Era di poche parole, ma era chiarissimo quando doveva esprimere le sue idee, anche se a volte era troppo tagliente. Inoltre, detestava programmare, era un estemporaneo. Era così il tre volte campione del mondo di Formula 1, Niki Lauda.
Sul suo volto i segni di ustione di terzo grado procurati durante quell’incidente (a Nurburgring il 1 agosto 1976), che lo fece lottare fra la vita e la morte. Segni che lo hanno accompagnato per tutta la vita. Ma a lui non interessava, anzi esorcizzava quell’incidente, dicendo, “preferisco avere ancora il piede destro che un bel viso”. Una forza incredibile insomma. Una forza che 42 giorni dopo Nurburgring lo ha riportato di nuovo a correre in pista.

Ma proprio otto mesi fa era stato sottoposto a un trapianto di polmoni. Polmoni probabilmente danneggiati nel corso di quel tragico incidente del 1976, a causa dell’eccessiva inalazione dei fumi velenosi provenienti dalla combustione della benzina.
Stanotte il pilota austriaco è morto, all’età di 70 anni. Ma la sua carriera è stata formidabile e lo ricorderemo sempre così… così come nel 1975 e nel 1976 quando conquistò per due volte consecutive il titolo iridato con la Ferrari e nel 1984 quando lo conquistò per la terza volta con la McLaren.
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