Mandato di arresto della Corte penale internazionale per Netanyahu, primo ministro israeliano, Gallant, ex Ministro della difesa israeliano, Deif, capo militare di Hamas, forse morto
“Forse qualcosa sta cambiando, forse l’atteggiamento della Corte penale internazionale questa volta è diverso” – ha sottolineato il Post oggi. Denotando un cambio di rotta, quello della giustizia internazionale, che dopo aver mirato al presidente russo Putin, passa ora a contrassegnare Netanyahu, Gallant e Deif. Tre figure legate da un filo comune denominatore: il compimento di crimini di guerra. Dopo l’attacco del 7 ottobre 2023, nel quale sono stati uccisi circa 1200 civili a Tel Aviv, la controrisposta israeliana ha peccato di proporzionalità, da quando l’attacco sulla striscia di Gaza, posto ad hoc come offesa all’organizzazione paramilitare e terroristica di Hamas, ha causato la morte di oltre 43.000 civili, di cui 16.000 bambini. Le risposte istituzionali non si sono fatte attendere.
Mettere piede negli stati che firmeranno questo mandato di arresto sarà proibitivo per Netanyahu, Gallant e Deif, i quali verrebbero immediatamente arrestati. La situazione, ad oggi, sembra evidenziare un ristretto numero di stati firmatari: questo vuol dire che i tre imputati potranno, per sfuggire alla cattura, evitare di mettere piede negli stati firmatari, come ad esempio il Belgio, paese della corte dell’Aja. La giustizia internazionale avrebbe cambiato rotta anche per un altro motivo: si tratta della prima volta in cui è rivolto un mandato di arresto ad un leader occidentale. L’ultima, che era attinente a presunti crimini di guerra in Afghanistan ad opera degli Stati Uniti, aveva ricevuto il veto totale da Trump, il quale bloccò i conti statunitensi della procuratrice della Corte.
Si evidenzia, come già è stato sottolineato da analisti esperti in diritto internazionale e questioni internazionali, un marginale ruolo di questa branca del diritto, con una Corte che de facto non può operare in tutti i casi, né avere ampio spazio di manovra in situazioni in cui sono presenti crimini di guerra.
Gli stati, di norma sottoposti al diritto internazionale e alla cooperazione reciproca, dovranno firmare questo mandato di arresto come riconoscimento della Corte penale internazionale. Il governo italiano, nel pieno rispetto della CPI ha dichiarato di voler approfondire i fatti. Matteo Salvini, ministro dei trasporti, si è dichiarato contrario alla decisione della Corte, accogliendo il premier Netanyahu in Italia e sfidando la sorte della giustizia internazionale. Discorso analogo per il premier ungherese Orban, che nel ribadire il pieno sostegno a Israele, ha deciso di sfidare il mandato di arresto e accogliere il primo ministro israeliano.