Grande clamore mediatico su un episodio che va approfondito nel merito
Da approfondire anche il tema delle condizioni in cui molti ammalati vivono la degenza e in alcuni casi muoiono in totale abbandono. La politica si occupi anche di questo.
In questi giorni le dichiarazioni pubbliche della figlia di un paziente Covid morto nell’ospedale di Taranto, stanno alimentando un ampio dibattito sulle condizioni in cui questi ammalati si ritrovano una volta ricoverati.
Come spesso accade certe notizie finiscono sui canali nazionali, come nel caso dei veleni dell’acciaieria, delle cozze alla diossina, dei bambini falcidiati dal tumore, dei femminicidi, e via discorrendo. Mai una soddisfazione, potremmo dire!
L’impressione è che dopo l’esercito, presto scenderanno in campo gli avvocati. Gli angeli, gli eroi della prima ondata sembrano oggi essere diventati diavoli! Due prime considerazioni sono d’obbligo; innanzitutto se ci sono state attività illecite, di rilievo penale, sarà la magistratura a stabilirlo. Poi occorre puntare l’attenzione non sui singoli comportamenti, che vanno sempre valutati caso per caso senza generalizzare, ma sull’intero sistema che sta evidenziando tutti i suoi limiti.
Il Covid, non presenta livelli di letalità superiori ad una qualunque influenza, ma ha una estrema facilità di contagio. Se avessimo una rete di medicina territoriale adeguata il 90% dei casi si risolverebbe tranquillamente con cure a domicilio.
Questa rete non c’è, o quantomeno non è all’altezza del compito, e quindi tutto finisce con il ricadere sulle strutture ospedaliere, a loro volta insufficienti. Non ci sono eroi; chi sceglie di fare il medico sa quali siano i rischi che corre, e, soprattutto, si ispira al giuramento di Ippocrate. Fare bene il proprio compito è cosa giusta e doverosamente compensata.
Poi come in ogni categoria c’è chi quel giuramento onora fino in fondo, e chi no. Stessa cosa accade per gli avvocati, gli ingegneri, i notai, i professori, etc. Semmai riferendoci ai tanti medici, infermieri e paramedici morti in questo periodo possiamo parlare di martiri, vittime di un sistema incapace di garantire loro le necessarie condizioni di sicurezza.
Ma veniamo alla sostanza della denuncia che circola in questi giorni ormai su tutti i media nazionali. Non entriamo nel merito del caso specifico che sarà sicuramente oggetto di indagine; sul piano generale però non possiamo non esprimere disagio, usando un eufemismo, nel pensare a come il necessario isolamento degli ammalati ricoverati in ospedale, si trasformi in una disumana, innaturale, forma di totale privazione dei più elementari diritti e libertà costituzionalmente sanciti. Sappiamo di casi in cui è stato impedito l’uso del cellulare (in generale non ci riferiamo a Taranto), interrotto qualunque collegamento con i familiari.
Per non parlare dei casi più gravi che si concludono con la morte, e il divieto perfino dei funerali. C’è qualcosa che andrebbe rivisto. Certo, l’auspicio è che al più presto si possa uscire fuori da questa condizione di grande disagio per tutti, ma nelle more, la politica intervenga per fare chiarezza e soprattutto per rendere meno traumatico un evento che già lo è di suo.
Francesco Ruggieri