riceviamo e pubblichiamo:
Stiamo correndo un rischio grande. Il rischio grande si chiama assuefazione. Corriamo il rischio di abituarci alla cultura del brutto e di pensare che non ci sia piu’ alcuna speranza.
Ho letto ieri per esempio che alcuni progetti presentati dall’amministrazione comunale di Taranto non siano stati ammessi alla just transition fund e quando lo leggevo non mi sono sorpreso. Lo davo quasi per scontato. Cosi’ come non mi sorprende piu’ che la squadra di calcio , dopo la risibile vicenda di Campbell, rischi di essere esclusa dal campionato e la squadra di basket si ritiri, mentre si dichiara Taranto città europea dello sport. Cosi ugualmente non mi meravigliano i continui cambi di opinione di Melucci sulla modalità di partecipazione del comune all’organizzazione dei giochi del Mediterraneo (lascio, rientro, lascio, rientro), oppure (solo per rimanere nelle vicende degli ultimi giorni) sulla questione degli asili nido (che passano da essere pubblici a divenire privati e poi di nuovo pubblici, nel giro di meno di un mese).
Corriamo il rischio di abituarci ai mille errori di questa amministrazione, alle assolute incoerenza, al galleggiamento in un mercato fatto di domande di potenziali soccoritori di una maggioranza da tempo allo sbando e offerte che devono cercare risposte possibile in un guazzabuglio complicato che pare comunque capace di soddisfare le aspettative dei questuanti che bussano, con il cappello in mano, alle porte del potere.
Corriamo il rischio di assuefarci ai continui cambi di assessori e di dirigenti, e al girovagare del sindaco alla permanente e confusionaria ricerca di protezioni che tardano ad arrivare e, quando arrivano, lo fanno a spot e per tempi brevi con rapporti che si consumano velocemente ( Emiliano, Calenda, di nuovo Emiliano, Renzi, un rinnovato tentativo con Emiliano, Salvini).
Corriamo il rischio di credere che veramente la politica sia solo quella di quei consiglieri che si fanno spostare da un gruppo all’altro, e sono disposti a sacrificare la loro dignità a sostegno del bisogno di tenere unita la maggioranza, o se preferite, la volontà di un improbabile sindaco.
Se ci abituiamo a questo andazzo abbiamo perso e con noi ha perso il futuro.
Non possiamo abituarci a questa continua sciatteria, all’assoluta assenza di responsabilità, all’aver politicamente confuso il luogo del bene comune con la propria casa personale. Non possiamo, non solo per noi e per le attuali generazioni, ma per quelle del futuro di questa città (posto che in questa città ci sia spazio per il futuro). Due miliardi di euro che stanno arrivando, non arriveranno mai piu’, e con essi non avremo mai piu’ queste reali possibilità di incidere sul benessere della città. Gli errori di oggi li pagheranno insieme a noi, anche i cittadini di domani. Consentirlo è da irresponsabili: far gestire la città all’attuale amministrazione è da irresponsabili.
Abbiamo il dovere di indignarci, di dire che non è possibile continuare così, che quest’amministrazione è inadeguata e deve andare a casa.
Caro Gianni personalmente, quindi non è coinvolta la redazione, condivido punto per punto quello che scrivi salvo un dettaglio: tu parli di “rischio”; io ritengo che quella fase sia ormai superata e da tempo. C’è già assuefazione e rassegnazione; in alcuni casi ho il dubbio che per qualcuno possa anche convenire. Assistiamo in particolare da anni ormai ad una sorta di resa incondizionata di larghe fasce sociali che hanno deciso di ritirarsi a vita privata delegando le “truppe cammellate” che vanno ancora al voto. Inoltre ritengo che la sola indignazione non sia sufficiente. Occorre immaginare soluzioni che, a volte, passano anche attraverso soluzioni alla Montanelli. Argomento questo che ti fa venire l’orticaria. Ma personalmente non vedo altro all’orizzonte. Occorre allargare il cerchio e crescere anche in quantità perché obtorto collo la democrazia è fatta anche di numeri. Purtroppo spesso alla quantità non corrisponde la qualità e viceversa. Francesco Ruggieri