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    Libia

    Un antico rapporto d’interdipendenza?

    I rapporti Italo-Libici prendono per me una connotazione personale, eventi storici e geografici che scavano nel profondo della mia famiglia e della mia crescita, ho trascorso un pezzo della mia infanzia tra la Cirenaica e Tripolitania a seguito delle paterne attività lavorative nell’ambito dei servizi alle aziende di estrazioni petrolifera e di costruzioni di grande opere . Queste zone hanno visto da ben più di cento anni fa la costante, a volte pressante e a volte moderata, presenza italiana, secondo caratteristiche militari/coloniali, economiche ma anche culturali. Esiste in realtà oggi come oggi un paese unito definibile come Libia ? Probabilmente nel 2021 l’unità nazionale è chimerica se non artificiale e comunque poco studiata e documentata, d’altronde senza l’intervento coloniale italiano e il battesimo di diverse regioni sotto un solo nome, tale “nazione” non si sarebbe probabilmente costituita, non sarebbe passata attraverso una monarchia figlia di una formale indipendenza coloniale, e non sarebbe stata tenuta insieme da chi con la “rivoluzione dei colonnelli” ha “impersonato” la nazione libica dal primo settembre 1969  e per i 42 anni successivi: Muʿammar Gheddafi  autodefinitosi guida e comandante della rivoluzione della “Gran Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista

    I prodromi pre-coloniali

    La costa Africana prominente sulle acque del mediterraneo vede nei secoli XV e XVI il declino delle famiglie dinastiche Berbere, queste terre mostrano così il fianco alle “potenze” europee (in special modo alla Spagna), e Ottomane ,  innestando una sorta di rivalità da “conquistadores” che vede inevitabilmente vincente la forza Turca che utlizza le “flotte da corsa”, quei pirati che sono ben situati nel nostro inconscio fanciullesco, ma che ben diversamente con la forza delle razzie e delle incursioni, molto poco ortodosse,  riescono a stabilirsi lungo tutta la costa africana ricevendo anche una sorta di riconoscimento giuridico come protettorato dell’impero Ottomano. Nella realtà, Il controllo turco sulla regione di quella sarebbe poi stata la Libia,  è stato poco più che nominale durante gran parte del periodo ottomano. Nella regione occidentale, la Tripolitania, i discendenti di un governatore ottomano, Ahmad Karamanli, ottengono diritti ereditari come pascià nel 1711 e li mantengono fino al 1832. Nel distretto orientale della Cirenaica il potere reale risiede nei Senussi, seguaci di un religioso del XIX secolo riformatore (al-Senussi al-Kabir), il cui credo di una vita sunnita rigorosa e semplice si rivela popolare tra le tribù beduine. Le fondamenta dell’alienazione di un mediato dominio  turco  dalla regione non è però il risultato dell’antagonismo locale. Deriva  in realtà dal bisogno  della “nazione” Italia, per mezzo del governo Giolitti, di recuperare il ritardo nella corsa coloniale e di e di aumentare la sua partecipazione in Africa finché c’è tempo. Anche se di fatto le regioni libiche altro non erano che “una scatola di sabbia” ai tempi che precedevano l’individuazione dei giacimenti petroliferi avvenuta solo nel 1959. Quindi poco appetibile al colonialismo “imperiale” e forse un po’ di facciata per quello Italico.

