Inoltre, sottolinea il presidente Nume… “a nessuno sfugga l’impegno che tutti gli operatori sanitari, nelle strutture ospedaliere e sul territorio, stanno profondendo”
Nota del presidente dell’Ordine dei Medici di Taranto, Mimmo Nume, a seguito dell’ordinanza comunale contenente nuove misure anti-Covid
Desidero esprimere piena condivisione per le misure, drastiche ma purtroppo necessarie, adottate oggi dal Sindaco di Taranto nell’ottica di un contenimento della recrudescenza epidemica in corso.
A supporto di questa decisione credo doveroso esternare e sottolineare la consapevolezza che il numero altissimo e la simultaneità dei nuovi casi, alcuni dei quali molto gravi, rischiano di piegare irrimediabilmente gli argini di una rete assistenziale che faticosamente si adopera in questi giorni per reggere l’urto di questa spaventosa ondata. Credo che a nessuno sfugga l’impegno che tutti gli operatori sanitari, nelle strutture ospedaliere e sul territorio, stanno profondendo con professionalità e spirito di sacrificio, nella maggior parte dei casi rinunciando anche al dovuto riposo pur di sopperire a carenze di organico croniche, ma che in questa fase di acuzie si manifestano in tutta la loro drammaticità. Turni massacranti nei reparti, nei presidi di pronto soccorso e primo intervento, operatori del 118 e delle USCA stremati dalle incessanti richieste di intervento, e sempre con la spada di Damocle di un possibile contagio; medici del territorio costantemente impegnati nel monitoraggio per il contenimento a domicilio dei casi meno gravi, presidi di prevenzione sovraccaricati oltre ogni limite dal tracciamento delle innumerevoli segnalazioni.Ma è il nostro dovere di professionisti della salute, e nessuno, pur consapevole dei rischi che corre, si tirerà indietro.Ci risulta peraltro che nei reparti elettivamente dedicati al trattamento della malattia da coronavirus questa patologia si stia presentando ora con le caratteristiche di una maggiore aggressività sulle vie aeree inferiori, comportando tra l’altro un monitoraggio continuo dei parametri, il che spesso richiede, nel caso sia saturata la disponibilità delle postazioni telematiche in dotazione, valutazioni estemporanee sicuramente attendibili ma pesantemente impegnative, soprattutto se svolte in strutture attivate nella fase emergenziale dove l’eroismo di medici e operatori deve sopperire con un lavoro senza soste a carenze strumentali talora critiche; non va infine sottovalutato il rischio che approssimazioni organizzative spinte dall’urgenza possano avere ricadute negative sulla qualità e universalità dell’assistenza.Nè deve sfuggire l’innegabile e costante concomitanza di tutte quelle patologie, oncologiche e cardiovascolari in primis, che non hanno minimamente ridotto la propria pressione sui reparti di elezione e di area critica dislocati nel presidio ospedaliero centrale come in quelli periferici, che ci auguriamo non vengano drasticamente sacrificati nella riconversione in corso delle strutture cliniche per far fronte alla maggior richiesta di posti letto Covid. Sarebbe ragionevole anzi una loro sistematica riorganizzazione in senso rafforzativo, anche con la individuazione di percorsi differenziati che allontanino il rischio di contagio per i pazienti più fragili.In tutti i casi, auspichiamo che tutte le scelte vengano sempre adottate sentiti gli operatori, quelli che sui vari fronti stanno combattendo, in prima persona e senza risparmiarsi, questa durissima e rischiosa battaglia, facendo tesoro delle loro osservazioni nell’ottica di una efficace ed efficiente assistenza.Ma c’è altro che tutti, davvero tutti, possiamo e dobbiamo fare per superare al più presto questa terribile crisi. Usare sempre e in modo corretto le mascherine nei nostri contatti con estranei e nei luoghi pubblici, mantenere sempre e attentamente le distanze, osservare scrupolosamente le più elementari norme di igiene personale.Può sembrare paradossale, ma proprio in questo pur spiacevole “distanziamento” dovremo essere capaci di riscoprire il senso vero di una vicinanza che non deve essere necessariamente fisica quanto piuttosto degli affetti e dell’attenzione verso gli altri.E se poi dovesse comunque comparire qualche sintomo che ci preoccupa ma che non sia davvero di grave entità, evitiamo di correre al pronto soccorso o di richiedere impropriamente l’intervento del 118; non esitiamo invece ad informare il nostro medico o pediatra i famiglia, o i medici della continuità assistenziale, che sapranno fornirci tutte le indicazioni necessarie a superare anche questa brutta stagione.