Attivo dal lunedì al sabato un servizio telefonico di consulenza psicologica per la gestione di ansia e stress da isolamento
“Strani giorni” è il titolo di una celebre canzone di Franco Battiato, che proprio oggi compie gli anni, e “viviamo strani giorni” è il verso che possiamo prendere in prestito dal maestro per racchiudere quanto stiamo vivendo in queste ultime settimane. L’emergenza Coronavirus si è prepotentemente affacciata nel nostro Paese il 21 febbraio scorso, quando a Codogno, un piccolo paese al centro della Val Padana fino ad allora sconosciuto ai più, Mattia, trentottenne sportivo e in salute, è diventato il primo caso italiano di Covid-19. Da quel giorno è passato solo un mese, che però sembra un secolo. Nel frattempo le condizioni di Mattia si sono aggravate, l’uomo è finito in terapia intensiva e il Coronavirus ha iniziato la sua inarrestabile marcia nelle regioni del Nord. Da una prima zona rossa che comprendeva solo i comuni intorno a Codogno e qualche comune in Veneto, la situazione di contagiati e vittime è peggiorata rapidamente. L’8 marzo la zona rossa è stata estesa all’intera Lombardia e ad alcune altre province del Piemonte, Veneto e Emilia Romagna, dando la stura a una fuga dalle regioni del nord di tanti studenti e lavoratori fuorisede. L’assalto ai treni, agli aerei, ai mezzi privati o condivisi ha portato migliaia di persone a cercare rifugio nei territori di origine – in Puglia quasi ventimila, secondo la stima comunicata dal presidente della Regione Emiliano – e, con loro, il virus anche nelle altre regioni d’Italia. Mentre si registravano i primi casi anche nella nostra regione, la situazione in Lombardia è diventata tragica: decine di migliaia di malati, strutture ospedaliere al collasso, migliaia di morti e un bollettino che peggiora di giorno in giorno. Il Coronavirus ha fagocitato le nostre vite: le misure per arginare la diffusione del contagio hanno portato alla chiusura delle scuole prima, poi dei musei e dei luoghi di cultura, quindi dei bar e dei ristoranti, delle palestre, dei centri ricreativi, anche delle chiese, fino alla raccomandazione della distanza sociale (un metro) e infine alle ultime disposizioni che chiudono ogni attività non ritenuta essenziale e obbligano l’intera popolazione alla permanenza in casa, con la possibilità di uscire solo per casi di comprovata necessità, lavoro e salute. A questo soggiorno forzato in casa, si aggiungono le notizie allarmistiche che giungono da settimane dai mezzi di comunicazione: ogni giorno alle 18, la Protezione civile snocciola la conta dei morti. E così tutti noi, dopo un iniziale ottimismo, con slogan e hashtag che fieramente rivendicavano la volontà di non fermarsi, ci siamo resi conto che la situazione è divenuta così grave da faticare a tenere accesa quasi ogni velleità di reazione. Partito come un intercalare di speranza comune a tutti, “Andrà tutto bene” è diventato solo una frase da far scrivere ai bambini sotto gli arcobaleni disegnati e prima orgogliosamente mostrati sui balconi accompagnati da canzoni di resistenza e appartenenza e ora tenuti in casa, in numerose e annoiate copie, realizzate per far passare il tempo ai pargoli.
Questa situazione mette a dura prova la nostra salute psicologica: le preoccupazioni e l’incertezza aumentano, alla paura di contrarre il virus si aggiunge una “sospensione della normalità” che può portare a reazioni emotive difficili da gestire. Come per ogni momento difficile, i primi a soffrirne sono i soggetti caratterizzati da “fragilità sociale” (come ad esempio bambini, anziani, disabili), ma da ansia e incertezza non sono immuni neanche gli adulti o le persone solitamente considerate centrate.
Per questo motivo la ASL di Taranto ha attivato il progetto diAMOvoce, una linea telefonica di consulenza psicologica a cura del Dipartimento di Salute mentale: ventuno psicologi specializzati pronti a fornire il loro supporto per aiutare i cittadini e gli operatori sanitari a elaborare e gestire un evento traumatico come questo.
Il numero da chiamare è lo 0994786449 ed è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 14:00 e dalle 15:00 alle 19:00 e il sabato dalle 10:00 alle 14:00.
Il servizio si affianca a quello informativo di primo livello attivato dalla Struttura di Comunicazione (ne abbiamo parlato qui e qui) ed è stato ritenuto necessario da parte della Asl Taranto poiché la dimensione psicologia e emotivo-affettiva dell’emergenza se non adeguatamente riconosciuta e gestita può determinare nel tempo disturbi psichici più persistenti. La quarantena, infatti, porta al rafforzamento degli stimoli esterni che sono fonte di stress, come la paura di essersi contagiati e anche quella di poter contagiare gli altri, in particolare i famigliari, il timore di rimanere senza beni necessari, alimentari o per la salute, la noia, il senso di impotenza o inutilità ma anche l’ansia di non avere accesso alle informazioni reali e corrette. In questi momenti di emergenza è fondamentale essere al fianco dei cittadini più fragili per prevenire e governare reazioni di panico che potrebbero determinare drammatiche conseguenze. Per questo, un confronto con un professionista potrà supportare le persone per contenere il disagio psicologico dei singoli, prevenire l’insorgenza dei danni psichici peggiori e ottimizzare le capacità di rispetto e attuazione delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza previste. Senza dimenticare che, nonostante i numeri impressionanti comunicati dalla Protezione Civile, Mattia di Codogno è uscito dalla terapia intensiva, ora è a casa e, ormai guarito, aspetta la nascita del suo primo figlio, le misure di isolamento sono uno sforzo che potrà iniziare a dare i suoi frutti in termini di rallentamento del contagio – già negli ultimi due giorni il numero dei contagiati e dei morti ha registrato una lieve flessione, ancora non ritenuta indicativa da parte degli esperti ma fa ben sperare – e se ognuno di noi continuerà a comportarsi in maniera seria e responsabile, andrà tutto bene.
Francesca Perrone