La Bibbia
La Bibbia esprime la convinzione che i sogni possano contenere rivelazioni dall’alto, come in quelli di Giacobbe di Giuseppe e del Faraone nel libro della Genesi. La visione profetica, afferma la Bibbia, arriva in un sogno. Un detto rabbinico dice che un sogno è un sessantesimo di profezia. Maimonide (detto Rambam) studioso talmudico vissuto in tra la Spagna e l’Egitto tra il 1135 e il 1204 nella “Guida del perplesso” sviluppa la sua teoria secondo cui nel sogno la facoltà immaginativa viene risvegliata, senza la quale la profezia è impossibile
Talmud
C’è una enorme quantità di materiale sui sogni nel Talmud ma anche un certo grado di ambiguità sull’efficacia dei sogni. In un passaggio talmudico è implicito che i sogni sono una manifestazione dell’inconscio, come suggerisce Freud, o, almeno, questo è il significato che può essere dato alla dichiarazione talmudica: “Un uomo è mostrato solo in un sogno di cui pensa durante il giorno”. L’affermazione talmudica secondo cui un sogno dipende da come viene interpretato, è ben denotata dal noto rabbino spagnolo, Shlomo ben Aderet (detto Rashba), vissuto a Barcellona tra il 1235 – 1310 che individuò una cerimoniale per interpretare i sogni terrifici. Il sognante doveva enunciare a tre ascoltatori una frase rituale: “Ho fatto un sogno e non so cosa farne”; e questi rispondevano: “Il sogno è buono ed è per il tuo bene”.
Digiuno
Era inoltre tradizione che le persone disturbate da sogni funesti, digiunassero per scongiurare i possibili secondari effetti malvagi. I rabbini permisero di intraprendere un digiuno simile anche di sabato per liberare l’uomo dalla sua ansia, ma obbligarono anche a intraprendere un altro digiuno per aver digiunato di sabato.
Sogno e Profezia
Il sogno profetico, diversamente dalla profezia in veglia era un’esperienza viva. Il sognatore non guardava solo il futuro, lo viveva nel qui e ora onirico. Sentiva che gli eventi del suo sogno gli stavano veramente accadendo proprio in quel momento. Pertanto a differenza di una profezia in cui ad un profeta si mostrava una visione del futuro, il sognatore veniva effettivamente trasportato nel futuro, per sperimentarlo direttamente. Nel pensiero Ebraico i sogni non solo hanno un significato, ma possono essere una sorta di esperienza extracorporea in cui si ricevono messaggi importanti e vitali. Il libro della Genesi è disseminato di sogni dei Patriarchi e di altri personaggi. Giacobbe sognava una scala in piedi per terra con la testa in cielo e gli angeli che salivano e scendevano. Un chiaro messaggio che ci sarebbero state nuove presenze angeliche che lo avrebbero scortato durante il suo viaggio verso Charan avvicendandosi a quelle che lo scortavano in Israele. Rammentiamo il sogno di Giuseppe e delle undici stelle, profezia del suo futuro regno, oltre quello del faraone interpretato da Giuseppe stesso sui successivi sette anni di abbondanza seguiti da altrettanti anni di carestia.
In definitiva, il sogno non ordinario nell’antica tradizione Ebraica era un luogo di contatto con Dio, dove veniva mostrato il futuro in modo spesso simbolico, ma vivo, con lo scopo a volte di ricevere istruzioni per attuare il volere dell’Altissimo per il bene del suo popolo; l’ordinario rimaneva una sorta di proiezione inconscia del quotidiano.
dr. Francesco Egidio Cipriano
Psicologo
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