Secondo la stima condotta dall’Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler
Secondo i dati raccolti al 18 febbraio scorso, in Italia la prevalenza della cosiddetta “variante inglese” del virus Sars-CoV-2 era del 54,0%, con valori oscillanti tra le singole regioni tra lo 0% e il 93,3%, in Puglia al 47,5%.
Nella stessa regione non si registrano dati percentuali per le altre due varianti, mentre per quella “brasiliana” era del 4,3% (0%-36,2%) e per la “sudafricana” dello 0,4% (0%-2,9%) per il resto dell’Italia.
L’indagine ha visto la partecipazione di un elevato numero di laboratori distribuiti nella maggior parte delle aree del paese, e ha permesso di ottenere risultati relativi alla tipizzazione genetica/genomica su un numero significativo di campioni positivi sul territorio italiano.
Queste le principali riflessioni dell’Iss emerse dalla “flash survey”:
la cosiddetta “variante inglese” sta diventando quella prevalente nel paese, e in considerazione della sua maggiore trasmissibilità occorre rafforzare/innalzare le misure di mitigazione in tutto il paese nel contenere e ridurre la diffusione del virus mantenendo o riportando rapidamente i valori di Rt a valori <1 e l’incidenza a valori in grado di garantire la possibilità del sistematico tracciamento di tutti i casi.
Dai dati emerge una chiara espansione geografica dall’epicentro umbro a regioni quali Lazio e Toscana della cosiddetta “variante brasiliana“, che deve essere contrastata con le massime misure di mitigazione.
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