Lo studio Sentieri indica 600 bambini nati malformati a Taranto nel periodo di osservazione dal 2002 al 2015. E’ però un dato che si è prestato a diverse interpretazioni e che ha generato qualche “battibecco” in città.
Eccesso di allarmismo o moderata cautela? Le posizioni di Forleo, Liviano, Moschetti e Marescotti
Nessuno ha mai nascosto, noi giornalisti compresi, che Taranto è una città particolarmente difficile. Difficile per le numerose controversie che riguardano le tematiche ambientale e la loro inevitabile ricaduta sullo stato di salute dei cittadini. Inoltre nessuno ha mai nascosto che Taranto è sempre, nel bene o nel male, una città che vuole cercare di riscattarsi e che vuole essere risarcita per tutti questi anni passati nel limbo. Ma è anche vero che non sa come fare.
Ad appesantire la permanenza nel limbo è stato il nuovo studio Sentieri, pubblicato proprio di recente, secondo il quale a Taranto sono nati circa 600 bambini malformati su un totale di 25.853 nascituri, nell’arco di tempo fra il 2000 e il 2015, da donne residenti a Taranto e a Statte.
Questo studio oggi, ha portato molti a puntare, per l’ennesima volta, il dito con la maggiore fonte inquinante della città. L’(ex) Ilva. Ma è anche vero che questi dati hanno fanno molto discutere e sembrano essersi prestati a chiavi di lettura diverse fra gli esperti (ognuno per le proprie competenze), che da sempre hanno voce in capitolo sulla questione.
Per cercare di fare un po’ di chiarezza nella questione, la “Voce del Popolo” ha cercato di riordinare le idee. Così abbiamo deciso di istituire una “tavola rotonda” fra alcuni esperti, i quali ci ha dato la propria spiegazione.
E allora abbiamo invitato a intervenire il primario della Neonatologia dell’ospedale “SS. Annunziata” di Taranto, Oronzo Forleo, il consigliere regionale pugliese, Gianni Liviano, la pediatra esperta in problematiche ambientali e membro del Gruppo italiano pediatri per un mondo possibile, Annamaria Moschetti e l’ambientalista, Alessandro Marescotti.
Secondo Marescotti
“Alla pagina 74 della valutazione del danno sanitario Ilva esiste un’informazione molto sintetica che parla di 600 bambini nati malformati fra il 2000 e il 2015. Noi abbiamo dato questa informazione pubblicamente, chiedendo che venisse integrata con altre informazioni presenti nello studio Sentieri, attualmente non disponibile.
L’Istituto Superiore della Sanità ha realizzato questa ricerca su tutti i siti inquinati. In questi siti ne ha individuati alcuni in cui c’è un eccesso di bambini nati malformati rispetto al dato atteso. E Taranto rientra fra questi. Per quanto riguarda i bambini che presentano malformazioni al sistema nervoso sono +43%.
C’è chi non si stupisce più di niente. Io invece mi stupisco ancora del fatto che ci sia questo 43%. E fosse anche solo un bambino, io mi stupirei e mi allarmerei comunque.
Il dato si valuta prendendo il dato regionale che corrisponde al dato atteso e poi si confronta con i singoli dati (in questo caso Taranto). Il dato atteso era circa 550, mentre il dato osservato a Taranto è di 600. Quindi il dato osservato è superiore a quello atteso. E in particolare all’interno di questo dato complessivo, quello che maggiormente desta preoccupazione è il dato dei malformati al sistema nervoso e agli arti.
Inoltre questo dato dei 600 bambini malformati non incorpora il dato dei feti, ai quali si è proceduto all’interruzione di gravidanza (dati che verranno conteggiati nel nuovo registro che partirà dal 2015 in poi).
Noi abbiamo anche fatto una forte pressione a livello globale per ottenere che i dati dello studio Sentieri, contenessero più informazioni dettagliate. E all’interno di questa richiesta siamo riusciti a pubblicare lo studio Sentieri nazionale. E grazie alla nostra pressione tutti i Siti nazionali contaminati possono conoscere le proprie criticità sanitarie. Grazie a questo, ad esempio, oggi in Toscana si è aperto un grosso dibattito sui nati malformati a Piombino, Massa Carrara, Livorno. Quindi il nostro impegno non è servito solo per Taranto, ma è servito a livello globale.
