Allo scopo di evitare il diffondersi del COVID-19 e tenuto conto del carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia e dell’incremento dei casi in questa ultima settimana, il Governo ha dovuto mettere in campo misure più restrittive che riguardano le chiusure anticipate alle 18:00 per bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie e la chiusura di palestre, piscine, cinema e teatri ed il divieto di svolgimento di congressi e i convegni.
Un contraccolpo che la categoria dei pubblici esercizi e non solo, deve gestire, dopo aver rispettato rigorosamente i protocolli sanitari loro imposti, non possono reggere ulteriormente una situazione che decreterebbe la condanna a morte per migliaia di imprese.
Secondo la Fipe-Confcommercio, contraria alla chiusura dei pubblici esercizi alle ore 18:00, “alla ristorazione è impedita l’attività del servizio principale della giornata, mentre per i bar si tratta di un’ulteriore forte contrazione dell’operatività. “
“Le restrizioni devono essere accompagnate dai provvedimenti di ristoro economico in termini di indennizzi a fondo perduto, crediti d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda, nuove moratorie fiscali e creditizie, il prolungamento degli ammortizzatori sociali e altri provvedimento di sostegno a valere sulla tassazione locale”.
Anche il settore turistico è messo in ginocchio, vietare i congressi e i convegni, secondo Federalberghi, “mette sul lastrico un settore che dà lavoro a 570 mila persone e che genera un indotto di 64,7 miliardi di euro con un impatto diretto sul Pil di 36,2 miliardi di euro/anno”
Questo settore riveste un peso importantissimo per le città d’arte attualmente in crisi e promuove all’estero l’immagine dell’Italia, coinvolgendo tutta la filiera (alberghi, centri congressi, agenzie organizzatrici, aziende di trasporti, società di catering e di servizi tecnici) e l’intera destinazione (ristoranti, taxi, musei, shopping, etc.).
In merito interviene anche la Fiavet, attraverso il suo presidente Ivana Jelinic, che lancia il grido d’allarme del settore turistico. “La situazione è gravissima, per la stagione invernale si preannuncia un flop totale. Se quest’estate avevamo avuto cenni di ripresa del turismo, spiega Jelinic, tutto è sfumato con l’annuncio del nuovo Dpcm, che ha avuto come conseguenza un boom di cancellazioni, con il 90% delle prenotazioni per le vacanze natalizie sfumate con una perdita stimata in almeno 4 miliardi di euro per l’intero comparto”
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