Arrestata Cecilia Sala, giornalista italiana in detenzione a Teheran dal 19 dicembre scorso. Il suo nome è in cima alla lista di azioni persecutorie contro i giornalisti scomodi
C’è forse un crimine che vieti la libertà di espressione e che impedisca di raccontare all’opinione pubblica ciò che accade? In Italia no, ma per la giornalista Cecilia Sala, brillante penna del “Foglio” in viaggio a Teheran dal 12 dicembre e con regolare visto giornalistico si. Colpevole di giornalismo, di svolgere il suo lavoro. Colpevole di avere indagato nel posto sbagliato, di aver raccontato all’opinione pubblica cosa accade in una teocrazia fondamentalista come quella iraniana.
Colpevole di aver scritto della protesta delle donne iraniane contro il velo. Colpevole di libertà. L’Iran ha toccato ciò che ci caratterizza di più: la nostra libertà e democrazia. Il suo nome è ora in cima alla lista, ultima tra i tanti giornalisti perseguitati, minacciati o uccisi, a dimostrazione di quanto sia scomodo raccontare ciò che non va raccontato, a riprova delle armi che i regimi totalitari e autoritari utilizzano verso l’informazione. Jamal Khashoggi, giornalista saudita spesso noto per le sue posizioni nei confronti del principe bin Salman , è invece stato ucciso il 2 ottobre 2018 presso il consolato saudita a Istanbul, Turchia.
Il motivo? Aver continuato a indagare su bin Salman, finendo ucciso e poi squartato con una sega elettrica presso il consolato saudita. Le indagini della CIA hanno condotto a bin Salman come mandante, e dagli esiti giudiziari ne sono derivate 5 condanne a morte (poi commutate). Dietro il fermo di Cecilia Sala, ora in condizioni stabili, ma all’interno di una particolare ala del carcere dedicata ai dissidenti politici, ci sarebbe secondo i giornali una ritorsione diplomatica.
Il 16 dicembre 2024, infatti, le autorità italiane hanno arrestato all’aeroporto di Malpensa Mohammad Abedini, un cittadino iraniano accusato di traffico di componenti tecnologiche destinate alla produzione di droni militari utilizzati dall’Iran. In corso insistenti trattative tra il Ministero degli esteri e il governo iraniano per poter giungere ad un’immediata liberazione.