Al colossale fallimento di Melucci ed Emiliano dovrà sostituirsi il protagonismo pragmatico di Massimo Ferrarese, il nuovo commissario dei Giochi del Mediterraneo di Taranto. Alle favole raccontate da una sinistra di palazzo, presuntuosa e autoreferenziale, impreparata dinanzi agli appuntamenti non ordinari, l’operatività concreta di una classe dirigente competente e rinnovata.
Una volta divenuta esecutiva la nomina firmata dal ministro Fitto, Ferrarese avrà 90 giorni di tempo per presentare il nuovo programma delle opere da realizzare per la manifestazione sportiva del 2026. In questo arco di tempo sarebbe auspicabile aprire una fase contrassegnata dal concorso di idee, una sorta di dibattito competente e plurale, con il coinvolgimento per esempio di tutti gli stakeholder presenti sul territorio (a cominciare dagli Ordini professionali, prima sedotti e poi abbandonati dall’Amministrazione Melucci…), all’insegna del ‘che fare’ e ‘come fare’?
I Giochi non solo segneranno la storia contemporanea del capoluogo jonico, ma anche quella futura se sapremo essere bravi e lungimiranti. Se sapremo rendere permanente la nostra progettualità, capace cioè di svilupparsi anche per gli anni successivi. A tal proposito, riteniamo importante pensare alla nostra città come il luogo dove una moderna – e attrezzata – “Medicina dello sport” possa nascere e fungere da riferimento, da centro dedito all’eccellenza e alla ricerca per un’area più grande dei soli confini riferibili alla nostra città e alla nostra provincia. Una Medicina dello sport che serva l’intero Sud Italia, che diventi punto di riferimento del Mediterraneo per l’appunto.
Parliamo di alternative produttive, di modelli che ci affranchino dalle monoculture economiche, come se le stesse piovessero dal cielo e non fossero, invece, il graduale e faticoso lavoro di conciliare il possibile con il probabile. Per noi i Giochi del Mediterraneo dovranno servire a questo. A tratteggiare un orizzonte diverso, anche avveniristico se fosse possibile. Taranto hub dell’intero Mezzogiorno di uno sport che si saldi, che diventi tutt’uno con la ricerca e i servizi medico-assistenziali. Molto potrà essere. Ma quel molto non dovrà sganciarsi, essere altra cosa da una classe dirigente preparata e seria. Basta con gli improvvisatori di professione che utilizzano la politica pur di darsi un lavoro che, in molte circostanze, latita nelle loro vite.