E va detto che lo studio Sentieri ha confermato al 100% quanto noi avevamo già accennato in precedenza, ovvero quello dei 600 bambini malformati a Taranto.
Chi ci ha considerato allarmisti, adesso si deve ricredere, perché, lo ripeto il dato è confermato al 100% e chi afferma il contrario in questa città è perché sembra che non voglia che questi dati escano fuori. Perché probabilmente offuscano le bellezze della città o che ostacolano il turismo.
Però un discorso è il turismo e le prospettive di crescita della città e un altro discorso è la tutela del bene primario della verità.
Quindi la nostra è un’azione a tutela della verità che, purtroppo, anche se sgradita, va detta”.
Secondo Forleo
“Vorrei premettere che non è mia intenzione confutare dati dllo studio Sentieri. Inoltre, aggiungo che non parlo mai di casi di cui non ho conoscenza e su cui non ho competenza. A me interessa solo parlare dei neonati. E comunque condivido le battaglie umane e sociali per rivendicare un ambiente migliore.
Quei dati si riferiscono agli anni che vanno dal 2012 al 2015 e ci dicono che sono nati 600 bambini malformati su 25.853. Stiamo parlando quindi di una percentuale del 2,3% di bambini malformati sul totale dei bambini nati. Va però chiarito che in quella percentuale sono calcolate anche le malformazioni che non hanno un collegamento diretto con gli effetti dell’inquinamento. Dire il contrario è del tutto arbitrario. Perciò si tratta di malformazioni in sintonia con l’andamento europeo e che non rivestono alcun carattere di allarmismo. Negli ultimi quattro anni, per esempio, abbiamo avuto, come valore grezzo, 150 malformazioni su circa 8mila bambini. Quindi, continuiamo a essere in sintonia con quel 2,3%. Pertanto c’è una certa stabilità. Quindi, io non contesto i dati, ma l’uso allarmistico che ne viene fatto. Tutto ciò, lo ripeto e lo dico nella piena condivisione delle battaglie che vengono condotte per l’ambiente e per un modello di sviluppo che non sia legato solo alla grande industria.
Spiego anche il perché… Innanzitutto va detto che i dati si basano sulle schede di dimissione ospedaliera (SDO). E le SDO indicano solo la diagnosi e non danno informazioni sull’eziologia delle malattie. Per essere più chiari, nel caso in questione, non indicano l’origine della malformazione.
A questo punto subentra un altro problema, quello della prevenzione. Problema causato purtroppo anche dalla carenza di personale sanitario. Dico questo perché se ci fosse la giusta prevenzione si potrebbero evitare la nascita di molti bambini malformati. In particolare parlo di prevenzione nei riguardi delle cause principali di questa tipologia di nascite, ovvero mi riferisco alle donne affette da diabete, alle donne che fanno uso di alcol e dei virus. Queste tre cause insieme costituiscono un buon 80% delle motivazioni che possono portare alla formazione di un feto malformato. Quindi non bisogna pensare che ci sia necessariamente un nesso con i problemi ambientali.
Concludendo, con i dati Sentieri mi sembra che si stia aprendo lo stesso scenario allarmistico che scoppiò quando venne sollevato il caso del latte materno alla diossina. Anche in quel caso venne creato un allarmismo ingiustificato, perché il latte materno, anche quando è portatore di livelli accettabili di diossina, è sempre da scegliere. L’allattamento materno, anzi, va incentivato non solo per la bontà del latte materno stesso, ma anche perché favorisce il rapporto tra mamma e bambino. Nel nostro ospedale, per esempio, grazie al metodo del rooming in e del nido aperto, abbiamo prodotto un incremento vertiginoso del latte materno. Ed è un vero successo.
Io penso che abbiamo bisogno di restituire speranza. E questo lo possiamo fare anche parlando di vita, non solo attraverso parole di morte”.