    La colonizzazione italiana

    Nel suo breve arco di esistenza la colonia italiana della Libia vede due guerre mondiali e l’ascesa del fascismo. Questi eventi hanno effetti profondi e diversi nella regione. Nei fatti ai primi del 900 la regioni Libiche si stagliavano tra quelle che vedevano la stabile colonizzazione  francese e britannica, ma anche altra parte del nord Africa in cui l’Italia aveva comunque  sviluppato ampi interessi commerciali che vedeva sul posto popolazione civile italiana, che per quanto esigua, risiedeva anche nelle future terre di Libia. Nel 1900 i governi francese e italiano giungono a un accordo ai tempi segreto. La Francia ha progetti sul Marocco , l’Italia sulla Libia. Ciascuno permetterà all’altro una mano libera. Nel 1911 l’Italia invia un ultimatum di 24 ore a Istanbul, chiedendo la presenza di truppe italiane in Tripolitania e Cirenaica per proteggere la popolazione italiana locale a questo immediatamente una dichiarazione di guerra e l’invasione quasi immediata delle terre pretese come protettorato. Nella realtà gli italiani fecero  relativamente pochi progressi, in parte a causa di una vivace resistenza da parte delle tribù Sennusi legati in definitiva al dominio Turco perché almeno sono “fratelli musulmani”. Nell’autunno del 1912 la Turchia, impattata da perdite su altri fronti, si dichiara pronta a concedere,  secondo i termini di un trattato firmato in ottobre a Ouchy, sia la Tripolitania che la Cirenaica. La “nuova potenza coloniale” presto occupa anche Fezzan, una regione a sud-ovest sotto il controllo di Sennusi. Con l’annessione del Fezzan, la Libia moderna prende forma, anche se ancora solo come una vasta area che soffre e risente molto dell’occupazione italiana. Succederà che le richieste della prima guerra mondiale causeranno il ritiro delle truppe italiane fino a quando solo le città costiere della Libia saranno trattenute al sicuro. Altrove il controllo ritorna alla rete locale di Senussi Zawiya . Dopo la guerra il leader Senussi, Mohammed Idris, tenta di raggiungere un compromesso con gli italiani. Nel 1920 riconosce la loro sovranità sulla Cirenaica costiera. In cambio gli viene concesso il titolo di emiro. Ma questo rapporto difficile si sgretola con l’inizio del fascismo. La  colonizzazione Italiana, quella forte e spietata avviene in verità per mano del generale Graziani, secondo alcuni storici una vera e propria carneficina, con una programmazione e attuazione mirata di omicidi degli oppositori, cha para abbia portato a  un calo demografico  del   40% della popolazione.  Difatto Idris fugge in Egitto nel 1923, mentre i governatori fascisti in Libia, mossi da Graziani, adottano misure forti, compreso l’uso dei campi di concentramento, per sottomettere completamente la resistenza. E’ anche vero che i Senussi in quanto nemici dell’Italia, durante il secondo conflitto mondiale, diventarono alleati della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, svolgendo una campagna militare tra il 1942-43 che spingerà gli eserciti italiano e tedesco a ritirarsi dal Nord Africa. In realtà bisogna riconoscere che solo e proprio con Mussolini e il regime fascista si ebbe l’imposizione del nome nazionale di Libia e l’unificazione concreta della Cirenaica, della Tripolitania e del Fezzan nei suo nuovi 1.775.500 chilometri quadrati. L’artificialità dei suoi attuali confini salta ben chiara allo sguardo dell’osservatore  perché non seguono andamenti naturali come in antichi stati, non ci sono fiumi, montagne o deserti con soluzioni di continuità, ma coordinate artificiali che ben si realizzano tramite meridiani e paralleli.    Nel 1951, in periodo post bellico, l’Italia come nazione perdente nel conflitto e sottoposta alla volontà. non tanto militare quanto economica, degli Stati Uniti d’America (in modo contrapposto all’egemonia URSS post bellica a cui erano sottoposti altri paesi del Nord Est Europeo) decide di concedere l’indipendenza alla Libia trasformandola in una Monarchia. Si può affermare che esiste un accordo tra i due grandi stati (USA-URSS) vincitori della seconda guerra mondiale per rendere indipendenti gli stati africani dai loro colonizzatori (si ravvisano qui i prodromi delle future contese economico/petrolifere)

