Ieri, 11 maggio 2019, ha preso il via da Bologna la 102esima edizione del Giro d’Italia. Questa edizione, dopo 21 tappe e oltre 3.500 km percorsi, giungerà a Verona il 2 giugno.
Certamente non possiamo nascondere la delusione per un percorso che non si inoltra più a sud della provincia di Foggia e non è la prima volta che il Giro penalizza il Meridione. Inoltre, dobbiamo tener conto del fatto che questo sport, specie al Sud, conta molti meno seguaci che in passato. Non sono più i tempi di Coppi e Bartali, quando il ciclismo in Italia era seguito quasi quanto il calcio, e nemmeno quelli più recenti di Gimondi, Moser e Pantani. Salve poche eccezioni, il ciclismo di oggi appare tante volte fin troppo tattico e tecnologico, lasciando poco spazio agli exploit personali dei grandi campioni.
Tuttavia, riteniamo che il ciclismo, anche nella provincia jonica, conti tuttora numerosi estimatori. In particolare, la più importante gara professionistica del nostro paese continua ad avere un grande fascino, evocando non di rado, in molti di noi, ricordi indelebili, di quando sfide e imprese dal sapore epico, che seguivamo con interesse, si intrecciavano a particolari vicende della nostra esistenza; o anche – e gli esempi sarebbero tanti – a vicende importanti della nostra nazione.
Per questi motivi Oltreilfatto, quest’anno, ha scelto di seguire il Giro d’Italia, lungo le tre settimane della corsa. Per farlo, ci affideremo al commento di un campione, dello sport e della vita, originario del nostro territorio. Stiamo parlando di Leonardo Melle.

Leonardo Melle è un ciclista paralimpico nato e residente a Manduria. Nella categoria triciclo T1, è stato Campione d’Italia e Campione d’Europa per tre anni consecutivi e, nel 2017, in occasione dei Mondiali di Paraciclismo di Pietermaritzburg, Sudafrica, Vicecampione del Mondo nella prova in linea e medaglia di bronzo nella prova a cronometro. 1° nel ranking mondiale dal 2015 al 2018. Dal 2017 fa parte della Nazionale Italiana di Ciclismo Paralimpico.
La prima tappa è stata una cronometro di 8,2 km, con partenza da Bologna e arrivo al Santuario della Madonna di San Luca, in gran parte pianeggiante, con gli ultimi 2 km in salita. La tappa è stata vinta dallo sloveno Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma), che indossa quindi la prima maglia rosa. Roglic ha coperto il percorso in 12’54’’, distanziando di 19’’ il britannico Simon Yates e di 23’’ il siciliano Vincenzo Nibali. Nelle tre posizioni successive, troviamo altri tre possibili pretendenti alla vittoria finale: il colombiano Miguel Ángel López, l’olandese Tom Dumulin, il polacco Rafał Majka.
La seconda tappa, da Bologna a Fucecchio (205 km), è stata vinta in volata dal tedesco Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe), battendo Elia Viviani e Caleb Ewan. Immutata la classifica generale. La tappa è stata caratterizzata dalla lunga fuga di otto ciclisti, poi ridottisi a quattro (Marco Frapporti, Francois Bidart, Lukasz Owsian e Giulio Ciccone), che sono stati raggiunti dal gruppo a soli 7 km dall’arrivo.
Il commento di Leonardo Melle al Giro d’Italia e alle prime due tappe:
«Giro d’Italia!? Credo sia più appropriato chiamarlo Giro d’Italia del Nord, avendo escluso il Sud e le isole. Spero tanto nelle maglie azzurre: da atleta della Nazionale Italiana tifo per Vincenzo Nibali. Ad ogni modo, che vinca il migliore! Mi spiace tantissimo per Alejandro Valverde, il campione del mondo in carica, che non ha potuto prendere il via per l’infortunio all’osso sacro.
Sulla cronometro di ieri non c’è molto da commentare. Ottima la prestazione di Nibali, secondo me ci farà vedere un bel Giro d’Italia. Ho notato troppe insidie del manto stradale e troppa gente sul percorso.
Quella odierna è stata una bellissima tappa. Complimenti ai quattro in fuga. Da ciclista, mi sgomenta vedere una caduta a un chilometro dall’arrivo. Ottima prova per gli italiani, in particolare ho visto un grande Viviani. Il manto stradale, anche nella tappa di oggi, presentava molte insidie, e continuo a vedere troppa gente sul percorso. Ho intravisto un tifoso con il cane, mi domando se costui sapesse che incidente avrebbe potuto provocare il cane se si fosse buttato sul gruppo che passava a quella velocità.
Per il resto, siamo ancora in fase di studio e riscaldamento, il Giro è lungo… Forza Azzurri!»
Giuseppe Pesare
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