, come se da essa dipendessero, secondo un sottile ed ineludibile legame di causalità, le sorti del Piano industriale del Paese, delle scelte di ammodernamento e semplificazione del sistema fiscale oltre che gli interventi necessari per lo sviluppo infrastrutturale dell’Italia.
Il dibattito che ruota intorno alla nuova figura degli “assistenti civici”, che richiama alla memoria la leggenda dei Navigator, perderebbe qualsiasi valore pratico, mantenendone solo quello simbolico, se si svolgesse alla luce delle leggi vigenti.
Se aderiamo collettivamente ad una regola di buon senso , ossia quella per cui se una fattispecie è già regolata da una norma alla prima si applica la seconda, il dibattito sugli assistenti civici avrebbe come unico palcoscenico i programmi di satira politica, che sarebbero quantomeno legittimati a sbizzarrirsi sul richiamo simbolico alle ronde cittadine di volute dal leghista Maroni.
Che l’ANCI abbia manifestato la necessità di essere coadiuvata nel controllo capillare del territorio, a fronte di comportamenti antisociali riscontrati nei comuni, è prova evidente della scarsa propensione degli amministratori locali a ricorrere, nel rispetto dei limiti di legge, all’autonomia amministrativa qualora utile alla gestione del territorio, preferendone, invece, un uso astratto e dialettico a soli fini propagandistici; che il Ministro Boccia abbia inteso “suggerire” un momento di riflessione sul tema dimostra, di pari passo, la paludosità della legislazione nazionale, nella cui sabbie mobili è facile soffocare. Tranne rari esempi, la confusione legislativa, generata dalla sovraproduzione e sovrapposizione di norme, fa preferire la creazione di norme ex novo alla ricerca delle norme che già regolano i fenomeni che si intendono governare, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di conflitti normativi, ma soprattutto operativi, come recente esperienza dimostra.
Allora, pare giusto ricordare all’ANCI ed al Governo che già la legge 69 del 2009 prevede la figura degli “ osservatori volontari”, i quali possono già assolvere i compiti che si vorrebbero attribuire agli “assistenti civici”.
Volendo scendere nel dettaglio, il Decreto del Ministero dell’Interno, attuativo degli art 40 e 41 della legge 69/2009, ha espressamente previsto, all’art 2, che le associazioni di osservatori volontari svolgono attività di mera osservazione in specifiche aree del territorio comunale allo scopo di segnalare alla polizia locale e alle Forze di polizia dello Stato eventi che possono arrecare danno alla sicurezza urbana.
E’ lo stesso Decreto, poi, che all’art. 3 prevede: “Il sindaco che intenda avvalersi, ai sensi dell’art. 3, comma 40 della legge 15 luglio 2009, n. 94, della collaborazione di associazioni di cui all’art. 1 emana apposita ordinanza con la quale formalizza la propria volontà di ricorrere alle associazioni di osservatori volontari, identificando gli ambiti per i quali intenda utilizzarle”
Tanto basta acchè i comuni in piena autonomia, ricorrendo ad intesa territoriale coi Prefetti e le associazioni locali, anche del terzo settore, abbiano gli strumenti utili per richiamare, anche tramite forme di soft-control, i cittadini al rispetto delle regole di distanziamento sociale; la vera questione, e questa sì che dovrebbe avere valore politico, è il perché non lo facciano.
In ultimo, non si può non osservare che il folklore che anima la dialettica politica ha portato al paradosso per cui, oggi, siano gli schieramenti di sinistra, in una sorta di ravvedimento ideologico, a proporre misure di controllo che scimmiottano le famose “ronde cittadine” imposte nel 2009 dalla Lega.
A parte la facile ironia, urge, pur comprendendo l’oggettiva difficoltà di governare gli eventi, porre un argine alla frenesia che sta orientando scelte e politiche legislative onde evitare che la stagnazione da economica muti in assoluta.
Avv. Giuseppe Sorrentino
presidente del comitato scientifico di Adusbef (associazione dei consumatori iscritta nell’elenco di cui all’art 137 Codice del Consumo e componente presso il MISE del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti)
qui la legge 69/2009 http://www.parlamento.it/parlam/leggi/09069l.htm
qui la legge 94/2009 http://www.parlamento.it/parlam/leggi/09094l.htm