    La monarchia

    Durante le fasi successive della guerra e nell’immediato dopoguerra la Tripolitania e la Cirenaica sono amministrate dagli inglesi, mentre il Fezzan è sotto il controllo dei francesi. Ma è stato concordato che il futuro della Libia sarà deferito alle Nazioni Unite. Il risultato è una risoluzione per l’indipendenza libica. Nel dicembre 1950 un’assemblea nazionale che rappresenta tutte e tre le province elegge Mohammed Idris come re della Libia. Idris , dichiara formalmente l’indipendenza del nuovo stato il 24 dicembre 1951. La Monarchia è però una classica monarchia fantoccio, gli stati europei tutti, inclusa l’Italia, vogliono in definitiva mantenere un controllo indiretto, influenzando la selezione di amministratori deboli e incapaci di garantire una vera e propria autonomia dall’ex colonizzatore. I rapporti Italiani con la Monarchia sono abbastanza continui e nasce la tematica di “pagare i dazi” dei danni del periodo coloniale, cosa che delinerà in seguito le relazioni tra l’Italia e il regime di Gheddafi.  E’ bene rammentare che al margine dell’indipendenza si stabilisce un trattato di amicizia, con dei risarcimenti a base economica, dove l’Italia d’impegna a versare un contributo economico di circa 5 milioni di sterline come forma di ricompensa coloniale. Idris governa come un monarca all’antica, con scarsa considerazione per gli ideali democratica, inimicandosi di fatto la popolazione. Per i primi otto anni il suo regno è allo stesso modo arretrato, una regione impoverita in cui un’economia di sussistenza è stimolata solo dai proventi delle basi aeree britanniche e statunitensi e dagli aiuti internazionali. Questa situazione viene trasformata nel 1959 dalla scoperta di importanti riserve petrolifere. Idris, sulla base di una forte e rinvigorita posizione economica, inizia ad affermare la nuova indipendenza della Libia. Iniziano così i nuovi   negoziati per garantire il ritiro delle truppe straniere dal suolo libico. Di fatto Idris sembra sempre in ogni caso un fantoccio agli occhi del suo popolo e viene presto superato dall’avanzata dei Colonnelli in una sorta di rivoluzione di velluto, che vedrà re Idris rifugiarsi, dopo la resa, in Italia; cosa che confermerà agli occhi del mondo chi tirasse le fila di un re burattino.

    Continua …….

    Dott. Egidio Francesco Cipriano
    Psicologo Informatico

    Foto di aymen-juha da Pixabay

    Bibliografia

    Wanderwalle D., Storia della Libia Contemporanea , Salerno Editrice, Roma, 2007

    Varvelli A., La Libia e l’Italia. Dalla guerra di conquista del 1911 a oggi, Edizioni del Capricorno, Torino, 2016

    Sitografia

    https://www.reuters.com/article/oittp-berlusconi-libia-30ago-idITCIA03705120080830

    https://www.ilsole24ore.com/art/diritto-internazionale-ronzitti-l-accordo-berlusconi-gheddafi-puo-essere-riattivato-AEvpQfVF

    https://it.wikinews.org/wiki/Incontro_tra_Berlusconi_e_Gheddafi,_firmato_l%27accordo:_%C2%ABFiniscono_40_anni_di_malintesi%C2%BB

    https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-7-2011-002902_IT.html

    https://it.wikipedia.org/wiki/Mu%CA%BFammar_Gheddafi

    Di Egidio Francesco Cipriano

    Già docente a contratto presso le Università di Teramo e di Chieti, inizia la sua attività lavorativa e di ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie e nello sviluppo di strumenti software intelligenti, diventa Presidente della Società delle Scienze Informatiche e Tecnologiche e si occupa di Cybersecurity, CyberIntelligence e CyberCrime; è autore di diversi testi, quali “Bullismo e Cyberbullismo – Comprendere per Prevenire” per Amazon, Eucip Business & System Analyst per i tipi di Hoepli e altri; ben presto realizza che l’informatica si pone spesso come una riduzione di quello che l’uomo suppone essere la struttura della sua mente. Inizia così i suoi studi negli USA e in Italia, in ambito psicologico della comunicazione, della psicogenealogia di Annè Ancelin Schützenberger e della PNL non trascurando la Psicologia Analitica di C.G. Jung e le Costellazioni Familiari secondo Bert Hellinger. Laureatosi in Psicologia oltre che in Scienze Pedagogiche consegue in seguito tre master universitari di specializzazione in “Mediazione Familiare e negoziazione del conflitto”, “Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione” e “Didattica avanzata”. Si specializza in psico teatro per adulti e bambini ed elabora un sistema di Mindfulness transgenerazionale. Negli anni tra la sua esperienza in New York e quella in Italia pratica e si certifica come facilitatore di Terapia Cranio Sacrale e Traumatic Incident Reduction per il trattamento del PTSD (Post Traumatic Stress Disorder). Si specializza nella rilevazione del Disturbo Narcisistico di Personalità e nel supporto e recovery delle persone codipendenti da narcisisti ("vittime") . Ha ricoperto il ruolo di E-learning Manager presso la ASL di Taranto progettando e gestendo percorsi formativi in ambito sanitario. E' attualmente vicepresidente dell'associazione Aps Art 21 e presiede il comitato tecnico scientifico dell'osservatorio permanente sulla disabilità (Osperdi) occupandosi anche di Assistive Technology come supporto alle persone diversamente abili.

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