Un’innovativa tecnica per la cura dei carcinomi neuroendocrini è stata eseguita nei giorni scorsi all’ospedale “SS. Annunziata” di Taranto. Si tratta della radioterapia metabolica (PRRT Peptide Radio Receptorial Therapy).
In altre parole è una tipologia di intervento che viene eseguito tramite la somministrazione un radiofarmaco. Attualmente il radiofarmaco in questione è disponibile nel territorio pugliese dallo scorso maggio e l’autorizzazione ad essere somministrato è stata rilasciata, momentaneamente, solo ai centri di Taranto e di Barletta. Prima di entrare in Puglia, questa metodica veniva fatta solo nei centri pilota di Reggio Emilia e Meldola (FC).
In particolare, la paziente che si è sottoposta all’intervento al “SS. Annunziata” è una donna, 42enne della provincia di Taranto, affetta appunto da un tumore al fegato con metastasi.
L’intervento, primo in Puglia di questo tipo, è stato eseguito con successo dall’equipe medica di Medicina Nucleare diretta da Filippo Lauriero.
Ma per capire meglio di cosa si tratta, lo abbiamo chiesto direttamente al primario della struttura che ha eseguito la procedura.
Dott. Lauriero, in generale, su quali pazienti c’è l’indicazione ad eseguire questa procedura?
“Questa metodica, chiamata Radioterapia metabolica (PRRT Peptide Radio Receptorial Therapy), può essere effettuata su pazienti con carcinomi neuroendocrini gastro-entero-pancreatici (NET-GEP) ben differenziati (G1 e G2) progressivi, non asportabili o metastatici, positivi ai recettori della somatostatina. Il trattamento è indicato a pazienti adulti che presentano metastasi e già sottoposti a terapia con altri farmaci che però non sono riusciti a bloccare la progressione della malattia; il radiofarmaco utilizzato (Lutezio 177LU) si lega ai recettori della somatostatina ed è in grado di determinare la lisi o morte delle cellule tumorali, viene somministrato in 4 cicli a distanza di 8 settimane in ricovero protetto (in stanze schermate) della durata di un paio di giorni. Ogni ciclo è preceduto da esami diagnostici per valutare le condizioni del paziente e seguito da una scintigrafia per verificare il legame del radiofarmaco nelle sedi della malattia. Pur non avendo controindicazioni, è importante che i pazienti sottoposti a questo trattamento si idratino abbondantemente nei giorni successivi al trattamento per eliminare la radioattività del farmaco. E dallo scorso maggio il reparto di Medicina Nucleare del SS. Annunziata di Taranto è stato indicato dalla Regione Puglia come una delle sedi regionali in cui è possibile la somministrazione di questa nuova metodica per la cura di alcuni particolari tipi di carcinomi neuroendocrini che interessano pancreas, stomaco e intestino”.
Può spiegarci qualcosa di più su queste patologie?
“I carcinomi neuroendocrini sono dei tumori ubiquitari, la cui incidenza è 0,4-0,9% del totale e che, nel 60% dei casi, si sviluppano in sede gastro-enterico-pancreatico”.
In Puglia che dati abbiamo su questa patologia?
“Per quelle che si sviluppano in sede gastro-enterico-pancreatico è stimato che in Puglia le persone interessate sono circa 50/60 casi all’anno e ora potranno appunto avere una metodica innovativa per affrontare la malattia”.
Cosimo Lucaselli