Nota del comitato Piazza Grande Futura di Taranto sulla questione Ilva di Taranto

Apprendiamo della la richiesta di dimissioni degli Amministratori Straordinari di ILVA in A.S. che proviene da alcuni organi istituzionali e l’altrettanta solerzia con la quale la dirigenza del Partito Democratico, provinciale e cittadina, ne sostengono le ragioni.
Un tema che evidentemente non ha a che vedere con aspetti legati alla valenza professionale degli attuali incaricati, quanto piuttosto con ragioni politiche ed in particolare quelle che sono sotto l’evidenza di tutti, ovvero le incomprensibili motivazioni per le quali la città, Taranto, le sue forze produttive, le sue rappresentanze ad ogni titolo, non vengano puntualmente coinvolte sulle decisioni e sul destino di un impianto che non può in alcun modo lasciare indifferenti i nostri cittadini.
Perché sono i nostri cittadini a lavorarci, in grande parte, e perché sono i nostri cittadini che hanno pagato e pagano le conseguenze degli aspetti ambientali di quello come degli altri stabilimenti industriali alla nostra periferia.
Forse maggiore credibilità avrebbe assunto la stessa solerzia quando le decisioni sul futuro dell’impianto e della città erano prese, già dopo i fatti del 2012, a Roma e a Milano, da incaricati dai precedenti Governi, nello stesso infelice modo di condurre la questione, non coinvolgendo adeguatamente la città ed in alcun caso abbiamo ascoltato sollevarsi analoghe proteste, magari anche all’interno dello stesso partito democratico.
Sarebbero state anche esse più che giustificate, almeno per come siamo stati abituati a credere nella politica e nella partecipazione.
Prendiamo atto che anche tra i sostenitori più convinti delle politiche su Ilva di Renzi e Calenda, come nelle nostre istituzioni locali, si vada diffondendo la convinzione che non è sufficiente mantenere una interlocuzione a distanza su questa vicenda, ma che ci si debba impegnare molto di più nel considerare che il futuro di quell’impianto, qualunque esso sia, debba essere deciso a Taranto, coinvolgendo Taranto e i suoi cittadini, e non possiamo che esserne felici, ma manteniamo buona memoria su quello che è accaduto, e pretendiamo che l’atteggiamento del Governo cambi davvero questa volta, e che il coinvolgimento del territorio sia reale e non solo di facciata.
Quindi lanciamo oggi la proposta che da subito sia smantellato il comitato di sorveglianza di Ilva spa, in cui siedono ENI e Banca Intesa e tre professionisti nominati dalla politica romana (avv. Massimo Conforti, dr Ermanno Sgaravato, avv Massimiliano Cesare) e che non rappresentano il territorio, e siano subito nominati esperti che abbiano una relazione col territorio interessato dalla attività dello stabilimento Ilva e creditori chirografari come i proprietari di immobili del quartiere Tamburi e le ditte dell’indotto Ilva al posto dei creditori in prededuzione ENI e Banca Intesa (rappresentate dall’avv. Massimo Mantovani e dall’avv. Andrea Bernava).
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