Il mancato rinnovo al contratto di fornitura di gas russo da parte dell’Ucraina, con uno stop da 130 miliardi, inasprisce ancora di più il problema delle materie prime
L’intensificarsi della guerra in Ucraina, quando il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso Kiev, ha segnato uno spartiacque epocale non solo in campo bellico. Quella mossa, non inaspettata ma forte, avrebbe cambiato – forse per sempre – non solo le dinamiche geopolitiche in atto, ma anche il problema delle materie prime. Con una fornitura di gas, quella proveniente dalla Russia, con la quale abbiamo fatto i conti per decenni, c’era da mettere la parola fine. Le sanzioni innumerevoli che sono state inflitte alla Russia, benché poi abbiano costituito non pochi effetti anche in Italia, avrebbero per forza condotto ad uno stop del gas russo, proprio perché su quel gas la Russia poneva un ricatto, utilizzandolo come merce vantaggiosa o svantaggiosa, tramite un forte rialzo dei prezzi o la richiesta di acquistarlo in rubli.
Così nell’aprile 2022 Gazprom ha interrotto le forniture di gas a Polonia e Bulgaria, perché questi due paesi si erano rifiutati di pagare in rubli. Nel mese di maggio l’Ucraina ha poi sospeso il transito del gas attraverso Sokhranovka, punto cruciale di passaggio per l’oro blu di Mosca. Nel mese di giugno dello stesso anno problemi al Nord Stream 1, dove dapprima si riportavano problematiche di tipo tecnico legate alla manutenzione, per poi successivamente giungere, a settembre, all’esplosione di Nord Stream 1 e 2, con ingenti perdite di gas nel Mar Baltico.
Un vero e proprio sabotaggio, quello che colpì i due gasdotti Nord Stream , interrompendo una delle vere e proprie fonti di approvvigionamento di gas naturale dalla Russia alla Germania. Così l’Europa si inseriva, senza troppi complimenti, in un meccanismo di embargo di materie prime, di sanzioni commerciali e dal risvolto politico. Così il rischio di pagare il gas maggiormente da Stati Uniti o Norvegia era più elevato. Ed infatti furono siglati contratti di fornitura di gas con gli USA, Norvegia, Qatar, Egitto, Israele, Canada,Algeria, Nigeria, Mozambico, Angola. La fornitura di gas russo si ridusse drasticamente, da 150 miliardi di metri cubi nel 2021 a 42,9 miliardi di metri cubi alla fine del 2023.
E ad oggi? Con uno stoccaggio di quasi l’80% di gas russo potremmo essere coperti per l’inverno, eppure si prevedono, come riportato stamattina dal “Messaggero”, aumenti in bolletta anche fino a 300 euro. La fornitura di gas russo, se pur ancora presente dal gasdotto Turkstream, costituisce l’8% del totale delle importazioni europee, a fronte del 50% prima del conflitto in Ucraina.