Secondo Moschetti
“I dati forniti dallo studio Sentieri ci dicono che nel periodo compreso fra il 2000 e il 2015 sono stati riscontrai 600 casi di malformazioni congenite con una prevalenza superiore del 9% rispetto all’atteso. Quindi, statisticamente significa che sono dei dati affidabili, perché chi li ha prodotti è un ente affidabile. Questi dati sono anche stati inclusi nella valutazione del danno sanitario prodotta da Asl di Taranto, Aress Puglia, Arpa Puglia. Come medico non posso che prendere atto che le maggiori agenzie pugliesi e nazionali hanno riportato un dato che non è contestabile. Anche perché lo studio Sentieri studia le malattie che sono correlabili, dalla letteratura scientifica, agli inquinanti immessi nel territorio, che per Taranto si tratta di un Sito di interesse nazionale – Sin. Di conseguenza, noi non possiamo che ritenere affidabile il fatto che ci sia un eccesso di malformazioni rispetto all’atteso.
Detto questo, ritengo che sia molto particolare pensare di dover elevare il livello di allarme sulle malformazioni a Taranto, perché in questa città vengono immesse, da decenni, sostanze che hanno vari effetti nocivi sugli organi e sugli apparati. Questi dati, quindi, sono noti da decenni, sin dai primi studi di orientamento dell’Organizzazione mondiale della Sanità e pertanto la situazione di Taranto è di allarme sociale. Questo perché Taranto è un Sin e certamente un Sin per definizione è un posto nel quale la popolazione è in allarme. Sarebbe insipiente non esserlo. Piuttosto, in generale, direi che non è di certo quest’ultimo studio Sentieri a doverci mettere in allarme. L’allarme nasce da decenni di studi. Noi medici, quindi, prendiamo atto di tutti gli studi fatti su Taranto dal 1980 a oggi.
Ma il vero problema è che noi viviamo in una città, in cui assistiamo a un accanimento diagnostico, con indagini sulla popolazione in assenza di una terapia o di un trattamento. L’unica cura possibile attualmente è quella di evitare di immettere sulla popolazione sostanze nocive. Sono decenni che si producono esami su esami che dimostrano sempre le stesse cose. E solo quando derubricheranno Taranto dai Sin, allora cesserà l’allarme sociale.
Infine, ci tengo dire che ho consultato anche i colleghi Nicola Laforgia (direttore dell’Utin del policlinico di Bari e coordinatore del registro regionale per le malformazioni) e Oronzo Forleo, con i quali ci siamo trovati perfettamente in linea sulla veridicità dei dati”.
Secondo Liviano
“Lanciare numeri in valore assoluto senza alcuna contestualizzazione e senza alcuna modalità di confronto con altre realtà territoriali non mi pare un grande servigio al territorio. Non vi alcun dubbio sul fatto che la nostra città sia inquinata, continuare però a passare gli onori alle cronache nazionali con toni allarmistici e sensazionalistici invero non ha alcun senso, anzi ricorda toni tafazziani. A Taranto sono nati 600 bambini deformi su 25832 bambini nati vivi nel periodo tra il 2002 e il 2015 con la media del 2,32% annua. La media europea è del 2,56% annua. Quindi paradossalmente Taranto ha una media inferiore alla media europea. Io credo che tutti dobbiamo cercare la verità, non un rigo, né una parola in cui rallentiamo la portata dell’inquinamento nella nostra città, ma neanche inutili drammatizzazioni quando non esistono i presupposti”.
Noi, in redazione, non sempre deteniamo la verità su tutto. Cerchiamo anche noi di capirla e di trasmettervela. Qui, oggi, abbiamo solo assolto, con orgoglio, al nostro compito di fare cronaca, con imparzialità. Ci sembrava giusto farlo, perché in questi giorni abbiamo raccolto testimonianze di gente confusa che non sa cosa pensare. E così abbiamo creato questo servizio nella speranza di mettere in ordine le idee.
Però va anche detto che è un sacrosanto diritto di tutti esprimere le proprie idee, condivisibili o no che siano. Ma lo scempio al quale abbiamo assistito in questi giorni, nel quale sui social si sono diffuse ingiurie e minacce nei riguardi di Gianni Liviano e Oronzo Forleo, sono assolutamente indegne per un paese che si proclama civile e democratico.
Cosimo Lucaselli