Alcuni giorni fa, nell’ambito del 40° Congresso Nazionale della Società Italiana di Endocrinologia (massima società scientifica di endocrinologia del nostro Paese) tenutosi a Palazzo dei Congressi a Roma, la dott.ssa Giovanna Muscogiuri, originaria di Manduria (TA), è stata premiata come miglior endocrinologo italiano sotto i 40 anni di età. La studiosa, di 37 anni, ha ricevuto questo premio, come si legge nella relativa motivazione, «per la qualità della ricerca ed il curriculum».
Infatti, partecipando a gruppi di ricerca internazionali presso alcune delle più prestigiose università del mondo (Università di San Antonio, USA; Università di Oxford, Regno Unito; Università di Heidelberg, Germania; ecc.), Giovanna Muscogiuri ha avuto modo di prendere parte a importanti programmi di ricerca in campo endocrinologico, conseguendo risultati degni di nota. I suoi studi variano dalle malattie metaboliche, in particolare il diabete e l’obesità, all’endocrinologia ginecologica, al ruolo della vitamina D.
Dopo il diploma di maturità classica conseguito presso il Liceo “F. De Sanctis” di Manduria, la dott.ssa Muscogiuri si è laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dove si è successivamente specializzata in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo. Quindi il Dottorato di ricerca in Scienze Endocrinometaboliche ed Endocrinochirurgiche, e l’inizio di una brillante carriera da ricercatrice, cui si è accennato prima.
Autrice di numerosi articoli e saggi su riviste scientifiche internazionali, oggi Giovanna Muscogiuri svolge la sua attività di ricerca (e gran parte dell’attività clinica) presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” di Napoli, e ha un ambulatorio di endocrinologia anche a Torre Santa Susanna (BR).

Abbiamo raggiunto telefonicamente la dott.ssa Muscogiuri per parlare con lei di questo suo successo e dei suoi studi.
Dott.ssa Muscogiuri, un altro importante riconoscimento impreziosisce la sua carriera, grazie ai suoi studi sulla vitamina D. Può descrivere ai nostri lettori, in sintesi, l’oggetto e le risultanze della sua attività di ricerca?
Il premio mi è stato conferito perché ho effettuato delle ricerche che hanno comportato il raggiungimento di notevoli traguardi scientifici tramite pubblicazioni su riviste internazionali di elevato impatto nell’ambito della disciplina dell’endocrinologia, che già in precedenza hanno portato al conferimento di premi internazionali, tipo l’“Early Investigator Award” della Società Americana di Endocrinologia nel 2016 e il premio della Società Europea della Nutrizione quest’anno. Il premio della Società Italiana di Endocrinologia mi è stato conferito per delle ricerche che ho effettuato nell’ambito della vitamina D. Fino a poco tempo fa si pensava che la vitamina D fosse una vitamina che avesse il ruolo di preservare la salute dell’osso. In realtà, di recente, grazie anche ai miei studi, seguiti poi da altre ricerche effettuate da altri ricercatori di livello internazionale, si è scoperto che il deficit di vitamina D ha un ruolo nella comparsa anche di altre malattie, come il cancro, le malattie autoimmuni e altre malattie endocrinologiche.
Quali sono i suoi programmi di ricerca futuri?
Le ricerche a cui sto lavorando attualmente hanno l’obiettivo di riuscire a capire meglio come il deficit di vitamina D predisponga all’insorgenza di malattie extraossee, in particolare di malattie croniche, come quelle cardiovascolari, il cancro e il diabete. Rilevando questo ruolo si può capire, eventualmente, quanta vitamina D somministrare, e quando somministrarla, per prevenire l’insorgenza di queste malattie.
Nelle sue ricerche si è occupata spesso di obesità e malattie metaboliche. In che modo i suoi studi possono essere concretamente di aiuto alle tante persone che combattono, quotidianamente, problemi di obesità o di sovrappeso?
L’obesità è definita negli Stati Uniti come “la madre di tutte le malattie” perché è una condizione patologica che predispone all’insorgenza di tumori, malattie metaboliche, patologie del sistema immunitario. Soprattutto, l’obesità è una malattia in crescita: si ritiene che nel 2030 nel mondo una persona su cinque sarà obesa. Perciò urge trovare delle terapie per aiutare a perdere peso e per prevenire l’incremento previsto di tutte le malattie correlate all’obesità. Parlo tanto di terapie farmacologiche quanto di terapie nutrizionali. Le mie ricerche nell’ambito dell’obesità hanno avuto lo scopo di chiarire quali fossero i meccanismi patologici che portano all’obesità. Comprendere tali meccanismi, insieme alle alterazioni nutrizionali che portano all’obesità, ci consente di fare una prevenzione e un trattamento più mirati.
Per quanto riguarda la prevenzione, cosa possiamo consigliare ai nostri lettori?
Il Sud Italia è uno dei posti in cui è più facile fare prevenzione contro l’obesità perché il territorio offre degli alimenti che sono salutari non solo perché sono poveri di calorie, ma, alcuni di essi, come l’olio d’oliva, il vino, i pomodori, sono anche ricchi di sostanze antiossidanti, quindi hanno sia un effetto nella perdita del peso, sia un effetto di protezione diretta del sistema cardiovascolare tramite, appunto, il sistema antiossidante. In definitiva, consiglio di seguire la dieta mediterranea sia per prevenire l’obesità e il sovrappeso, sia per prevenire altre patologie.
Che cosa si sentirebbe di dire ai giovani che vogliono intraprendere il percorso della ricerca?
Posso rispondere a questa domanda con la frase con cui ho concluso la lettura del premio, una frase di Rita Levi Montalcini: «La scelta di un giovane dipende dalla sua inclinazione ma anche dalla fortuna di incontrare un grande maestro». Secondo me l’Italia, per quanto bistrattata dal punto di vista della ricerca, ha comunque grandi maestri che possono insegnare a fare ricerca ai giovani che ne hanno voglia.
Giuseppe Pesare
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