Foto: tweet Daily Mirror
Il sangue scorre lungo il mento del Presidente Trump mentre un pugno colpisce la sua guancia sinistra. Due missili dorati, ciascuno decorato con la bandiera iraniana, sparano sul fondo dell’illustrazione. “Questo è un messaggio dalla Repubblica islamica dell’Iran”, si legge in inglese. L’immagine di un Trump insanguinata e accompagnata da dichiarazioni pro-iraniane è apparsa sulla home page di un sito web del governo degli Stati Uniti, quello della Federal Depository Library Program (FDLP). Quanto accaduto è dovuto al fatto che la scorsa settimana a Baghdad un drone americano ha ucciso una delle principali figure militari iraniane, il maggiore generale Qasem Soleimani.
Non è la prima volta che accade. Le nazioni più evolute risultano fortemente dipendenti dalle infrastrutture di information e communication technology, per cui i conflitti futuri si baseranno sulla nuova frontiera della cyber warfare, una guerra che può essere condotta con attività difensive (cyber-security) e offensive (cyber-attack), mediante l’uso combinato e distribuito di tecnologie informatiche, elettroniche e infrastrutture di telecomunicazione. La guerra ai tempi di internet prevede l’intercettazione, la manipolazione o la distruzione dell’informazione e dei sistemi di comunicazione degli antagonisti, anche quando non ci sono conflitti bellici in corso, una vera e propria guerra silenziosa. Gli scopi possono essere molteplici, la compromissione di strumenti militari (computer e sistemi di rilevamento satellitare), l’azione dimostrativa (distruzione di siti a scopo di propaganda), lo spionaggio oppure l’attacco ad infrastrutture critiche di un Paese, come ad esempio il sistema di approvvigionamento e distribuzione della corrente elettrica.
D’altra parte, la continua evoluzione tecnologica delle cyber-armi rende estremamente complesso lo sviluppo di contromisure di sicurezza che possano tenerle a bada abbastanza a lungo. Non solo attacchi alle reti informatiche di uno Stato. La guerra cibernetica può essere combattuta anche sul campo di battaglia, basti pensare agli F-35, oltre alle avanzate capacità di guerra elettronica che gli permettono di localizzare e tracciare le forze avversarie e disturbare i segnali del nemico, l’F-35, nelle sue tre varianti, monta un radar AESA (Active Electronically Scanned Array) con sofisticate capacità di attacco elettronico (falsi bersagli, attacco alle reti e jamming avanzato) ed un POD esclusivamente pensato per la guerra cibernetica ed installato a bordo di molti velivoli militari, a protezione dei loro equipaggi.