I due volti di un quartiere, di una comunità.
Riceviamo e pubblichiamo:
Il quartiere Paolo VI tra bene e male.
Da un lato la forza, il coraggio, dei medici dell’ospedale “Moscati” in prima linea, da settimane, contro il coronavirus.
La loro straordinaria umanità.
Dall’altro la viltà di pochi ignoti.
A Paolo VI, nella notte tra mercoledì e giovedì, dei vandali hanno ancora una volta fatto irruzione e devastato l’istituto scolastico “Falcone”.
Nel cuore della parte più complessa del quartiere, le cosiddette “case bianche”, la scuola, con grande dignità, si è più volte rialzata da altri colpi.
Durante il raid di ieri notte sono stati presi d’assalto gli ambienti scolastici, imbrattate le pareti, distrutti banchi, sedie, armadietti.
Di nuovo.
La “Falcone”, insieme alla “Pirandello” di via Pastore, troppo spesso sono state preda di vandali.
Eppure ogni volta la comunità scolastica e quella del quartiere hanno reagito rialzandosi.

Per sottolineare l’importanza di questo presidio istituzionale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 2017 aveva fatto visita al quartiere Paolo VI ed alle sue scuole ( proprio qualche mese prima della sua visita la Pirandello aveva subìto un’altra incursione notturna) per l’inizio dell’anno scolastico.
Lo Stato c’è – aveva inteso ribadire il Presidente Matttarella.
Come il Sindaco di Taranto, che ieri mattina ha voluto raggiungere la scuola di via XXV Aprile.
«Per la gente per bene di Paolo VI non arretriamo di un passo» ha voluto ribadire il Sindaco.
Dietro questi “attacchi” ai luoghi che accolgono i figli del quartiere e li aiutano a crescere, strappandoli a volte alle file della criminalità, la rabbia senza senso di pochi, miseri ragazzi o uomini che non hanno il coraggio e la forza di lottare per essere migliori.
E qualcuno vocifera che questa volta dietro questo atto folle, senza senso, vi sia la volontà di vendicarsi per quel falò di pochi scriteriati spento sul nascere dalla Polizia Locale. La notte del 19 marzo, infatti, trasgredendo alle misure per il contenimento del contagio da coronavirus, un gruppo di giovani, proprio in via XXV aprile, aveva provato ad accendere il classico falò della notte di San Giuseppe, tradizione per le “case bianche”, mettendo in pericolo la propria salute e quella innanzitutto dei propri cari.
Occorre molto più coraggio a rispettare la propria vita e quella degli altri che a cercare di distruggere tutto.

Lo sanno bene i medici ed infermieri dell’ospedale “Moscati” che, a meno di quattro chilometri, invece, lottano rischiando la propria vita per salvare le vittime del coronavirus.
Che da qualche giorno sono lì a curare anche i loro stessi colleghi che hanno contratto il virus, come una giovane coppia di medici del “Santissima Annunziata”.
E da sempre lottano per aiutare e spesso solo confortare i malati oncologici, le loro famiglie ed i malati con malattie infettive.
Il quartiere non ha due anime, ma solo una, quella coraggiosa, vera.
È un quartiere vasto, e complesso, con tante problematiche. Ma ha già scelto da tempo.
Ha scelto il coraggio.
L’ospedale Moscati, si spera, otterrà il riconoscimento che merita e, magari, verrà potenziato, riaprendo il presidio di pronto soccorso che era un fiore all’occhiello per tutta la provincia jonica.
La scuola riaprirà, i bambini continueranno a giocare ed imparare. A crescere.
E i vili saranno sempre più soli.
Deborah Matarrelli

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