riceviamo e pubblichiamo:
La città vecchia di Taranto è un patrimonio di bellezza e di storia che va salvaguardata e valorizzata. Per dirla con l’architetto Blandino Taranto vecchia è “un’opera collettiva dell’ingegno umano”, frutto di lavoro e di impegno di generazione, storie e finanche popoli differenti che si sono alternati nel tempo ad abitare “quel pezzo di terra in mezzo al mare”.
Nel 1968 con l’approvazione del piano l’amministrazione comunale salvò di fatto la città vecchia di Taranto dalla volontà di demolizione che una parte della politica e dell’ imprenditoria dell’epoca avevano intenzione di realizzare avendo già raso al suolo alcuni palazzi di grande prestigio nobiliare e architettonico.
Il Piano Blandino ebbe il grande merito di porre un argine alle volontà speculative di tanti e servi’ a tramandare alle generazioni successive il grande patrimonio del nostro borgo antico. Quel piano fu premiato dal Consiglio d’Europa, e valorizzato anche grazie a contributi di intellettuali dell’epoca, si pensi per esempio al poeta Ungaretti, al professore Argan e ad altri.
A distanza di circa 55 anni, e alla vigilia dell’approvazione del nuovo piano urbanistico generale, parrebbe legittimo ora temere che nuove volontà speculative possano affacciarsi sulla città vecchia.
Ci spaventa infatti la facilità con cui sia stato recentemente raso al suolo l’immobile che era sito in via Garibaldi, 186.
Dopo circa 4700 giorni dal giorno in cui fu presentata l’ istanza di permesso di costruire relativamente all’immobile in questione, lo stesso è stato abbattuto.
Tanta fu la felicità dei tarantini nell’osservare, negli anni 80, le parti di città vecchia recuperate grazie al lavoro scaturito dalle previsioni del piano Blandino, e tanto è invece il silenzio e l’indifferenza che pare accompagnare almeno fino a questo momento l’abbattimento di questo immobile che ha rappresentato, insieme ad altre, le case abitate dalla povera gente ed è stato tassello importante dell’intera comunità urbana della città vecchia.
Non è sufficiente a motivare l’abbattimento il fatto che l’immobile avesse subito un crollo nel 2009. E’ del tutto evidente infatti che gli immobili possono essere consolidati e restaurati come previsto dal piano urbanistico vigente. E cosi’ pareva dovesse accadere anche per l’immobile sito in via Garibaldi 186 quando la società proponente presento’ il progetto.
Successivamente invece la storia ha preso un andazzo differente che non condividiamo e ci spaventa.
Alla vigilia della realizzazione del nuovo piano urbanistico generale, ci pare infatti necessario valorizzare la salvaguardia della bellezza della storia.
La retorica dell’ “isola madre” appare ancor piu’ priva di senso se si coniuga con distruzione , abbattimenti e indifferenza.
Chiediamo per questo all’amministrazione comunale e alla città serietà, rigore e impegno nell’opera di restauro e risanamento conservativo di “un’opera collettiva dell’ingegno umano”
GIANNI LIVIANO