Si infuoca il dibattito relativo all’obbligo vaccinale a seguito dell’eliminazione delle multe a chi non si è sottoposto al vaccino anti COVID. Una fetta politica, quella della sinistra, in coerenza con l’approccio rigoroso e severo assunto durante la pandemia, ha definito questa decisione politica “uno schiaffo e un insulto a chi è morto”.
Eppure, la stessa politica ha avallato un sistema di gestione del virus, come ammesso candidamente dallo stesso ex Ministro della Salute Roberto Speranza, caratterizzato da un approccio cieco e confuso, poiché spesso – si è espresso – si brancolava nel buio. Il primo stato ad essere colpito dal virus, l’Italia, era anche quello più impreparato. Nei due filoni di pensiero e di approccio pandemico, liberale e coercitivo, l’Italia ha scelto il primo, e dopo la caduta del governo Conte e l’insediamento del governo Draghi, ha proseguito con delle politiche che non solo non hanno sempre trovato riscontro nei dati scientifici, ma che hanno condotto ad una vera e propria frattura nella fiducia cittadini e istituzioni.
Il dibattito pubblico era teso, e qualunque voce contrastante e che portasse alla luce dati nuovi che remassero in direzione opposta all’approccio sanitario del ministro Speranza erano aspramente criticati e bollati come eretici. Proprio l’altro giorno, su La7 Francesco Giubilei, editorialista de “Il Giornale” e presidente della Fondazione Tatarella ha ricordato l’illegittimità di tali provvedimenti, asserendo che la cancellazione delle multe a chi non si è vaccinato è un passo in avanti proprio per dimenticare un tipo di approccio politico e antiscientifico nella gestione della pandemia. Il governo poteva e doveva convincere alla vaccinazione, promuovere il beneficio di uno strumento preventivo nei confronti dei sintomi gravi della malattia.
Non poteva però ricattare, né eludere giuridicamente il sistema non imponendo un obbligo – e quindi non assumendosi le responsabilità di eventuali danni, che ci sono stati ed ampiamente documentati – ma utilizzando un lasciapassare, il certificato verde, che impediva lo svolgimento di servizi e di attività. Si brancolava nel buio? No, si sapeva tutto. Anche quando in conferenza stampa Mario Draghi, ex Presidente del Consiglio, nel mese di luglio 2021 affermava:” con il green pass si avrà la certezza di stare in ambienti con persone non contagiose, e quindi considerati sicuri”.
Nulla di più falso, e smentito categoricamente da giornali, medici e scienziati nei mesi a venire. Proprio quando nel mese di dicembre 2021, nel periodo di vaccinazione delle terza dose, picchi di oltre 100.000 casi positivi al giorno risaltavano nei bollettini, evidenziando – con un tasso di vaccinati elevato, che superava l’80% della popolazione – la totale incertezza su questo dato. Secondo Giubilei tali disposizioni erano in contrasto con la Costituzione, con alcuni principi vitali del nostro diritto come l’eguaglianza e il diritto alla lavoro, laddove il diritto alla salute può e deve essere bilanciato con altri diritti.
Una gestione pandemica in stile liberale avrebbe convinto i cittadini anche più riluttanti, senza porre nei loro confronti atteggiamenti di questo tipo. Solo il ritiro dalla circolazione del vaccino Astrazeneca dopo la somministrazione di massa a poliziotti, insegnanti e lavoratori del settore pubblico (per i quali l’obbligo c’era) avrebbe potuto accendere un campanello di allarme su maggiori approfondimenti.
La politica viaggiava cieca su un binario del non ascolto, con due filoni della medicina che potevano dialogare e che hanno viaggiato sempre su linee parallele. Una recente indagine nei confronti di Ursula Von Der, Presidente della Commissione Europea, e Bourla, CEO di Pfizer, hanno acceso i riflettori su un acquisto massiccio di dosi di vaccino non reso trasparente all’opinione pubblica.Nel 2021, il quotidiano New York Times ha riportato che von der Leyen e Bourla avevano avuto uno scambio di messaggi di testo (SMS) durante le negoziazioni per un massiccio contratto di fornitura di vaccini Pfizer-BioNTech all’UE.
Questo contratto, firmato nell’aprile 2021, prevedeva la consegna di 1,8 miliardi di dosi di vaccino.La questione è diventata controversa quando si è scoperto che questi messaggi non erano stati resi pubblici, nonostante le richieste di trasparenza da parte di giornalisti e attivisti. La Commissione Europea ha affermato di non poter recuperare i messaggi, suscitando dubbi sulla gestione dei documenti ufficiali.
Sulla base di questo contesto sarebbe oggi doveroso uscire dallo schema dei buoni contro i cattivi, evitando il tifo da stadio nei confronti di un segnale che questo governo ha dato in coerenza di una battaglia sempre sostenuta: la messa in discussione del sistema Speranza e l’avvio di un’apposita commissione d’inchiesta sul Covid.