Colui che non ha preso il numero
Quando si salta fuori dall’abisso chiunque stia a guardare non può che vederci folli; nel vuoto si cade e in genere nulla vi proviene, ma per chi ancora non si è prenotato nella coda umana e che nulla attende, proprio quello che ancora non ha preso il numeretto, non c’è verso di essere aridamente classificato. C’è una strana saggezza senza predisposizione ad essere saggio nell’incedere del matto, sembra andare verso un obiettivo, si rivolge a destra? Guarda in alto? Indiscutibilmente possiede un corpo o semplicemente così appare per chi lo guarda dal ciclo della vita. Il matto è in qualche modo un entità astratta che emerge da un precedente modo di essere, un pregresso universo personale e collettivo. Veste le sue scarpe rosse e si manifesta come una farfalla uscita dal bozzolo, che dispiega le ali senza prendere il volo, perché ha il cielo sotto i piedi e il futuro mondo potenziale nella sua bisaccia, insieme all’esperienza di quello da cui proviene o che semplicemente è stato. Si appoggia sul bastone che lo connette alla terra senza averne bisogno se non per il piacere e la meraviglia di farlo. Veste come un giullare, perché solo l’ironia e il ridere di se e con gli altri rende veramente liberi, e lui viene dalla libertà. Come ogni essere libero appare solo, unico, ma avendo messo piede oltre il cielo e dentro la terra, un animale sceglie di accompagnarlo al suono dei suoi sonagli; un’antica volpe che miagola passando ad essere un cane che lo sostiene e lo spinge verso il nuovo cammino, dove rinunciando alla sua libertà di vagabondo diventerà un pellegrino taumaturgico del nuovo essere nel mondo e nella varietà del manifestarsi ancora libero in ogni arcano che verrà.
L’aspetto Piscologico
Psicologicamente nel matto si tende a proiettare l’esperienza della libertà, agognata o rifiutata. La non appartenenza scelta o altrui cagionata. L’inizio di un viatico verso la saggezza o la perdizione della frammentazione psichica. Scegliere o essere scelti dalla figura archetipica del matto implica il mettersi sulla via individuale, quella che gli altri uomini non seguono; il matto batte la “strada che non andava in nessun posto“, che Rodari per mezzo di Martino Testadura, ci ha raccontato alle scuole elementari; quella strada che può essere percorsa solo la prima volta da qualcuno che traccerà un mappa, mai utilmente percorribile dagli altri.
Si diventa matti, avventurieri, mistici per scelta o perché obbligati o dimenticati dalla nostra famiglia. Il matto Milarepa ne ha incarnato entrambi i modelli in una sola vita. Essere matto in ogni caso è un rischio una volta posato il piede sulla terra.
Questa carta senza numero rappresenta l’affrancarsi dalla dipendenza, voluta o coatta, prendendo le distanze dalle norme, anche quelle autogenerate. Ci si afferma nella trasgressione dei divieti, o ci si perde anche in modo ambivalente, nel diventare il reietto al quale tutto è stato sottratto. Il matto per quanto libero ha in se una silente sofferenza che genera la sua risata. L’identità è spesso una chimera a cui rinunciare o a cui silentemente anelare nel passaggio di carta, diventando prigioniero della virtuale cella interiore che nessuno può abbattere se non il cessare della follia.
Dicotomia del dritto o capovolto
L’arcano si muove o ha paura di andare, è pronto a prendere il volo, così come mai decollare, di lasciare il peso dell’altrui considerazione come legarsi alle catene di chi lo guarda. Come tutte le carte ha un dritto o un rovescio. Il qui e ora si manifesta in modo assoluto in ambedue i versi.
Racconti Taroccati – Laboratorio Gratuito di StoryTelling con i Tarocchi
Domenica 31 Gennaio 2021 dalle 16:00 alle 18:00
(Un semplice punto di vista, grazie ai maestri … Alejandro, Marianne, Oswald, Jean-Luc, Micheal, Alma, Filo e tanti altri che saranno sempre presenti ogni volta che una carta si chiamerà fuori dal mazzo)
Dott. Egidio Francesco Cipriano
Foto Egidio Francesco Cipriano