Nuovo rinvio al 6 marzo dal Tribunale di Milano
Potrebbe andare via a novembre il gruppo ArcelorMittal pagando una penale di circa mezzo miliardo di euro. Questa, secondo indiscrezioni che trapelano da una trattativa comprensibilmente molto complessa, potrebbe essere la strategia Mittal-exit. L’idea è dunque quella di prendere tempo per individuare una soluzione per un nuovo (ennesimo a questo punto) cambio di gestione. In definitiva si continua a trattare il tutto, come spesso accade, sul piano della sola emergenza. Molto difficile ipotizzare che nel breve si possa produrre un piano di concreta stabilizzazione della occupazione e, soprattutto, di piena compatibilizzazione della produzione dell’acciaio con la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. L’Ilva (vedremo a questo punto quale altra denominazione apparirà nel futuro sul blocco direzionale sulla via Appia)comunque non chiude per ora. Sicuramente soddisfatti i sindacati, le imprese dell’appalto che riescono ancora a sopravvivere, i lavoratori (unici oggettivamente giustificati in tal senso). Sicuramente meno il resto dei tarantini, soprattutto quei genitori che hanno perso i figli e quelli che stanno combattendo per non perderli. I legali di Mittal smentiscono le notizie di una rinuncia del gruppo e parlano di un possibile accordo. In sintesi tutto nasce dalla volontà dichiarata dei franco indiani di mollare tutto; il governo pare stia facendo di tutto per evitarlo. A quali costi? E a carico di chi?