La cultura enogastronomica unita a storia e tradizioni dei territori sono fonte di economia e incontrano il consenso della maggioranza dei cittadini. Ma alcune élite non lo comprendono.
Capita sovente di sentire denigrare alcuni eventi sarcasticamente definiti “la sagra della polpetta!“; un modo un po’ radical chic di prendere le distanze da manifestazioni popolari, ovvero aperte alla fruizione della maggioranza dei cittadini. Con una visione molto ristretta del termine cultura si fa riferimento ad eventi a numero chiuso (spesso con accesso “preferenziale”); concerti a pagamento ( non per tutti ovviamente!), regate milionarie.
Noi siamo abituati a girare nei territori e spostandoci soprattutto nel barese, ma da tempo anche nel leccese e brindisi, riscontriamo tutt’altra mentalità.
Sabato e domenica, 9 e 10 novembre, si è svolta a Noci (BA) una nuova edizione di “Bacco tra le Gnostre”. La ventunesima per la precisone. “Bacco nelle gnostre non è semplicemente una festa, ma un’autentica espressione della nostra identità – afferma il sindaco di Noci, Francesco Intini – È un’occasione in cui la comunità di Noci si riunisce e mostra con orgoglio le proprie radici, accogliendo con calore visitatori da tutta la regione e da fuori” (fonte Baritoday )
Nelle ultime edizioni si sono registrate ben 100.000 presenze in due giorni. Tantissimi gli stand espositivi suddivisi tra slow food e artigianato. Prodotti tipici pugliesi come il capocollo, la zampina, il caciocavallo, le mozzarelle, le orecchiette, e naturalmente il buon vino accompagnato alle caldarroste. Musica dal vivo per tutti i gusti. Ma anche mostre dell’artigianato, e un museo della strada. Occasione anche per parlare di raccolta differenziata.
Numeri incredibili che creano economia ma che, soprattutto, incontrano l’ampio interesse di grandi quantità di persone.
Si può unire l’enogastronomia di qualità alla storia e alle tradizioni ricavandone un mix di cultura, economia e intrattenimento che non è poi una brutta cosa. Anche più vicino a noi, vedi ad esempio Martina Franca si può sperimentare questa modalità. Un’economia fondata sul turismo necessita di numeri non di piccole nicchie autoreferenziali.
Taranto, la seconda città pugliese e una delle più importanti del Sud, non dispone di un’area adeguata per ospitare fiere, congressi, concerti. E questo, sia chiaro, da lungo tempo quindi con la responsabilità di chi l’ha amministrata negli ultimi venti anni almeno.
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